La bella Mariuccia Esposito stava per sposarsi. All’università, tutti scommettevano che l’affascinante compagna di corso sarebbe stata la prima a convolare a nozze. Peccato solo che il prescelto fosse il loro professore – un docente di lettere, già felicemente sposato da anni. Ma chi se ne importa? Tanto, c’erano solo trent’anni di differenza: tutto sommato, accettabile!
«Hai visto troppa televisione spazzatura!» sbraitava la nonna di Mariuccia. «Ma che ti è saltato in testa? È più vecchio di tuo padre!»
«E allora?» ribatteva la nipote, lusingata dall’attenzione del professore maturo. «Oggi va di moda!»
«Proprio per questo! Fatti anche un tatuaggio in faccia, visto che è di moda! Scrivici pure “sciocchina” in bella vista: ti starà a pennello!»
«E lo farò!» rise Mariuccia. «Domani stesso, giusto in tempo per il matrimonio!»
«Dicono che sia tutta rugiada divina… Ecco la generazione perduta!» pensava triste la nonna, osservando la ragazza che si pavoneggiava davanti allo specchio. «Davvero, niente è più sacro!»
«Sei persino andata a casa sua! Hai bevuto il tè con lui!» cercò di farle vergogna la nonna. «Hai conosciuto sua moglie! Non ti vergogni?»
«E perché mai? È colpa mia se si è innamorato di me? E poi, ci sono andata per aiutarmi con la tesi: è normale!»
«Giusto, aiutarti con la tesi! Finisci e poi te ne vai per la tua strada! Invece, sei saltata direttamente nel loro let…to! Matrimoniale, tra l’altro!»
«Sei noiosa, nonna Tina!» concluse Mariuccia. «E antiquata come la naftalina! Ora è il tempo delle novità!»
«Andare a letto con un uomo sposato è una novità? Ti deludo: si chiama in un altro modo!» alzò la voce la nonna. «E non dirmi che lo ami, perché non ci credo!»
Mariuccia sbuffò e se ne andò in camera: l’indomani, il professore innamorato l’aveva invitata come accompagnatrice a un anniversario di un collega. Era il loro primo evento pubblico insieme: prima o poi bisognava pur cominciare!
Vivevano già insieme in un appartamento affittato: il professore aveva lasciato la moglie e chiesto il divorzio. E quella sera, la ragazza era tornata a casa per prendere un vestito per la serata.
L’indomani, al ristorante, quando i colleghi e i docenti videro la bella Mariuccia accanto al calvo professor Enrico De Luca, rimasero un po’ di stucco. Specialmente le mogli, tutte amiche della sua ex, Lucia.
Le signore ben vestite si scambiarono occhiate eloquenti: «Che spettacolo! Eh, Enrico! Ma sarà sua figlia?»
Ma Mariuccia si comportava in modo inequivocabile: sorrisi ammiccanti e mano sulla coscia del professore – troppo audace per una figlia!
Lui, però, non notava nulla: era felice come una pasqua! Enrico aveva perso la testa per l’amore! Proprio come si dice: il diavolo ci mette lo zampino. Sai che è sbagliato, che non si fa, che è disonesto. Ma tutto avviene come se qualcuno ti avesse stregato!
Iniziarono i balli, e lui danzava solo con la sua amata. Era meraviglioso: la luce soffusa, la musica discreta di un tempo, e accanto a sé una giovane creatura spensierata, affascinante e tanto desiderata.
Poi Mariuccia fu invitata a un lento dal figlio del festeggiato. Mentre Enrico li osservava – ballavano fin troppo stretti! – un collega gli si avvicinò e gli chiese senza mezzi termini:
«E allora, cosa pensi di fare con lei? Cosa fa nella vita? Impara le tradizioni di famiglia?»
«Cosa intendi?» si stupì il professore, che si aspettava solo complimenti per la nuova fiamma.
«Intendo dire che è un po’… tonta! Ha gli occhi vuoti! E per questo hai lasciato Lucia?»
«Invidia, sicuro!» pensò Enrico. «Chi non invidierebbe, con una ragazza così al fianco? Le loro mogli sono tutte mele marce, o frutta sciroppata da anni. E lui, invece, ha una pesca fresca e dolce – tutta per sé!»
Era chiaro: gli amici non approvavano la nuova relazione. «Beh, al diavolo voi!» decise Enrico. «Meglio così! La mia vita privata è più interessante della vostra!»
La musica cambiò in qualcosa di allegro, e la coppia cominciò a saltellare e roteare. La gonna corta e vaporosa di Mariuccia si sollevò, e sembrava quasi che sotto non ci fosse nulla – accidenti a quegli slip ridotti!
Insomma, la festa degenerò. Le signore presenti si agitarono: «Ma come si permette?»
E a Enrico diventò chiaro che era ora di andarsene, prima che qualcuno perdesse le staffe. Prese Mariuccia, che si divincolava – «Voglio ballare!» – e la trascinò fuori: «A casa finisci!»
E per la prima volta, gli venne un dubbio: forse aveva agito troppo in fretta? Forse non doveva chiedere il divorzio così impulsivamente?
Lucia non si sarebbe mai comportata così, anche se da giovane era altrettanto avvenente. Ma lui, onesto, le aveva confessato tutto: «Mi sono innamorato, me ne vado, perdonami! Ti lascio tutto!»
E lei, intelligente e discreta, a cui gli «amici» avevano già svelato le avventure di Enrico, lo aveva lasciato andare senza fare storie.
Ma Mariuccia, ridacchiando un po’ alticcia, lo riportò alla realtà: ecco, quella era la sua felicità! E poi, non era affatto tonta! E gli occhi delle mucche, tra l’altro, sono bellissimi!
I giorni passarono. Enrico lavorava sodo. Mariuccia, nel frattempo laureata e ancora in cerca della sua strada, aspettava il suo ritorno a casa: «Tanto possiamo permettercelo, vero, gattone?»
Era un «lavoro» come un altro, no? Certo, meno nobile del custodire le tradizioni di famiglia!
Al soprannome «gattone», Enrico rabbrividiva, ma non protestava: e se se ne andasse?
Ora aveva una vita completamente diversa: la ragazza, annoiata dopo una giornata in casa, pretendeva che il fidanzato fosse attivo!
Lui, ormai oltre i cinquant’anni, sognava solo il divano e un po’ di riposo – la notte lo aspettava calda, e doveva essere all’altezza.
Invece, doveva fingere entusiasmo e portarla al ristorante – Mariuccia non si scomodava a cucinare. E poi passeggiate serali, perfino il pattinaggio sul ghiaccio: «Gattone, ti insegno io!»
La pancetta gli impediva di allacciarsi i pattini. Il fiato corto e il sudore sulla fronte lo tormentavano. E nella sua mente una domanda rimbalzava: «E se crepassi prima del tempo? E come sta Lucia?»
Sì, Enrico cominciava a pensare sempre più spesso alla moglie abbandonata: mancavano pochi giorni al divorzio.
Lucia e i figli non lo cercavano più: avevano preso le parti della madre. E all’inizio, a lui non importava.
Lui aveva la sua vita, loro la loro: ognuno per sé.
Due giorni prima del divorzio, rientrando a casa, non trovò la sua bella