**Diario Personale**
In un paesino sulle rive del Po, dove il vento porta con sé il profumo fresco del fiume, Giovanna e Marco erano insieme da sei lunghi anni. Ma Marco non aveva fretta di sposarsi. Viveva ancora con i genitori in una casa accogliente, mentre Giovanna abitava in un piccolo appartamento in centro. Per lui era comodo: incontri secondo i suoi ritmi, serate in sua compagnia, e poi tornare a casa, dove tutto era familiare e semplice.
Giovanna, invece, sognava un matrimonio e un angolo tutto loro, dove poter iniziare una vita nuova. Sapeva che comprare casa era responsabilità sua, e aveva messo da parte con fatica i soldi per l’anticipo del mutuo. Ma il cuore le doleva: perché Marco, nonostante tutti i suoi accenni, non parlava mai del futuro? Credeva che l’amasse davvero, ma quell’incertezza le stringeva l’anima ogni giorno di più. Decise di mettere fine ai dubbi.
“Non sono pronto per il matrimonio, ho bisogno di tempo per pensarci,” borbottò Marco, distogliendo lo sguardo, mentre si affrettava a tornare a casa.
Giovanna sentì la terra mancarle sotto i piedi. Le guance le bruciavano di vergogna, il cuore le si spezzava dal dolore. Come aveva fatto a non vedere l’evidenza? Lui non voleva legarsi a lei. Ma la speranza, quella compagna infida, l’aveva illusa fino all’ultimo.
Una settimana di silenzio angosciante. Marco sparì: nessuna chiamata, nessuna risposta ai suoi messaggi. Dopo un turbine di emozioni—rabbia, disperazione—Giovanna decise che era ora di smettere di piangere. Si concentrò sul suo sogno: una casa tutta sua. Aveva ormai abbastanza soldi per l’anticipo, e quel traguardo divenne la sua ancora di salvezza, lontana dal tradimento.
Tre mesi dopo, Giovanna era la proprietaria di un grazioso appartamento in periferia. Le ricerche, le carte, il mutuo le avevano cancellato Marco dal cuore. Finalmente si sentiva libera.
La prima sera nella nuova casa, andò a fare la spesa. In una stradina stretta, un minuscolo gattino si avvicinò. I suoi grandi occhi, pieni di fame e paura, la trafiggevano l’anima. Giovanna si fermò. Non aveva mai pensato di prendere un animale, ma quel micio tremante era come il riflesso del suo passato—sola e smarrita.
“Prendilo, ragazza, o i cani randagi lo faranno a pezzi,” disse una vecchietta passando. “Qui ce ne sono tanti, di quei bastardini.”
Quelle parole la colpirono dritto al cuore. Senza pensarci due volte, Giovanna raccolse il gattino. Ora era padrona della sua vita e poteva scegliere. E così, Biscotto entrò nella sua casa—un batuffolo di peluria che la guardava con fiducia cieca e aveva bisogno di lei.
Passarono sei mesi. La vita di Giovanna si sistemava, quando all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, riapparve Marco. Arrivò con fiori e promesse di ricominciare. Giovanna, ricordando il dolore, gli diede un’altra possibilità. Lui parlava sempre più di una vita insieme, e nel suo cuore si riaccese una fiammella di speranza.
Poi arrivò il giorno che aveva tanto atteso. Marco, in ginocchio, le chiese di sposarlo. Giovanna era al settimo cielo, le lacrime di gioia le annebbiavano la vista. Ma le sue parole successive frantumarono ogni sogno.
“Però Biscotto deve andarsene. Ho l’allergia da sempre, e poi i gatti non li sopporto.”
Giovanna si irrigidì. Il mondo le crollò addosso. Aveva sofferto così tanto, e proprio quando la felicità sembrava a portata di mano, lui le lanciava un ultimatum.
“Se non vuoi buttarlo fuori, possiamo darlo a qualcuno o… sopprimerlo,” continuò Marco, scambiando il suo silenzio per indecisione.
“Ma sei fuori di testa?” La voce di Giovanna tremava di rabbia. “È un essere vivente! È la mia famiglia!”
“Famiglia?” Marco ridacchiò, cercando di calmare il tono. “È solo un gatto, Giovanna. Scegli: lui o io.”
Le lacrime le scivolarono giù mentre Marco cercava di asciugarle. Ma lei guardava Biscotto, seduto in un angolo, con occhi che dicevano: “Farai la cosa giusta.” Con un gesto secco, Giovanna si allontanò.
“Scelgo Biscotto,” disse ferma, anche se la voce le tremava. “Lui non mi tradisce, non mi fa condizioni e mi ama per come sono. Sono stata un’idiota a crederti di nuovo. Vattene. Non abbiamo più niente da dirci.”
La porta si chiuse dietro Marco. Giovanna cadde a sedere per terra e Biscotto le saltò subito in grembo, facendo le fusa. In quel momento capì: aveva fatto l’unica scelta giusta. Le lacrime si asciugarono, il cuore si riempì di certezza—una vita nuova e felice l’aspettava. E Biscotto sarebbe stato lì, a ricordarle che l’amore vero non chiede sacrifici.