Se solo avessi trovato un uomo vero e affidabile

Quando comprerete finalmente un appartamento? La voce di Emilia Rossi era tagliente, insistente.
Seduta sul divano nel monolocale in affitto dove Sofia e Luca vivevano da tre anni, fissava la figlia con uno sguardo da inquisizione, come se avesse commesso un crimine.

Per quanto ancora vi accontenterete di un buco così?

Sofia sospirò e si voltò verso la finestra. Quei discorsi non erano più semplicemente fastidiosi: erano diventati una tortura. Dal giorno in cui aveva sposato Luca, sua madre non aveva fatto altro che attaccarlo. Che non era quello giusto. Che non aveva una casa, né soldi, niente di niente. E in tutti questi anni, Emilia non aveva fatto altro che chiedere quando avrebbero comprato un appartamento, perché continuavano a sprecare soldi in affitti, se non si vergognassero di vivere così.

Lirritazione le ribolliva dentro, pronta a esplodere.

Stiamo cercando lofferta giusta, mamma disse Sofia, mantenendo un tono il più possibile neutro. La zona, il prezzo, lo stato dellimmobile. Ci serve un appartamento ristrutturato perché non abbiamo soldi da buttare in lavori. Capisci?

Emilia sbuffò e alzò gli occhi al cielo con tale enfasi che Sofia serrò i pugni senza rendersene conto.

E certo replicò la madre con sarcasmo. Se avessi trovato un uomo perbene, sguazzeresti nelloro invece di frugare tra le case scadenti. Guarderesti i nuovi complessi residenziali. Invece? Ti accontenti degli avanzi.

Sofia si alzò di scatto, trattenendo a stento un urlo.

Devo uscire, mamma disse asciutta, dirigendosi verso la porta.

Emilia continuò a parlare, ma Sofia non lascoltò più. Laccompagnò alluscita, chiuse la porta e vi si appoggiò con la schiena. Respirò. Solo ora si rese conto di quanto fosse tesa: le spalle le dolevano, le mascelle indolenzite per il continuo serrare i denti. Ogni volta che sua madre veniva a trovarla, era come prepararsi a una battaglia. Difendersi, giustificarsi, discutere. Tutto inutile.

Entrò in cucina, si versò un bicchiere dacqua. Sedette al tavolo, bevve un sorso, cercando di calmarsi. E allora il telefono squillò.

Sofi! La voce di Luca era elettrica. Lho trovata! Lappartamento perfetto! Vieni subito allindirizzo che ti dico. Dobbiamo prenderlo, capisci? Subito! È la nostra occasione!

Il cuore di Sofia accelerò. Afferrò una penna, annotò lindirizzo su un foglietto, si preparò in fretta. Infilò la giacca, uscì di corsa e chiamò un taxi. Per tutto il viaggio si agitò sul sedile, sbirciando continuamente dal finestrino, spingendo mentalmente lautista ad andare più veloce.

Luca laspettava davanti al portone. Il volto del marito era raggiante, gli occhi brillavano.

Vieni, guarda le prese la mano e la condusse dentro.

Lappartamento era al terzo piano. Un bilocale. Piccolo ma accogliente. Ristrutturato di recente, luminoso. Carta da paroi color crema, pavimento in laminato legno, finestre con doppi vetri. I mobili erano inclusi: divano, armadi, cucina componibile. Tutto pulito, curato.

Guarda Luca la accompagnò tra le stanze, mostrandole ogni angolo. Qui la camera da letto, qui il soggiorno. La cucina è luminosa. E soprattutto: negozi, fermate, una scuola vicina. Tutti i servizi. Il prezzo è onesto. I proprietari vendono in fretta, si trasferiscono in unaltra città. Siamo fortunati.

Sofia osservò in silenzio. Passò da una stanza allaltra, toccò le pareti, sbirciò negli armadi. Dentro di lei si diffuse un calore improvviso, che le riempì il petto. Era davvero la loro casa. Già immaginava come lavrebbero arredata, dove avrebbero messo le loro cose, le mattine passate a bere caffè in cucina.

Lo prendiamo? chiese Luca piano, guardandola con speranza.
Lo prendiamo sorrise lei, e lui la strinse tra le braccia.

Conclusero laccordo sul posto. Stabilirono i dettagli, fissarono la data per i documenti. Poi, euforici, tornarono a casa. Luca parlò per tutto il tragitto di come avrebbero sistemato lappartamento, cosa avrebbero comprato, cosa cambiato. Sofia taceva ma sorrideva. Dentro di lei ribolliva una gioia così forte che avrebbe voluto urlare, saltare, ballare.

Le settimane successive volarono in un turbine di documenti, corse agli uffici, scatoloni e imballaggi. Sofia faticava a tenere il passo. La vita li aveva inghiottiti in un vortice, e loro si lasciavano trasportare senza fermarsi. Luca si occupò di gran parte delle questioni pratiche, e Sofia gliene fu grata. Finalmente arrivò il giorno del trasloco. Spostarono le scatole, sistemarono i mobili, disposero le cose. E così, la prima sera nella loro casa.

Sofia si fermò in mezzo al soggiorno, guardandosi intorno. Luca le si avvicinò da dietro, le circondò le spalle con le braccia.

La nostra casa sussurrò allorecchio.
La nostra casa disse lei, e le lacrime le rigarono il viso.

Ma la gioia durò poco. Il giorno dopo, qualcuno bussò alla porta. Sofia aprì: era sua madre. Il volto di Emilia era una maschera di disappunto.

Ciao borbottò, entrando senza aspettare linvito.

Emilia ispezionò lentamente lappartamento. Controllò ogni angolo. Le sopracciglia aggrottate, le labbra serrate. Infine si fermò in mezzo alla stanza e chiese, con un tono carico di delusione:

E questo sarebbe tutto?

Sofia si sentì smarrita.

Cosa intendi?

Emilia arricciò il naso, come se si trovasse in una discarica invece che in un appartamento. Passò in rassegna le pareti, il soffitto, le finestre.

È piccol

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