Anna decise di condividere la vita con qualcuno, ma la realtà infranse i suoi sogni
Anna era sempre stata una donna amata da tutti, ma il suo destino la portò a rimanere sola. Da giovane, si dedicò ai libri e alla conoscenza, preziosi tesori custoditi dai suoi genitori, soprattutto da sua madre. Crebbe in un piccolo paesino nei pressi di Arezzo, immersa nel silenzio e nelle pagine dei vecchi romanzi, lontana dai clamori e dalle passioni del mondo.
Un giorno, nella sua vita fece irruzione un uomo: affascinante, con un sorriso incantevole e agiato. La corteggiava con ardore e il matrimonio appariva inevitabile, come l’alba dopo la notte. Ma il destino le giocò un brutto tiro: l’improvvisa scomparsa del padre e la grave malattia della madre distrussero tutti i piani. Anna rimase a prendersi cura della malata, mentre il fidanzato, incapace di affrontare la prova, svanì come un fantasma, lasciando solo un amaro retrogusto di tradimento.
Anni dopo, dopo la scomparsa della madre, Anna sentì improvvisamente quanto le mancasse il calore di un’altra persona. Osservava le sue amiche trovare la libertà dopo i divorzi, aprire le ali, ma nel suo cuore ardeva la nostalgia di una vicinanza, di qualcuno che condividesse la sua solitudine. Così, il caso la portò da un vedovo, Sergio. Era un uomo che condivideva i suoi interessi — amava la letteratura dell’Ottocento, citava Manzoni e Pirandello, e le loro conversazioni davanti al camino divennero la scintilla di un amore che sbocciava. Nonostante gli avvertimenti dei suoi cari — «Perché ti impegni in questo alla tua età? Vive per te stessa!» — Anna e Sergio decisero di sposarsi, credendo che l’amore potesse vincere tutto.
Ma la realtà si rivelò fredda e implacabile. La vita in comune si trasformò non in un idillio, ma in una sfida quotidiana. Sergio, con la sua abitudine di lasciare le cose in giro e vivere nel caos, divenne per Anna un vero incubo. Il suo mondo, dove tutto aveva un posto preciso, dove ogni libro era allineato sulla mensola e ogni tazza conosceva il suo posto, crollava sotto l’assalto di quell’ordine scomposto. Ogni giorno si trasformava in una battaglia per la pazienza, nel tentativo di trovare un po’ di armonia in quel caos.
Provò a parlare con lui, ad aprirgli il cuore, a pregare di condividere la responsabilità della loro casa comune. Ma le sue parole si disperdevano nel vuoto — Sergio restava sordo alle sue suppliche, al suo dolore. Dopo l’ennesimo episodio in cui trovò i suoi amati libri gettati disordinatamente in un angolo e la cucina invasa da piatti sporchi, Anna non ce la fece più. Le lacrime la soffocavano quando disse: «Voglio andarmene. Voglio ritrovare la mia pace». Sognava quella vita tranquilla e solitaria, dove nessuno invadeva il suo mondo, dove lei era la padrona del suo destino.
Ma Sergio, accampando le sue faccende, chiese tempo per «sistemare le cose». Rimase nella sua casa, e questo peggiorò solo le sue sofferenze. Ogni suo passo, ogni rumore della sua presenza le lacerava il cuore come una lama. Nove mesi — tanto durò quell’agonia, quel matrimonio che divenne una prigione per lei. Alla fine, il divorzio fu finalizzato e Anna si riconquistò la libertà.
Tornata alla sua solitudine, sentì i polmoni riempirsi d’aria e l’anima colmarsi di una gioia dimenticata. Le pareti del suo piccolo appartamento tornarono a esserle rifugio, la sua fortezza. Seduta con una tazza di tè, guardava fuori dalla finestra la pioggia autunnale, e per la prima volta dopo tanto tempo sorrise — sinceramente, dal cuore. La libertà che aveva riconquistato era più preziosa di qualsiasi illusione di felicità a due. Anna capì: la sua vita le apparteneva e non avrebbe più permesso a nessuno di turbare quella pace fragile ma così preziosa.