Se non ti piace mia madre, allora vattene!” disse il marito, senza aspettarsi che la moglie lo avrebbe fatto davvero.

“Se non ti piace mia madre, vattene!” disse il marito, senza aspettarsi che la moglie avrebbe obbedito.

La sera stava per finire, e nell’appartamento dove vivevano Giulia, suo marito Marco e la suocera Rosa Di Stefano, di solito regnava la quiete. Ma oggi non era andata bene fin dal mattino. Il piccolo Matteo, di due anni, era capriccioso, Rosa non faceva che trovare motivi di lamentela, e Giulia si sentiva esausta. Aveva fatto del suo meglio: preparato i piatti preferiti della suocera, pulito la casa, cercato di accudire Matteo. Ma accontentare Rosa era impossibile.

“Giulia, hai piegato gli asciugamani nel modo sbagliato,” borbottò Rosa passando davanti al bagno. “Quante volte devo dirtelo? L’angolo verso di te, non via da te!”

Oppure:

“Hai vestito male il bambino! Fuori c’è fresco e tu lo metti in una felpa leggera! Si sarà preso un malanno!”

Giulia sospirava ogni volta. Non litigava, sopportava, sperando che con il tempo le cose si sarebbero sistemate, che Rosa si sarebbe abituata a lei, a Matteo, alla loro vita insieme. Marco, quando la situazione diventava insopportabile, di solito taceva. Se Giulia cercava di lamentarsi, lui rispondeva con indifferenza:

“Ma dai, non farci caso. Mamma è anziana, ha i nervi a pezzi.”

Giulia aveva preparato una sorpresa per il loro anniversario di matrimonio. Aveva ordinato una piccola torta, comprato a Marco una nuova cintura di pelle che desiderava da tempo. Voleva organizzare una serata tranquilla, solo per loro trecon Matteo, ovviamente.

Il giorno della festa, mentre la cena era quasi pronta e Matteo, per fortuna, si era addormentato, Rosa iniziò un’altra scenata. Questa volta perché Giulia, secondo lei, “aveva messo troppo sale nella zuppa”. Anche se la zuppa era perfettamente normale.

“È immangiabile!” gridò la suocera, sbattendo il cucchiaio sul tavolo. “Vuoi avvelenarci? Giulia, non sai cucinare per niente!”

Giulia rimase vicina ai fornelli, stringendo il mestolo. Lanniversario, la torta, la sorpresatutto stava andando in fumo. Si voltò verso Marco, che sedeva a tavola con gli occhi bassi. Aspettava che finalmente dicesse qualcosa, che la difendesse, che ponesse fine a quellassurdità. Ma lui tacque.

“Marco,” disse Giulia a bassa voce. “Non hai niente da dire?”

Lui si alzò, uscì lentamente dalla cucina nel corridoio. Giulia lo seguì.

“Mamma ha ragione,” disse Marco, senza guardarla. “Fai sempre qualcosa di sbagliato.”

Le lacrime le salirono agli occhi. Era lultima goccia. Lo fissò, mentre lui guardava da qualche parte verso il muro.

“Ma ti rendi conto di quello che dici?” la sua voce tremò. “Oggi è il nostro anniversario! Io ho cucinato, ho fatto del mio meglio! E tua madre”

Marco si girò di scatto. Nei suoi occhi non cera rabbia, solo stanchezza e una sorta di indifferenza.

“Se non ti piace mia madre, vattene.”

Quelle parole suonavano così banali, così normali, che Giulia quasi non ne comprese subito il peso. Le aveva dette come se le stesse dando un consiglio, non emettendo una condanna. Poi si voltò e andò in camera. La cena era rovinata. La festa era rovinata. Tutto era rovinato.

Giulia sedeva sul letto nella loro camera, stringendo Matteo addormentato. Le lacrime si erano asciugate, lasciando solchi salati sul viso. Era sotto shock. Lui aveva detto: “Vattene”. Lo diceva sul serio? Ma quella era casa loro. La loro famiglia. Era davvero pronto a rinunciare così facilmente a lei, a suo figlio? Non preparò le valigie. Semplicemente non credeva che fosse tutto reale. Sembrava un brutto sogno che sarebbe finito al mattino.

