La Suocera Sagace
Quando il figlio minore si sposò, i fratelli maggiori se n’erano già andati da tempo: la figlia aveva sposato un ragazzo di Milano e si era trasferita con lui, mentre il figlio era partito per lavorare al freddo del Nord. Silvia aveva sempre saputo che i più grandi non sarebbero rimasti a lungo nel paesino: la figlia amava la vita elegante, da bambina copriva le pareti con immagini di riviste patinate, mentre il figlio appendeva mappe geografiche, sognando terre lontane anziché stalle e orti. Ma il piccolo, Enrico, era sempre stato il suo bambino, e quando il marito morì, le disse:
Mamma, non ti lascerò mai, vivrò sempre con te.
Silvia, in piedi accanto alla fossa, ripeteva tra sé: come farò senza di te, Sandrino, come farò? La figlia piangeva, il maggiore era muto come un blocco di ghiaccio, mentre Enrico, che aveva appena compiuto dodici anni, le stette accanto per tutto il funerale, offrendole la sua esile spalla. Mantenne la promessa, tornando quasi ogni weekend anche durante gli studi. Cercò una moglie disposta a vivere con lui nel paesino. Costruì una casa, ma in unaltra via, perché non cera spazio vicino. Invitò la madre a trasferirsi, ma Silvia rifiutò: a che servono due padrone sotto lo stesso tetto?
La nuora si chiamava Bianca. Aveva occhi azzurri grandi e capelli lunghi fino alla vita. Enrico la portò dalla città, dove studiavano insieme, e confessò alla madre che le aveva già fatto la corte, ma Bianca non lo notava. Finché, a un certo punto, lo notò. Il matrimonio fu rumoroso e allegro, con tutti i parenti riuniti. A Silvia piaceva la ragazza: si capiva subito che aveva carattere, e a Enrico serviva proprio così. Se poi era incapace in casa, pazienza: Silvia lavrebbe istruita.
Il primo litigio avvenne una settimana dopo, quando Silvia andò ad aiutare a preparare la minestra, perché Enrico non poteva farne a meno, con lo stomaco delicato che aveva. Bianca la rimproverò, dicendo che aveva le mani sporche e toccava il pane. E con che altro avrebbe dovuto toccarlo? Silvia non replicò, se ne andò, e quella sera Enrico le chiese di non tornare quando lui non cera: Bianca si innervosiva.
Non offenderti, mamma, è solo che Bianca è in dolce attesa, si agita facilmente.
E Silvia non si offese. I nipoti erano una benedizione, qualcosa per tappare il vuoto nel cuore, perché da quando i figli se nerano andati, dentro di lei era rimasto solo freddo.
Per larrivo della neonata vennero genitori, amiche e la sorella. Silvia provò a dire che troppa gente poteva disturbare il bambino, ma Bianca la definì superstiziosa e fissò il marito. Enrico chiese alla madre di non inventarsi storie, meglio preparare il tè per tutti, visto che erano stanchi dal viaggio. Silvia lo fece. E sfamò tutti, e lavò i piatti. Intanto guardava la nipotina: così piccola, così bella, che voglia di tenerla in braccio!
Posso prenderla? chiese.
Bianca guardò le mani di Silvia e disse:
Prima lavatele.
Ma le ho appena lavate per i piatti!
Appunto! Che sporcizia!
I genitori di Bianca la fissarono, e Silvia si sentì in imbarazzo: forse davvero non capiva certe cose.
Alla fine la tenne in braccio. Che profumo dolce! Una bambina meravigliosa. In più, Bianca cambiò le regole: permise a Silvia di venire quando Enrico era al lavoro, perché lei non riusciva a fare tutto. Silvia ne fu felice. Certo, la nuora trovava sempre il modo di pungerla e quasi non le lasciava tenere la bambina, ma Silvia si abituò. Ci soffriva, ma cosa poteva fare? Suo figlio la amava, e quindi anche lei doveva adattarsi. Lunica cosa che la ferì davvero fu quando Bianca rifiutò la tutina rosa che Silvia aveva comprato.
Lavete presa al mercato? Mia figlia non indosserà mai queste cose! E poi fa caldo, aprile è già qui!
La bambina fu chiamata Sofia, come la cognata, e Enrico promise che la prossima figlia sarebbe stata Silvia. Lei dubitava che Bianca volesse altri figli, quindi non ci sperò troppo. Ma si sbagliava.
Al primo compleanno di Sofia, Bianca e Enrico si abbracciarono e annunciarono un altro bambino. La madre di Bianca si lamentò che era troppo presto, mentre Silvia disse che anche tra i suoi figli cera poca differenza e tutto era andato bene. La cognata strinse le labbra, come sempre quando Silvia parlava. Alla fine tutti si rallegrarono e fecero gli auguri. Bianca, arrossata, disse che sperava in un maschio.
E così fu. Nacque un bambino, chiamato Sandro, e Silvia pianse: non avrebbe mai immaginato che suo nipote portasse il nome del nonno.
Si affezionò moltissimo al nipotino. Il secondo parto fu difficile, e Bianca smise di resistere: lasciò che Silvia aiutasse in casa e si occupasse dei bambini, specialmente del piccolo, che passò quasi tutto il primo anno tra le sue braccia.
Bianca restava a letto, lamentandosi di mal di testa. Era ingrassata, non riusciva a dimagrire e incolpava la suocera dei dolci che preparava. Ma come farne a meno, se Enrico li adorava? Silvia però non la trovava grassa. Sì, più rotondetta, ma le stava bene. Smise comunque di fare dolci.
Il terzo fu Gianni. Pallido, fragile, da far venire le lacrime agli occhi. Silvia si aspettava che Bianca restasse a letto per mesi, ma si sbagliava: questa volta la nuora si dedicò al piccolo con una dedizione mai vista prima. Imparò a cucinare, a fare massaggi, a tenere la casa in ordine. Silvia si occupava degli altri due, e non serviva altro.
I bambini crescevano, Gianni rimaneva malaticcio, e Silvia aiutava anche con la scuola, specialmente dopo che una ragazzina del paese sparì. La cercarono a lungo: arrivò la polizia, volontari con cani. La trovarono un mese dopo, nel fiume. E non ci era finita da sola… Enrico si spaventò e chiese a Silvia di accompagnare i bambini a scuola. Poi li veniva a prendere Bianca o lui stesso, se finiva presto.
Gianni aveva una malattia rara. Silvia cercò di saperne di più dal figlio, ma lui si irritava, incapace di accettare che suo figlio sarebbe stato così. Bianca diceva che Silvia, con la sua terza media, non avrebbe capito. Non sembrava così grave: pallido, con una testa grande e capelli sottili, ma per il resto un bambino normale, intelligente.
Bianca adorava il figlio minore e non vedeva altro. Silvia seppe prima di lei che Enrico frequentava la cassiera del negozio, e cercò di proteggerla. Ma i pettegolezzi arrivarono.
Quel giorno i bambini tornarono da soli. Sandro glielo disse quando Silvia andò a prenderli la mattina dopo.
Nonna, perché ci accompagni? Possiamo andare da soli! Ieri ho cacciato io i cani via da Sofia, e non ci siamo persi.
Sofia aveva paura dei cani. Ma non era quello il punto: Silvia non capiva perché Bianca non li avesse aspettati. Camminava sempre con Gianni a quellora.
Bianca era gonfia, con gli occhi rossi e il naso che colava.
Come faccio a uscire di casa




