Salve! Sono la moglie di lui. Posso entrare?..

**24 maggio 2023**

Oggi mi è successa una cosa strana. Mia moglie, Giulia, è tornata a casa con gli occhi rossi, come se avesse pianto. Tutto è iniziato una settimana fa, quando l’università era in fermento per il torneo di pallavolo tra la facoltà di medicina e quella di ingegneria. La sua amica, Beatrice, l’aveva convinta ad andare.

“Non mi piace lo sport, non lo capisco nemmeno,” diceva Giulia.

Ma Beatrice insistette: “Non serve capire, basta tifare! Dai, facciamo un favore alle nostre squadre!”.

Alla fine, Giulia cedette. Il palazzetto era gremito, le panchine piene di studenti con bandierine rosse per i medici e blu per gli ingegneri. Quando la squadra di medicina vinse, urlarono insieme come se la vittoria fosse anche loro.

Uscirono all’imbrunire, i lampioni già accesi. “Andiamo a casa?” chiese Giulia.

Beatrice scosse la testa: “Aspettiamo Luca, voglio congratularmi con lui.”

Non ci volle molto. Luca uscì con un altro ragazzo, un certo Marco, avversario in campo ma amico di lunga data. Camminarono insieme per un po’, discutendo della partita, poi si divisero: Luca accompagnò Beatrice, mentre Marco offrì di riportare Giulia a casa. Fu così che iniziarono a uscire.

Un anno dopo, Giulia si laureò e si sposarono. Marco, che aveva terminato gli studi prima, aveva già un lavoro. Con un mutuo e un contributo di entrambe le famiglie, comprarono un bilocale a Milano, pensando già ai figli.

Tre anni dopo, nacque Matteo, e sei anni più tardi, Sofia.

Tra una gravidanza e l’altra, Giulia lavorava come dentista in uno studio privato, curando parenti e amici. Marco era ingegnere in una grande azienda. Giocava a pallavolo solo d’estate, in spiaggia, ma era ancora in forma, lo stesso uomo atletico che aveva conquistato Giulia anni prima.

La loro vita era serena: cene con amici, weekend in campagna, vacanze al mare. Una coppia invidiabile, almeno all’apparenza.

Beatrice li guardava con una punta di invidia. Lei e Luca non avevano funzionato: un matrimonio fallito, e ora cercava ancora l’amore. Diceva sempre che, se non avesse convinto Giulia ad andare a quella partita, loro due non si sarebbero mai incontrati.

Poi, una sera, mentre Giulia aiutava Matteo con i compiti e Sofia disegnava accanto a loro, squillò il telefono.

“Pronto?” rispose Giulia, riconoscendo la voce di Beatrice.

“Marco non è a casa, vero?” chiese l’amica con un tono strano.

“No, è ancora in ufficio.”

“L’ho visto in un ristorante con una ragazza. Sono uscita per chiamarti. Non è un caso, Giulia. Tra loro c’è qualcosa di serio.”

Giulia rimase in silenzio. Marco piaceva alle donne, ma non aveva mai dubitato di lui. Forse Beatrice si sbagliava? O forse lei stessa non aveva voluto vedere i segnali?

“Non sono ubriaca,” continuò Beatrice, come se leggesse i suoi pensieri. “E non lo faccio per invidia. Se vuoi, posso scoprire chi è.”

Giulia chiuse gli occhi. “Scoprilo,” disse prima di riagganciare.

Passò la notte insonne, tormentata da domande senza risposta. Al mattino, Marco, fresco e sorridente, le chiese se stesse bene. “Solo un po’ di mal di testa,” mentì.

Due giorni dopo, Beatrice tornò con un indirizzo. “Si chiama Arianna,” sussurrò.

Giulia sapeva cosa voleva fare. Il giorno dopo, invece di andare dalla madre, si fermò davanti a un palazzo in periferia. Il cuore le batteva forte mentre suonava il campanello.

La porta si aprì. Davanti a lei c’era una ragazza con lunghi capelli castani e occhi chiari.

“Ciao,” disse Giulia. “Sono la moglie di Marco. Posso entrare?”

Arianna la fissò, poi fece un passo indietro. Giulia avanzò, guardandosi intorno. L’appartamento era in affitto, modesto, come il loro primo bilocale.

“Facciamo un tè?” propose, dirigendosi verso la cucina.

Arianna accese il gas, le mani leggermente tremanti. Sedettero al tavolo, una di fronte all’altra.

“Mi chiamo Giulia. Tu sei Arianna. Ami mio marito. Lo capisco, è difficile non amarlo. Ma prima di te, ha incontrato me. Abbiamo due figli. Pensi davvero che possa dividere il suo amore? Che sceglierà te e abbandonerà loro?”

Arianna abbassò lo sguardo. Giulia alzò la voce solo un attimo: “Distruggere è facile. Ma costruire la felicità sulle macerie altrui è impossibile.”

Poi si alzò, spense il gas e uscì senza voltarsi.

Camminò a lungo per Milano, le lacrime che le rigavano il viso. Quando tornò a casa, Marco e i bambini erano a tavola.

“Tutto bene?” le chiese lui.

“Sì, solo stanchezza,” rispose, fingendo un sorriso.

Quella notte, mentre Marco leggeva una favola a Sofia, Giulia chiuse gli occhi e ascoltò. Forse aveva vinto. O forse no.

Ma Marco non se ne andò. Non il giorno dopo, né la settimana successiva. Continuarono a vivere come prima, senza mai parlarne.

E quando, quell’estate, andarono al mare, Marco giocò a pallavolo sulla spiaggia, e Giulia lo guardò, con quel nodo di paura che ancora le serrava il cuore.

Ma una cosa era certa: la scelta di restare, Marco l’aveva fatta da solo.

**Una lezione:** a volte le parole possono fare più rumore delle azioni, ma il silenzio può essere la risposta più forte.

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