Passò un giorno. Poi un altro. Marco non si scusò. Era freddo, distante. Tornava dal lavoro, mangiava in silenzio, poi andava in camera sua o si metteva al computer. Con lei quasi non parlava. Con Matteo giocava per finta, senza lentusiasmo di prima.

Quando Giulia cercò di parlargli, la scansò.

“Mamma è molto offesa. Dice che lhai insultata.”

“Io lho insultata?” Giulia non credeva alle sue orecchie. “Lei mi ha urlato contro per la zuppa!”

“Non importa,” tagliò corto Marco. “Dipende tutto da te. Fai il primo passo. Chiedi scusa. Forse allora ti perdonerà.”

Nelle sue parole non cera riconciliazione. Solo un ultimatum. E Giulia cominciò a capire. Quella non era casa sua. Lì, lei era solo di passaggio. La tolleravano finché era utile, finché svolgeva tutti i suoi compiti. Appena smetteva di essere perfetta, potevano buttarla via come un oggetto inutile. La paura che aveva provato il primo giorno si trasformò in una consapevolezza sorda e opprimente. Quella non era una famiglia. Era un gioco di lealtà a senso unico. Lei doveva essere fedele a Marco, a sua madre, ai loro capricci. Loro non dovevano nulla a lei.

Guardò Matteo che dormiva. Lui non aveva posto lì. Lei non aveva posto lì. Quella casa, quellatmosferala stavano distruggendo. Lentamente, ma inesorabilmente. E Marco, suo marito, non faceva che guardare. E, a quanto pare, la spingeva lui stesso verso il baratro.

Marco era seduto al bar con lamico Luca. Parlava lentamente, pesando ogni parola.

“Senti, vecchio mio, con Giulia cè un problema.”

Luca bevve un sorso di caffè.

“Di nuovo? La suocera?”

Marco annuì.

“Sì. Mamma è anziana, ha i nervi fragili. Giulia è giovane, dovrebbe adattarsi. Ma non vuole. Sempre lamentele, pretese.”

Si sentiva stanco di quella eterna battaglia. Era stufo delle discussioni continue, delle critiche di sua madre, del malcontento di Giulia. Voleva solo pace.

“Non ne posso più di tutte queste liti,” continuò Marco, allargando le mani. “Sinceramente, forse sarebbe meglio separarsi. Sono stanco di vivere in continua tensione. Da una parte mia madre, dallaltra lei. E io in mezzo. Perché devo sopportare tutto questo?”

Luca taceva, ascoltando.

“Glielho detto chiaro e tondo: se non ti piace mia madre, vattene. Che altro potevo dire? Mamma è sacra. Mi ha cresciuto. È sola. E Giulia è sempre insoddisfatta.”

Nella sua voce non cera rimorso. Solo rabbia e il desiderio di liberarsi del problema. Non voleva prendersi la responsabilità. Voleva che fosse Giulia a decidere. Che se ne andasse da sola. Così la sua coscienza sarebbe rimasta pulita. Non lavrebbe “cacciata”. Lei avrebbe “scelto” di andarsene.

“Se ne deve decidere da sola,” ripeté, come per convincersi. “Ne ho abbastanza. Voglio vivere in pace. Torno a casa e trovo il silenzio. Senza lamentele.”

Non vedeva la sua colpa. Era convinto che fosse Giulia la sbagliata, che non sapesse rapportarsi con sua madre. Non voleva ammettere che il problema era la sua inazione, il suo rifiuto di difendere la moglie. Voleva solo che il problema sparisse. E lunico modo, per lui, era che Giulia se

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

three × 4 =

Se non ti piace mia madre, allora vattene!” disse il marito, senza aspettarsi che la moglie lo avrebbe fatto davvero.