Scappando dal marito in un villaggio sperduto, sono caduta in una trappola per orsi e ho creduto fosse la fine, perdendo i sensi…

Fuggendo dal marito in un villaggio abbandonato, cadde in una trappola per orsi e pensò che fosse la fine, perdendo i sensi
Quando si risvegliò in una stanza sconosciuta, Giulia emise un debole gemito. La testa le girava come se lavessero colpita alla nuca, e la memoria le sfuggiva, incapace di ricordare come fosse finita lì. Il corpo le doleva, come dopo giorni immobile, e rifiutava di obbedirle. Tentando di alzarsi, scoprò con orrore di essere legatabraccia e gambe strette da corde ruvide. Il panico la travolse, e si contorse sul letto, facendo cigolare le assi di legno.
“Finalmente ti sei svegliata,” risuonò una voce gelida. “Niente paura. Resterai qui ancora un po. Capirai quanto hai sbagliato, e poi ti lascerò andare. Torneremo a casa insieme.”
In quel momento, Giulia ricordò tutto. Aveva concordato il divorzio con suo marito, Leonida. Lui aveva accettato, ma poiil colpo. Non aveva mai intenzione di lasciarla libera. “Sei mia,” le diceva. “E se non lo capisci, te lo insegnerò io.” Ma Giulia non poteva più sopportare i suoi tradimenti. Dopo il primo, aveva perdonato, gli aveva dato una seconda chance. Dopo il secondo, no. Lamore si era spento da tempo, lasciando solo paura e disgusto per una relazione tossica, dove uno soffriva di ossessione e laltro di solitudine.
“Lasciami andare,” sussurrò tremante. “Non cambierà niente. Non puoi costringermi ad amarti. Leonida, ti prego”
“Rassegnati. Ora sei nella fase del rifiuto, ma capirai che siamo fatti luno per laltra. Mi darai unaltra possibilità. E non hai scampo. Ricordi il villaggio abbandonato dove vivevano i miei nonni? Qui non viene nessuno. Nessuno ti aiuterà. E non farmi arrabbiaresai come finirebbe.”
Giulia rabbrividì. Negli occhi di Leonida vedeva la folliae questo la spaventava più di tutto.
Dieci giornio forse di più?li aveva passati in quella casa. Leonida la liberava solo per poche ore al giorno, controllando ogni suo movimento come un predatore. Giulia capiva: non era un uomo, ma un malato bisognoso di cure. Ma recitava. Fingeva sottomissione, speranza di riconciliazione, pur di tornare alla civiltà. Al lavoro, nessuno lavrebbe cercatala sua capa voleva disfarsene dopo che laveva scoperta con il marito. I genitori erano morti, le amiche abituate alle sue sparizioni”marito geloso,” sospiravano, senza approfondire.
Un giorno, mentre Leonida era distratto, lo colpì con una pesante statuetta. Lui cadde privo di sensi, ma respirava. Giulia non aveva tempo di controllare se si sarebbe ripreso. Sapeva che se si fosse svegliato, non avrebbe avuto scampo. Lui le aveva detto che sarebbero rimasti lì a lungo, e lei non poteva più vivere con un uomo la cui rabbia era come una bomba pronta a esplodere.
Indossando tutto ciò che trovò in casa, scappò nel freddo pungente. Laria gelida le bruciava i polmoni, ma continuò a correre. Macchine, stradetutto era lontano. Aveva paura che Leonida la seguisse dalle tracce, ma doveva fuggire. Il bosco, lululato dei lupi in lontananzala terrorizzavano, ma meglio diventare preda di una bestia che prigioniera di un folle.
Le forze la abbandonavano. Non sapeva quanto tempo fosse passato, né dove stesse andando. Poiun dolore acuto, un grido. La sua gamba era caduta in una trappola per orsi. Il sangue macchiò la neve. Giulia cadde, cercando di liberarsi, ma le ganasce non cedevano. Il dolore era insopportabile. La coscienza svaniva.
Poiuna voce:
“Non arrenderti, Biancaneve”
Si risvegliò di nuovo in un luogo sconosciuto. Laria era profumata di tè alle erbequalcuno glielo versava tra le labbra mentre perdeva i sensi.
“Dove sono?” sussurrò, sollevandosi.
“Finalmente sveglia?” una voce rispose dalla porta.
Davanti a lei cera un uomocalmo, con occhi gentili, un maglione di lana e pantaloni pesanti.
“Mi ha salvato?”
“Ti sei salvata da sola. Hai lottato. Io ho solo aiutato.”
Si presentòMichele. Le raccontò di averla trovata nella trappola, di averla portata da lui, curata con antibiotici. Era stata quasi una settimana in delirio. La trappola non aveva toccato losso, ma le ferite erano gravi. “Sei sopravvissuta. È ciò che conta,” disse.
Viveva nella casa del guardaboschisuo nonno. Era lì per riposarsi dalla città e continuare il lavoro del nonnorimuovere le trappole dei bracconieri.
“Quindi ho fatto bene a cacciare quelluomo che è venuto qui,” aggiunse. “Un giorno dopo averti portata. Era come una bestiacercava qualcuno. Non temere. Se torna, non lo farò entrare.”
Giulia tremò. Leonida era stato lì. Ma ora si sentiva al sicuro.
I giorni passarono. Raccontò tutto a Micheleil matrimonio, i tradimenti, la fuga. Lui ascoltò in silenzio. Si aspettava di temere tutti gli uomini, ma con lui era diverso. Si sentiva tranquilla. A suo agio. Lui non premeva, non accusava. Era semplicemente presente.
Dopo dieci giorni, poteva camminareanche se zoppicando. Michele era uscito nel bosco, e lei decise di preparare la cenaun modo per ripagare la sua gentilezza.
Quando tornò, la vide ai fornelli.
“Ti avevo detto di riposare,” disse, scrollando la neve dai vestiti.
“Scusa Volevo aiutare. Mi sentivo inutile. Un peso.”
Lui si ammorbidì.
“Va bene. Aiuta, se vuoi. Di cosa hai bisogno?”
Parlando, per la prima volta si aprì: due anni prima aveva perso la fidanzata in un incidente. Ogni anno veniva lìin quel posto tranquilloper stare solo con il dolore.
“Mi dispiace,” sussurrò Giulia. “Ma la vita continua. Sono sicura che avrebbe voluto che tu fossi felice. Dopo tutto ciò che mio marito ha fatto, avrei potuto temere tutti gli uomini. Ma tu non sei lui. Non si può vivere sempre nella paura. Bisogna andare avanti.”
Michele annuì, e insieme prepararono una cena semplicepatate in umido e una bottiglia di vino rosso. A tavola, Giulia gli chiese finalmente come facesse ad avere provviste in quel luogo sperduto. Raggiungerlo era difficile, e andarsene ancora di più.
“Le porta il mio aiutante ogni due settimane,” rispose Michele. “Questa volta è finito tutto, e le strade sono bloccate. Verrà domani. E tu partirai con luitornerai in città.”
Il cuore di Giulia si strinse. A casa. Dove laspettava non solo il passato, ma anche lo scontro con Leonidala denuncia, il divorzio. Il pensiero di rivederlo la terrorizzava. Ma con Michele si sentiva al sicuro, come se la sua presenza fosse uno scudo. Eppure sapeva: fuggire dalla realtà non era la soluzione. Doveva tornare e chiudere quel capitolo.
“Non temere,”

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