— Se litighi, mio figlio ti butta fuori di casa, — dichiarò la suocera, dimenticando di chi fosse l’appartamento.

“Se ti permetti di rispondere, mio figlio ti butta fuori di casa!” dichiarò la suocera, dimenticando di chi fosse veramente l’appartamento.

“Giulia, prepara una torta di verza per domani a cena,” ordinò Maria Rosa, entrando in cucina e sedendosi con aria soddisfatta. “È da secoli che non mangio un dolce decente, tu cucini sempre quelle strane ricette nuove.”

Giulia si girò dai fornelli, dove stava friggendo delle polpette per la cena. La suocera era lì, con la solita espressione scontenta, sistemandosi il cardigan bordeaux che portava sempre.

“Sono allergica alla verza, Maria Rosa,” rispose tranquilla, girando una polpetta. “Non la preparerò.”

“Come sarebbe, non la prepari?” la voce della suocera si fece tagliente. “Ti ho fatto una richiesta e tu ti rifiuti? Ma chi ti credi di essere per rispondermi così? Ai miei tempi, le nuore rispettavano gli anziani!”

“Non centra il rispetto,” disse Giulia, spostando la padella su un altro fuoco. “Se cucino la verza, ho una reazione allergica. Prepàrala tu, se la vuoi tanto.”

“Prepararla io?” Maria Rosa balzò su dalla sedia. “Non sono la tua serva! Sei la padrona di casa, quindi cucini quello che ti dico io! E la tua allergia è solo una scusa. Sei troppo pigra per impastare!”

“Maria Rosa, che centra la pigrizia?” Giulia le si rivolse. “Cucino ogni giorno, pulisco, faccio la lavatrice. Ma una torta di verza no, perché fisicamente non posso!”

“Non puoi o non vuoi?” la suocera si avvicinò, strizzando gli occhi. “Credi che perché mio figlio ti ha sposata, puoi comandarmi? Vedremo chi comanda qui!”

Nellingresso risuonò il tintinnio delle chiavi: era tornato Luca. Il viso di Maria Rosa si trasformò allistante in unespressione sofferente.

“Luchino, figlio mio,” gli si avvicinò di corsa. “Menomale che sei qui. Tua moglie è diventata insolente! Le ho chiesto di preparare una torta e mi ha risposto male, rifiutandosi!”

Luca si tolse la giacca e lanciò alla moglie uno sguardo stanco; lei era ferma ai fornelli, il viso teso.

“Giulia, che succede?” chiese, appeso la giacca. “Perché rifiuti a mia madre?”

“Sono allergica alla verza, Luca,” rispose piano Giulia. “Lho già spiegato a Maria Rosa.”

“Allergica? Ma che allergia?” Luca fece un gesto di fastidio. “Mamma, non preoccuparti. Giulia preparerà la torta domani. Vero, cara?”

Giulia lo guardò in silenzio, poi la suocera, che sorrideva trionfante. Sentì il cuore stringersi per il dolore.

“No, non la preparerò,” disse decisa, togliendosi il grembiule e dirigendosi verso la porta. “Cenate pure da soli.”

Entrò in camera e chiuse la porta. Dietro il muro, si sentivano voci sommesse: Luca e sua madre stavano cenando tranquilli, parlando delle solite cose quotidiane. Come se niente fosse. Come se lei non se ne fosse andata sconvolta, ma fosse semplicemente svanita nel nulla.

La mattina dopo, Giulia si svegliò prima del solito. Maria Rosa dormiva ancora, e la casa era stranamente silenziosa. Luca era seduto in cucina con una tazza di caffè, scorrendo le notizie sul telefono.

“Luca, dobbiamo parlare,” disse Giulia sedendosi di fronte a lui, incrociando le mani. “Seriamente.”

Lui alzò lo sguardo dallo schermo, aggrottando le sopracciglia.

“Di cosa?”

