Mi scusi, sono qui per l’annuncio della stanza!
Sulla soglia dell’appartamento dove viveva Giovanna Donati, si presentò una vera e propria “topina grigia”: indossava dei jeans logori, una maglietta scolorita, ai piedi aveva delle scarpe da ginnastica molto consumate e teneva in mano una borsa davvero poco elegante. I suoi capelli biondi e ondulati erano raccolti in una semplice coda di cavallo. Sul viso, neanche un filo di trucco. L’unica cosa che colpiva davvero di quella “pallida creatura” erano i suoi occhi: enormi, azzurri e limpidi…
Giovanna Donati, osservando con attenzione la ragazza, annuì con la testa e disse: “Entra pure!”
– D’accordo, mia cara, non sprecare l’elettricità, non sprecare l’acqua. Sii parsimoniosa, capito?! E tieni tutto pulito! E niente ospiti! Hai domande?
La ragazza sorrise e annuì con la testa: “Sì, va bene!”
– Obbediente, pensò Giovanna, è una rarità al giorno d’oggi… Si vede subito che viene dalla campagna.
Dal resto della conversazione emerse che la ragazza si chiamava Elisabetta e veniva davvero da un piccolo paese dove la sua famiglia aveva una propria fattoria. Lei era venuta in città per studiare veterinaria.
– Capisco! Curera i maiali! – concluse Giovanna Donati.
Elisabetta non mostrò nessun segno di offesa, anzi sorrise: – Curero maiali, mucche, cavalli e anche gattini e cagnolini – tutti! Anche gli animali si ammalano.
– Certo, certo! Qui non ci sono sufficienti medici per curare le persone, ma per i maiali, benissimo! – si indignò sinceramente la donna.
Nel complesso, l’inquilina faceva una buona impressione su Giovanna: modesta, non sfacciata, tranquilla, docile, ordinata, puliva l’appartamento, cucinava per sé stessa e offriva anche qualcosa alla padrona di casa.
Soprattutto, ad Elisabetta riuscivano benissimo le frittelle: appetitose, sottili come carta di sigaretta, soffiate e dorate. La mano di Giovanna si allungava da sola verso queste delizie! Erano un vero capolavoro culinario: si scioglievano in bocca ancora prima di arrivare allo stomaco.
Giovanna Donati ed Elisabetta si erano persino affezionate l’una all’altra, trascorrendo a volte serate a sorseggiare una tazza di tè insieme.
E tutto sarebbe andato bene e probabilmente Elisabetta avrebbe concluso tranquillamente il suo percorso di studi vivendo nell’appartamento di Giovanna Donati, se non fosse stato per il ritorno del figlio della donna, Michele, dopo sei mesi di lavoro al Nord. Un giovane robusto, si poteva dire addirittura bello (“proprio come suo padre”, pensava sospirando la madre).
Giovanna era solita chiamare il figlioletto adorato “Michel” alla francese, cosa che a lui non piaceva particolarmente, ma sopportava: “dopotutto, è mamma”.
Va detto che aveva cresciuto il figlio da sola, e probabilmente per questo motivo lo considerava una sua proprietà.
Forse per questo, il fatto che il suo Michel conversasse amabilmente con l’inquilina in cucina, mangiando con gusto le sue frittelle, scioccò Giovanna. E per di più! Quell'”impertinente” la guardava con occhi complici quella “ragazza di campagna”. Giovanna rimase quasi pietrificata dalla scoperta.
– Mio figlio non ha proprio gusto! Un pensiero orribile attraversò la mente della mamma proprietaria.
Da quel momento, Giovanna iniziò a detestare l’inquilina: e ora lavava il pavimento diversamente, parlava diversamente e persino le frittelle non sembravano più così buone. Ma ciò che più impensieriva Giovanna era lo sguardo innamorato con cui suo figlio, il suo sangue, guardava quella “sciocca pallida”, “campagnola del pollaio”…
– A me, sua madre, l’unico parente e persona vicina, non ha mai guardato così! – pensava indignata, soffocando le lacrime nel cuscino di notte.
– Ho allevato una serpe al mio petto! piangeva al telefono, confidando il suo sconforto alla sua amica solitaria di vecchia data, Irma Ricci.
