Erano arrivati con le valigie.
— Ma sei impazzita? Dove vuoi che metta le vostre valigie?! — urlava Bianca Maria nel telefono, agitando una mano. — Ho un monolocale, capisci? Un monolocale! E voi quanti siete? Quattro?!
— Mamma, non gridare così! — rispose la voce della figlia dal telefono. — Siamo solo in tre, Luca è rimasto a Bari, ha gli esami. Io, Marco e la piccola Sofia siamo solo per una settimana, finché non troviamo un affitto.
— Una settimana?! — Bianca Maria quasi lascia cadere il telefono. — Elena, tesoro, hai idea dello spazio che ho qui? Anche il mio gatto Fiorello non trova posto! E voi avete una bambina, dove dormirà? Sul mio divano?
— Mamma, stenderemo qualcosa per terra, non preoccuparti. L’importante è avere un tetto. Sofia è piccola, non occupa molto spazio.
Bianca Maria guardò la sua piccola casa con occhio critico. Il divano letto dove dormiva, la vecchia poltrona ereditata dalla suocera, la cucina minuscola con il frigo che funzionava a giorni alterni. Sul davanzale, i vasi di gerani — la sua unica gioia in quello spazio angusto.
— Elena, non potreste andare in un hotel? Sono in pensione, ho solo pochi spicci…
— Mamma, ma che dici! Con che soldi, se abbiamo appena avuto i biglietti del treno? Senti, siamo già sul regionale, domani mattina arriviamo. Fai un po’ di spazio, va bene?
Un tonfo. La figlia aveva riattaccato.
Bianca Maria si lasciò cadere sulla poltrona, fissando il telefono. Elena e la famiglia venivano da Bari a Milano, decisi a cambiare vita. Il genero Marco aveva promesso un buon lavoro in città, ma intanto sarebbero rimasti da lei. Nel suo minuscolo monolocale in periferia, dove già lei a stento ci stava.
Fiorello, il gatto rosso con il petto bianco, le si strofinò contro le gambe, facendo le fusa.
— Allora, Fiorello — sussurrò Bianca Maria accarezzandolo — ci tocca ospitare. Sarà come le sardine in scatola.
Si alzò, osservando la casa con aria critica. L’armadio occupava mezza stanza, stipato di oggetti accumulati in anni di vita. Foto, libri riletti cento volte, soprammobili regalati dalla figlia.
— Dovrò fare spazio — sospirò.
La vicina, Rosaria, uscì proprio in quel momento con la spazzatura.
— Bianca Maria, che fai così presto con le pulizie? — le chiese, notando il trambusto.
— Mia figlia arriva con la famiglia. A vivere qui per un po’.
— Che bello! In visita? — Rosaria amava chiacchierare.
— No, non è una visita. Si trasferiscono. Fino a trovare casa.
— Ah… ma tu qui hai così poco spazio… — Rosaria scosse la testa. — I giovani oggi, non capiscono. Credono che i genitori debbano risolvere tutto.
— Rosaria, ho da fare — la interruppe Bianca Maria. Non aveva voglia di prediche.
Quella sera, seduta in cucina col tè, ripensò alla situazione. Elena, la sua unica figlia, dopo il divorzio si era risposata con Marco e aveva avuto Sofia. La nipotina aveva quattro anni, e lei l’aveva vista solo un paio di volte quando era andata a Bari. I treni costavano, e con la pensione non poteva permettersi viaggi.
Marco aveva lavorato in fabbrica, ma c’erano stati licenziamenti. Elena stava a casa con la bambina, dando qualche lezione privata. Vivevano in affitto, e con i problemi economici avevano deciso che Milano offriva più opportunità.
Fiorello saltò in grembo, raggomitolandosi. Bianca Maria lo accarezzò, pensando al giorno dopo.
— Come faremo, Fiorello? — sussurrò. — E soprattutto, con cosa li sfamerò? La pensione mi basta appena per noi due, e ora saremo in cinque.
