**Se è destino**
“Micaela, ma che ci fai ancora lì?” disse Michele quando finalmente lei uscì di casa. Andavano nella stessa classe. “Faremo tardi a scuola!”
“La mamma mi ha versato il tè bollente, quasi mi scottavo,” rispose Micaela ridendo. “Ho aspettato che si raffreddasse. Non faremo tardi, è vicino.”
Vivevano da vicini, separati solo da una staccionata. I loro genitori andavano d’accordo e a volte scherzavano sul fatto che i due si sarebbero potuti sposare, visto che erano inseparabili fin da piccoli.
Michele era l’unico figlio di Tiziana e Marcello. Sua madre lo adorava: per lei era il più intelligente, bello e rispettoso, e in effetti era cresciuto così. Micaela era timida e modesta, ma sapeva cucire, lavorare a maglia e cucinare mentre sua madre era al lavoro. Aveva imparato tanto da lei.
“Micaela sarebbe la moglie perfetta per il nostro Michele,” diceva spesso Tiziana al marito.
“Già, se si sposassero potremmo abbattere la staccionata e vivere tutti insieme,” scherzava Marcello.
Tutti nel paese credevano che prima o poi si sarebbero sposati. Michele amava Micaela, ma non al punto da perderci la testa, eppure erano legatissimi. Anche lei lo guardava con speranza.
In terza liceo arrivò una nuova studentessa: Marianna. Michele se ne innamorò al primo sguardo. Una ragazza bellissima, coi capelli scuri, una fossetta sul mento e occhi pieni di malinconia.
Marianna e sua madre, Teresa, si erano trasferite in paese dalla città. Quella tristezza negli occhi veniva dalla morte del padre, annegato mentre salvava un bambino al fiume. Lo aveva spinto in salvo, ma il suo cuore aveva ceduto prima che potesse uscire dall’acqua.
Dopo il funerale, Marianna non riusciva più a guardare quel bambino. “Mamma, mi manca così tanto papà che a volte non riesco neanche a respirare,” diceva, evitando persino di nominarlo.
Teresa decise di lasciare la città. Affittò l’appartamento, comprò una casetta in campagna e partì con la figlia, lontano dai ricordi dolorosi.
Micaela divenne amica di Marianna e, quando scoprì la sua storia, ne ebbe compassione. Vide che Michele era innamorato di lei, ma non provò rancore.
Col tempo, Michele e Marianna iniziarono a frequentarsi, ma la cosa non piaceva a Tiziana.
“Figlio mio, non è giusto giocare con i sentimenti di Micaela. Siete cresciuti insieme, e ora questa forestiera ti ha stregato. Micaela sarà una brava moglie, ma chi è questa Marianna? Di sicuro non sa fare nulla, mentre Micaela sa già badare a una casa.”
“Mamma, non la conosci nemmeno! E poi, io non ho mai promesso niente a Micaela, sei tu che hai deciso per me.”
Marcello taceva, ma quando la moglie insisteva, interveniva: “Lascialo stare, Tiziana. È la sua vita, sposerà chi vuole.”
“La sua vita?! La rovinerà con questa sconosciuta! E tu fai finta di niente, come se fosse estraneo. È tutta colpa di tua madre!”
Marcello era stanco delle liti tra sua madre e Tiziana. Da quando sua moglie era entrata in famiglia, non c’era stata pace. Sua madre aveva persino insinuato che Michele non fosse suo figlio. Per questo evitava di imporsi, per non ritrovarsi ancora nel mezzo.
Dopo il diploma, Michele e Marianna decisero di sposarsi. Suo padre gli suggerì di aspettare, ma lui si infuriò.
“Basta, papà! Ci amiamo, ho già pensato a tutto. Sarò felice solo con lei.”
Sapeva che con sua madre era inutile discuterne, quindi fece come credeva. Si sposarono in municipio e tornarono a casa da marito e moglie, lasciando tutti di stucco.
Tiziana andò su tutte le furie: “Non permetterò a quell’intrusa di varcare la mia soglia!” e continuò con insulti e minacce.
Michele prese le sue cose e andò a vivere da Teresa. Sua suocera lo trattava bene, e lui la rispettava. Con i genitori smise di parlare, e nemmeno li invitò quando partì per il servizio militare.
“Verrò alla tua cerimonia,” promise Marianna, e lui sorrise felice. L’amava tantissimo.
Marianna mantenne la parola e andò da lui. “Michele, sono incinta. Avremo un bambino,” gli sussurrò quel giorno.
Lui fu al settimo cielo. Scrisse ai genitori, ma non risposero. Quando nacque il bambino, suo figlio, Marianna soffrì perché i suoceri lo ignoravano. Evitava persino di passare davanti alla loro casa.
Tornato dall’esercito, Michele andò prima dai genitori. Mancavano loro, pensava che anche loro lo avessero atteso.
“Oh, figlio mio!” lo accolse Tiziana. “Finalmente a casa! Su, siediti, tuo padre è al lavoro.”
Gli versò un bicchiere di vino, poi un altro. Michele, stanco e non abituato all’alcol, accettò. Quando lo vide ubriaco, Tiziana attaccò:
“Quel bambino non è tuo, ti ha mentito. Appena sei partito, un ragazzo è venuto da Teresa. In paese dicono che fosse suo cugino, ma io non ci credo. È rimasto giorni da loro.”
“Mamma, che diavolo stai dicendo?”
“Quel bambino non ti somiglia per niente. Somiglia a quel ragazzo che è venuto.”
Da sobrio, Michele non le avrebbe creduto, ma ubriaco e ferito, cadde nella trappola.
“Un ospite, eh? Senza di me?” Con rabbia, afferrò il fucile di suo padre e corse fuori.
Tiziana lo inseguì, pentita solo quando lo vide puntare l’arma contro Marianna e il bambino. Teresa si mise davanti a loro.
Tiziana spintonò suo figlio, il fucile partì, ma era scarico. “Michele, fermati!” urlò. “Non rovinarti per quella bugiarda!”
Teresa li cacciò e chiuse la porta. Michele picchiò con furia, poi sua madre lo portò via.
“Perché mi ha fatto questo?” singhiozzava.
Teresa consolò Marianna. “Non piangere, figlia mia. Ce ne andremo. Tiziana non ci lascerà vivere in pace.”
Partirono quel giorno stesso, senza dire a nessuno dove andavano.
Tiziana, invece, era soddisfatta. Aveva orchestrato tutto per allontanare il figlio dalla moglie. Organizzò una festa per il suo ritorno, ma vennero solo due vicini. Michele, ubriaco, dormiva su una panchina.
Nemmeno Micaela andò. “Zia Tiziana, davvero pensi che io voglia Michele a tutti i costi? Non parteciperò a queste bassezze.”
“Quali bassezze?”
“Perché hai diffamato Marianna? Sai benissimo che non è vero. Hai privato Michele di suo figlio e te stessa di un nipote. Credi che ti perdonerà mai?”
Tiziana impallidì. Non aveva pensato alle conseguenze.
Michele sprofondò nell’alcol. Una settimana dopo, il suo amico Paolo lo sSolo anni dopo, quando il piccolo chiamò “nonna” Tiziana per la prima volta, il suo cuore si spezzò di rimorso e finalmente capì che l’amore, non l’astio, avrebbe dovuto guidare ogni sua scelta.