– Pensavo che a Michel quella sciocca pallida non piacesse affatto! Per questo l’ho fatta entrare in casa! E invece lei ha truccato gli occhi, sciolto i capelli e con le frittelle l’ha incantato!
Irma sentì l’amica, mormorando e sospirando, esprimendo la sua opinione autorevole:
– Oh, stai attenta, Giovanna, che non succeda che lei faccia qualche incantesimo su tuo figlio! Col suo commento, Irma gettò benzina sul fuoco dell’odio e incomprensione, portando l’amica quasi al collasso cardiaco.
Non che Giovanna credesse a queste cose, come incantesimi e contro-incantesimi… chiamava tutto ciò “oscurantismo e barbarie”, ma solo il pen
siero che un’altra donna potesse avere l’attenzione di suo figlio, la faceva impazzire.
Passava le giornate a pensare cosa fare e come allontanare suo figlio da quella “campagnola”. Naturalmente, non aveva intenzione di comportarsi da cafona e cacciare la ragazza fuori di casa. Almeno non allora. Altrimenti, suo figlio l’avrebbe vista male e magari sarebbe andato via da lei.
– Noooo! Bisogna agire con astuzia, far in modo di mostrare la ragazza sotto una cattiva luce, affinché il figlio vi si allontani.
Giovanna Donati pensò per diversi giorni a come allontanare il figlio dall’inquilina.
Quest’ultima, nel frattempo, continuava a cucinare le sue frittelle, a preparare borchi e si comportava come se il sguardo penetrante di Giovanna non la notasse. Solo una volta chiese:
– Giovanna Donati, per caso è malata? Sembra triste e pallida… E non mangia nulla…
– Va tutto bene! – borbottò sotto voce Giovanna, ritirandosi nella sua stanza per riflettere ulteriormente su un piano per eliminare la “furfante”. In testa le passava di tutto… persino l’idea di avvelenare l’impertinente. Ma Giovanna si fece subito il segno della croce: – Perdonami, Signore! Che peccato mai mi è venuto in mente.
Mentre Giovanna Donati continuava a riflettere, Michele un giorno tornò a casa con un anello e dei fiori e fece una proposta a Elisabetta! Questo fece completamente perdere il controllo a Giovanna Donati, che “andò fuori di testa”.
– Non si è neanche vergognato di fronte alla madre, l’impertinente! – piangeva nuovamente in cuscino per tutta la notte – Non mi considera affatto! Ama solo questa ragazza!
Giovanna asciugò con rabbia le lacrime e si avvicinò alla finestra… Si girò, e improvvisamente i suoi occhi caddero su un tavolino accanto al letto. Lì c’erano i suoi orecchini con smeraldi. Orecchini antichi, di gran valore. Ereditati da sua madre e da lì dalla madre di sua madre… Si ricordò dello stupore e ammirazione con cui Elisabetta sempre guardava gli orecchini.
– Adesso te lo faccio vedere io! – ringhiò Giovanna, afferrando con decisione gli orecchini, avvolgendoli in un fazzoletto e mettendoli nella sua borsa.
A dire il vero, non era nemmeno pienamente consapevole delle sue azioni e non sapeva esattamente come procedere.
La mattina, Giovanna si svegliò di buonumore, quel giorno intendeva cacciare quella campagnola da casa. Per sempre.
Si presentò a colazione con un sorriso smielato… spalmando burro sul pane, si rivolse al figlio: – Michel, tu hai per caso visto i miei orecchini con gli smeraldi? Non riesco proprio a trovarli…
– Mamma, ma a cosa mi servirebbero? Sono una ragazza di bellezza, forse? – si stupì Michele.
Allora Giovanna Donati si rivolse con un sorrisetto a Elisabetta: – E tu non hai visto i miei orecchini?
Elisabetta arrossì tantissimo, solo il pensiero che potesse essere accusata di furto la faceva perdere, abbassare gli occhi e piangere.
– Non ho preso niente! – disse timidamente Elisabetta, soffocando le lacrime.