“Di tua madre,” sospirò Giulia. “Sono stanca delle sue continue critiche. Maria Rosa critica tutto: come cucino, come pulisco, come mi vesto. Sono stanca di obbedirle nella mia nella nostra casa.”

“Giulia, ma che dici?” posò il telefono. “Mamma si comporta bene. Ha solo le sue abitudini.”

“Abitudini?” la voce di Giulia si fece più dura. “Così chiami il comandare degli adulti? Luca, forse è il caso di trovare a tua madre un appartamento in affitto? Che viva da sola? Siamo ancora giovani, abbiamo bisogno dei nostri spazi.”

Luca sbatté la tazzina sul piattino.

“Mi stai suggerendo di buttare mia madre in strada?” la sua voce era metallica. “Lei ha chiesto di vivere con noi, e tu vuoi cacciarla?”

“Non sto dicendo questo,” Giulia allungò una mano verso di lui, ma lui si scansò. “Solo un posto separato. Possiamo aiutarci con laffitto”

“Senti, questa cosa non mi piace,” Luca si alzò, preparandosi per il lavoro. “Mamma non dà fastidio a nessuno. Anzi, ci rende la vita più facile: cucina, aiuta in casa.”

“Ma quando mai cucina?” anche Giulia si alzò. “Luca, apri gli occhi! Io lavoro, torno a casa, preparo la cena, pulisco, faccio la lavatrice. E tua madre sa solo criticare!”

“Basta,” la interruppe lui, infilandosi la giacca. “Non voglio sentire altro. Mamma resta con noi. Punto.”

La porta sbatté con un suono metallico. Giulia rimase sola in cucina, fissando il caffè mezzo bevuto del marito. Lamarezza della discussione le si sparse dentro come quel liquido freddo. Prese lentamente la tazzina, la lavò e la mise ad asciugare.

Lingiustizia la irritava. La suocera aveva regalato il suo appartamento alla figlia, e poi preteso di vivere con loro. E Luca non ci trovava nulla di strano! Giulia era stanca di vivere sotto lo sguardo giudicante di sua madre.

Mezzora dopo, Maria Rosa fece il suo ingresso in cucina. I capelli perfettamente pettinati, la vestaglia abbottonata fino allultimo bottone. Il viso esprimeva massima disapprovazione.

“Beh, che scenata hai fatto,” attaccò subito, senza neanche salutare. “Che mancanza di rispetto! Credevi che mio figlio ti avrebbe dato ragione?”

Giulia si versò del tè in silenzio, cercando di non reagire alla provocazione.

“Vedi?” continuò Maria Rosa, sedendosi. “Mio figlio ha preso le mie parti! Vuol dire che sa chi comanda qui. E visto che è così, tu devi obbedirmi!”

Giulia posò la teiera con un po troppo forza.

“Oggi pulirai tutta la casa fino a farla splendere,” la suocera continuò tonante. “Lavare i vetri, passare lo straccio in ogni stanza, far brillare il bagno. Altrimenti fai la signorina, ma la casa è uno schifo!”

“La casa non è sporca,” obiettò piano Giulia.

“Non sporca?” la voce di Maria Rosa si alzò. “Ieri ho visto la polvere sulla credenza in salotto! E lo specchio nellingresso è tutto macchiato! Se replichi, lo dico a mio figlio e gli faccio sapere che non mi ascolti!”

Qualcosa dentro Giulia si spezzò. Come una corda troppo tesa che non reggeva più la tensione. Si girò di scatto verso la suocera.

“No!” la sua voce tremò di rabbia. “Non lo farò! Ho obbedito troppo a lungo! Mi sono annullata in tutto questo! Cucino quello che dici tu, pulisco quando lo decidi tu, sto zitta quando urli! Basta!”

Maria Rosa sobbalzò. Il viso le si arrossò per lindignazione. Urlò:

“Come ti permetti? Come os

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