Sabato in Famiglia

Sabato in famiglia

“Basta con queste storie di diete!” gridò irritata Simona, agitando la forchetta con una fetta di torta. “Lo so già che sono grassa!”

“Simo, ma chi ti ha detto una cosa simile?” cercò di calmarla la sorella Laura. “È solo che Daniela voleva condividere una ricetta…”

“Non ho chiesto niente!” la interruppe Simona. “Ne ho abbastanza! Ogni fine settimana è la stessa cosa: o sono fuori forma, o ho un taglio di capelli fuori moda, o mio marito è inutile!”

Daniela Rossi sospirò profondamente e posò la tazza di tè. I sabati in famiglia a casa sua si trasformavano sempre in una prova. Tutte e tre le figlie erano arrivate con le rispettive famiglie, i nipoti correvano per l’appartamento, e gli adulti, invece di parlare normalmente, finivano per litigare.

“Ragazze, basta adesso,” disse stanca. “I vicini sentiranno.”

“E che sentano!” ribatté Simona. “Forse capiranno che famiglia meravigliosa ho!”

Teresa, la maggiore delle sorelle, strinse le labbra e spostò il piatto con un gesto di fastidio.

“Stiamo solo cercando di aiutarti,” disse con tono glaciale. “Ma se non vuoi…”

“Non voglio i vostri consigli! Vivo come mi pare e va bene così!”

Daniela osservò le figlie e pensò, ancora una volta, quanto fossero diverse. Teresa, a quarantotto anni, era severa, impeccabile, sempre perfetta anche a casa della madre. Lavorava come contabile in un’azienda importante, sposata con un ingegnere, il figlio all’università. Una famiglia modello, almeno in apparenza.

Laura, la mezzana, trentanove anni, dolce, accomodante. Cercava sempre di mettere pace, di accontentare tutti. Lavorava come maestra d’asilo, il marito era un elettricista, due figli alle elementari. Vivevano con poco, ma sereni.

E Simona, la più piccola, trentacinque anni, ma si comportava come un’adolescente. Sempre scontenta, sempre in lite con qualcuno. Si era sposata tardi, a trentadue, aveva avuto una figlia, e ora si lamentava continuamente della vita.

“Mamma, dove sono le foto del nonno?” chiese Matteo, il figlio di Teresa, affacciandosi in salotto. “Voglio farle vedere a Luca.”

“Nell’album grande, sulla mensola,” rispose Daniela. “Ma fai attenzione, non strappare niente.”

Matteo annuì e corse dai cugini. Daniela lo seguì con lo sguardo e sorrise. Almeno i nipoti la rendevano felice, non come le figlie.

“Ragazze, smettiamola di litigare,” propose Laura. “Parliamo di qualcosa di bello.”

“Di cosa?” ribatté Simona. “Di come Teresa ha una vita perfetta? Appartamento di tre stanze, macchina nuova, figlio all’università…”

“Che c’entra il mio appartamento?” sbottò Teresa. “Lavoro giorno e notte per quello che ho!”

“Certo, lavori,” disse sarcastica Simona. “Io non ho tempo, ho una bambina piccola.”

“Martina ha cinque anni, non è più piccola!” esclamò Teresa.

“Per te cinque anni sono tanti? Matteo a dieci anni si gestiva da solo!”

Daniela sentì il mal di testa arrivare. Ogni sabato era la stessa storia. Le figlie venivano da lei per stare insieme, ma finiva sempre in nervosismi.

“Ragazze,” sussurrò, “vostro padre non avrebbe voluto vedervi così.”

Al ricordo del padre, le tre sorelle tacquero. Giancarlo era morto tre anni prima, e da allora gli incontri familiari erano diventati tesi, come se lui fosse stato il collante che le teneva unite.

“Mamma, non farlo,” mormorò Laura.

“È necessario,” insisté Daniela. “Lui desiderava che foste unite, che vi sostenessi a vicenda. E invece?”