– Beh, cosa avevo detto?! È lei! Ha messo le mani sui miei orecchini e li ha inviati ai suoi familiari poveri in paese…
– Ma i miei parenti non sono affatto poveri – replicò la ragazza – e non abbiamo mai preso cose altrui! Perché lo dice?
– Tu perché lo hai fatto? Restituiscimi immediatamente i miei orecchini e vattene via da qui.
– Non ho nulla di tuo… Puoi anche chiamare la polizia!
– Ma a che servirebbe chiamarla, ormai sono da molto tempo dai tuoi parenti!
Giovanna aveva già perso completamente il controllo di sé, scivolando come in un baratro, incapace di fermare il flusso di parole disgustose rivolte alla ragazza.
– Mamma, ma cosa stai dicendo? Lisa non potrebbe mai fare una cosa del genere! Probabilmente hai dimenticato e li hai messi da qualche parte.
Loro tre cercarono a fondo l’appartamento, finché Michele non urtò accidentalmente la borsa della madre da cui cadde il fazzoletto con gli orecchini.
Michele rimase paralizzato con la scoperta in mano.
– Come hai potuto, mamma? – riuscì solo a dire, guardando la madre con occhi pieni di delusione.
– Ho solo sbagliato, figliolo, capisci, ho dimenticato! – cercava di cavarsela Giovanna Donati.
– Mamma, ho visto tutto! Sei stata odiosa! Noi con Lisa andiamo a vivere in un’altra casa – dichiarò Michele.
– Aspetta, soffrirai sicuramente con quella ragazza! – gridò Giovanna tra le lacrime.
Michele uscì dalla stanza senza una parola, prese Elisabetta per mano e la portò via dalla casa di Giovanna Donati.
Affittarono un appartamento, si sposarono e vissero felici insieme. Un giorno, Michele ricevette una telefonata da Irma Ricci.
– Michele, tua mamma è in ospedale! Ha avuto un infarto. Sta piangendo, vuole vederti…
Elisabetta, venuta a sapere che la suocera stava male, iniziò subito a prepararsi: le cucinò delle polpette al vapore, un brodo di pollo con tortine, comprò della frutta lungo la strada…
Michele non andò a trovare la madre, dicendo di essere impegnato.
Quando Elisabetta si mostrò sulla soglia del reparto, Giovanna Donati si mise a piangere. Sperava tanto che il figlio venisse, e invece arrivò questa ragazza odiata, quella che le aveva rovinato la vita, portandole via ciò che più caro aveva.
– Perché vi siete ammalati, mamma? Ecco, mangiate, questo è brodo, tortine… – disse Elisabetta. – Volete che vi imbocchi mentre è ancora caldo?
– E Michel perché non è venuto? – chiese lentamente e con delusione Giovanna.
– Michel è molto impegnato col lavoro…
Giovanna annuì comprensiva con la testa e si mise a piangere…
– Mi scusa, Lisetta, sono stata così ingiusta con te… Tornate a casa, mi sento molto sola senza di voi…
– Ma cosa dite, mamma, non avete fatto nulla di male, solo sbagliato, dimenticato e vi siete rattristata! Andrà tutto bene.
Quando Lisa partì, la vicina di letto disse a Giovanna Donati: – Hai una figlia proprio in gamba! Bella, gentile, attenta!
Giovanna sorrise – Sì, è proprio brava!
Quando Giovanna Donati si riprese, furono Michele ed Elisabetta a portarla a casa. Rimasero tutti insieme nell’appartamento di Giovanna fino a che Lisa non finì gli studi. Poi andarono tutti insieme alla fattoria dei genitori di Lisa. La casa era grande, c’era tanto spazio… e mani da lavoro in più erano sempre utili.
A Giovanna Donati la vita in fattoria piacque talmente tanto che ora non vuole più sentire parlare di città. Soprattutto perché i giovani avevano avuto un bimbo, Sandrino, e in lui tutti si struggevano di felicità. Mentre i genitori di Lisa si occupano della fattoria, Lisa cura gli animali e Michele gestisce il negozio agricolo, Giovanna Donati dedica tutto il suo tempo al piccolo Sandrino.
Ora spesso la si sente dire:
– Una coinquilina così, me l’ha mandata proprio il cielo!
Ecco come vanno le cose!