Salvata dall’orfanotrofio dalla mia matrigna: Ora voglio dirle grazie

La mia vita nell’orfanotrofio fu salvata dalla mia matrigna dopo la morte di mio padre. Ora voglio dirle grazie.

La mia infanzia nel paesino di Monteluce era un tempo piena di felicità: una mamma e un papà che mi amavano, una casa accogliente, risate di bambini. Ma una tragedia divise tutto in un “prima” e un “dopo”. Mia madre si ammalò e ci lasciò, lasciando me e mio padre nel vuoto. Lui non riuscì a sopportare il dolore — cominciò a bere, e presto la bottiglia divenne il suo unico conforto. La nostra vita si trasformò in un incubo, e io, un bambino, mi ritrovai sull’orlo del baratro.

Il frigo era vuoto, non c’era cibo. Andavo in giro con vestiti logori e sporchi, e i compagni di scuola mi indicavano e sussurravano alle mie spalle. La vergogna mi spinse a chiudermi in casa — smisi di andare a scuola per paura delle risate. I vicini notarono cosa stava succedendo e minacciarono mio padre con i servizi sociali. Gli assistenti arrivarono, e per un po’ mio padre si diede una regolata: cucinava, puliva, cercava di sembrare normale. Ma era solo una facciata. Beveva ancora di più, e presto nella nostra casa apparve una nuova donna.

Si chiamava Alessandra. Io, il piccolo Marco di dieci anni, la guardavo con diffidenza. Come poteva mio padre portare qualcuno in casa dopo mamma? Ma capivo: se si fossero sposati, i servizi sociali ci avrebbero lasciati in pace. Così Alessandra entrò nella nostra vita e, con mia sorpresa, si rivelò essere buona. Aveva un figlio, Luca, mio coetaneo, e diventammo subito amici. Mio padre affittava il suo appartamento, e noi in quattro vivevamo nel grande appartamento di Alessandra. Sembrava che la vita si stesse sistemando, e io cominciai a credere nel meglio.

Ma la felicità era fragile. Dopo due mesi, mio padre morì. Il suo cuore non resse all’alcol e al dolore. Rimasi solo, e il mio mondo crollò. Subito dopo il funerale, mi portarono in un orfanotrofio — mio padre e Alessandra non erano riusciti a sposarsi, e io non ero suo figlio. Seduto nella fredda stanza dell’orfanotrofio, guardavo fuori dalla finestra e sentivo la speranza morire. Mi sembrava di non servire a nessuno, che la mia vita fosse finita.

Ma Alessandra non mi abbandonò. Veniva ogni giorno all’orfanotrofio, mi portava dolci, parlava con me, mi abbracciava. Lottava per me, raccoglieva i documenti per l’adozione, correva da un ufficio all’altro. Non credevo fosse possibile — troppe volte ero stato tradito. Ma un giorno l’educatrice mi disse: “Marco, prepara le tue cose. È arrivata tua mamma”. Corsi al cancello, vidi Alessandra e Luca, e le lacrime scivolarono da sole. Mi gettai tra le loro braccia, stringendoli forte come se temessi che sparissero. Tra le lacrime, per la prima volta la chiamai “mamma” e non smisi di ringraziarla.

Tornare a casa fu un miracolo. Ritrovai calore, sicurezza, amore. Alessandra divenne per me non una matrigna, ma una vera madre — la parola “matrigna” non mi esce neanche dalla bocca. Mi diede una famiglia, una casa, una speranza quando ero sull’orlo della disperazione.

Gli anni passarono in fretta. Finii le scuole, mi iscrissi all’università, mi laureai e trovai lavoro. Con Luca siamo rimasti fratelli — non di sangue, ma di cuore. Abbiamo le nostre famiglie, ma non dimentichiamo Alessandra. Ogni fine settimana andiamo da lei a Monteluce, dove ci accoglie con le sue torte preferite, abbracci affettuosi e consigli saggi. Si rallegra dei nostri successi e ci conforta nei momenti difficili. La guardo e non smetto di ringraziare il destino per una mamma così.

Alessandra mi salvò quando nessuno mi voleva. Mi regalò una vita piena di amore e di senso. A volte mi chiedo: cosa sarebbe successo se non fosse venuta a prendermi? Sarei riuscito a resistere da solo? Il suo gesto è la prova che una vera famiglia non si basa sul sangue, ma sul cuore. Voglio dirle: “Mamma, grazie di tutto”. E che il mondo sappia quanto sia straordinaria.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

eleven − two =

Salvata dall’orfanotrofio dalla mia matrigna: Ora voglio dirle grazie