Simona abbassò lo sguardo e cominciò a sminuzzare il dolce nel piatto. Teresa si sistemò i capelli e guardò fuori dalla finestra.

“Mamma, non litighiamo apposta,” disse Laura. “È che… siamo diverse.”

“Diverse!” sbuffò Simona. “Lei ha proprio un bel carattere—deve sempre fare la maestra!”

“Non faccio la maestra!” protestò Teresa. “Dico solo come potresti migliorare!”

“Appunto! Ma chi te l’ha chiesto?”

Daniela si alzò e andò in cucina. Il caos regnava sovrano: piatti sporchi nel lavandino, avanzi sul tavolo, briciole dappertutto. Aprì l’acqua e iniziò a lavare i piatti, cercando di calmarsi.

Dietro di lei sentì dei passi.

“Mamma, ti aiuto io,” disse Laura.

“Non serve, faccio io.”

“Dai, insieme finiamo prima.”

Laura prese un canovaccio e cominciò ad asciugare. Poi arrivò anche Teresa.

“Mamma, scusa se…” iniziò, ma Daniela la interruppe con un gesto.

“Basta, ci sono abituata.”

“Non ci sei abituata, sopporti,” disse Teresa. “E noi lo vediamo.”

Anche Simona entrò in cucina senza parlare, limitandosi a pulire le briciole dal tavolo.

Per un po’ lavorarono in silenzio. Daniela lavava i piatti pensando a quanto fosse cambiato tutto. Quando Giancarlo era vivo, i sabati erano una festa. Raccontava storie ai nipoti, giocava a scacchi con loro, e le figlie aiutavano in casa chiacchierando serenamente. Senza litigi, senza tensioni.

“Mamma, ricordi quando papà ci portava al parco di sabato?” chiese improvvisamente Laura.

“Come dimenticarlo,” sorrise Daniela. “Dondolavamo sull’altalena e mangiavamo il gelato.”

“E ci fotografava vicino alla fontana,” aggiunse Teresa. “Diceva sempre: ‘Ragazze, sorridete, è un ricordo!’”

Simona alzò lo sguardo.

“E quando mi metteva sulle spalle? Ero piccola e non arrivavo all’altalena.”

“Esatto,” annuì Daniela. “Urlavi dalla felicità.”

Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Quanto le mancava suo marito, soprattutto in momenti come quello.

“Nonna, perché siete tutte qui?” chiese Martina, la figlia di Simona, affacciandosi in cucina. “Posso avere un biscotto?”

“Certo, tesoro,” Daniela le porse la scatola dei biscotti. “Dove sono gli altri bambini?”

“Matteo mostra le foto del nonno. Dice che era fortissimo.”

Simona trasalì.

“Marti, ti ricordi il nonno?”

“Un pochino,” rispose la bimba pensierosa. “Mi chiamava orsetta e mi dava le caramelle.”

“Orsetta?” chiese stupita Simona. “Perché?”

“Non lo so. Diceva che ero pelosa come un orsetto.”

Daniela rise.

“Perché eri sempre spettinata. Lui diceva: ‘Il nostro orsetto si è svegliato!’”

Martina ridacchiò e corse via. In cucina scese il silenzio.

“Sapete, ragazze,” disse Daniela, “vostro padre diceva sempre che in famiglia non bisogna litigare per sciocchezze. La vita è già dura, perché rattristarsi a vicenda?”

“Mamma, lo sappiamo,” sussurrò Teresa. “Ma a volte è difficile trattenersi.”

“E perché?” insisté lei. “Siete persone adulte, intelligenti.”

Teresa scrollò le spalle. Simona continuava a tacere, e Laura torceva il canovaccio nervosamente.

“Forse perché ognuna pensa di avere i problemi più grandi,” disse allaDaniela abbracciò le sue figlie, sorridendo tra le lacrime, mentre fuori il sole del tramonto tingeva di rosa le pareti del salotto, e per la prima volta dopo tanto tempo si sentì davvero a casa.

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