Il mattino dopo, la svegliò il campanello. Erano le sei e mezza. Indossò la vestaglia e andò ad aprire.
Sulla soglia c’era Elena con una valigia enorme, Marco con due borse, e tra loro una bimbetta bionda con i riccioli che si strofinava gli occhi assonnata.
— Mamma! — Elena la abbracciò forte. — Quanto mi sei mancata!
— Elena, piccola mia… — Bianca Maria la strinse, sentendola più magra. — Entrate, su, non restate sulla porta.
— Buongiorno, Bianca Maria — disse Marco, posando le borse e porgendole la mano. — Grazie per averci ospitati.
— Ma figurati, siamo famiglia.
Sofia si nascose dietro la gamba del padre, osservando con curiosità quella nonna che non conosceva.
— Sofia, su, non fare la timida! È la nonna Bianca! — Elena si chinò verso la figlia. — Ti ricordi le foto che ti ho mostrato?
— Ciao, stellina — sorrise Bianca Maria. — Ma che bella che sei! Proprio come tua mamma da piccola.
Sofia accennò un sorriso, ma restò aggrappata al padre.
— Avrete fame, dopo il viaggio — si affrettò a dire Bianca Maria. — Venite, faccio colazione.
Entrarono, e Bianca Maria vide lo sguardo tra Elena e Marco. Sì, lo spazio era poco. Molto poco.
— Mamma, dove mettiamo le cose? — chiese Elena, cauta.
— Ho fatto un po’ di posto ieri — rispose Bianca Maria, affaccendata. — L’armadio è mezzo vuoto, le valigie sotto il letto…
— Sotto il letto… — ripeté Marco, guardando il divano. — E noi dove dormiamo?
— Il divano si apre, diventa un letto matrimoniale. Voi due ci state. E Sofia… — Bianca Maria esitò. — Sofia può dormire sulla poltrona, tanto è piccola.
Fiorello, sentendo le voci, uscì dalla cucina e si fermò in mezzo alla stanza, osservando i nuovi arrivati.
— Oh, il gattino! — esclamò Sofia, tendendo le mani.
— Sofia, non toccarlo, potrebbe graffiarti — la fermò Elena.
— Ma no, è buono — intervenne Bianca Maria. — Fiorello, vieni a conoscere Sofia.
Il gatto annusò la manina della bambina, poi si lasciò accarezzare con aria regale.
— Mamma, usa la lettiera? — chiese Elena. — Sofia potrebbe essere allergica.
— Certo che sì, è educato — rispose Bianca Maria, sentendo un nodo alla gola. — Ti dà fastidio?
— No, solo per sapere…
A colazione, la conversazione non decollava. Bianca Maria aveva messo in tavola tutto quello che aveva nel frigo: affettati, pane, marmellata. Il caffè era forte.
— Mamma, hai il latte? — chiese Elena. — Sofia non mangia senza latte.
— No, è finito. Vado al negozio.
— Ci vado io — propose Marco. — Dov’è il più vicino?
— Dietro l’angolo, ma apre alle otto.
— Mamma, hai internet? — Elena tirò fuori il telefono.
— Internet?
— Sì, il Wi-Fi, per collegarmi.
— Ah, no, io non ho internet. A cosa mi serve?
Elena guardò Marco, sconsolata.
— E come faccio a mandare i curriculum? A cercare lavoro?
— Andremo in un internet point — disse lui. — O in biblioteca, è gratis.
— Nonna, posso vedere la TV? — chiese Sofia, indicando il vecchio televisore.
— Certo, amore — rispose Bianca Maria, accendendolo e girando laE alla fine, mentre le foglie autunnali danzavano fuori dalla finestra, Bianca Maria sorrise tra sé, sapendo che la sua casa, pur piena di rumori e di vita, era finalmente tornata ad essere la sua.