Se trovassi un uomo vero e affidabile, la tua vita cambierebbe per sempre

Quando finalmente comprerete un appartamento? La voce di Concetta era tagliente, insistente.

Stava seduta sul divano nel monolocale in affitto dove Selvaggia e Marcello vivevano da tre anni, fissando la figlia con uno sguardo che sembrava accusarla di un crimine.

Quanto ancora dovrete penare in un buco come questo?

Selvaggia sospirò e si voltò verso la finestra. Quelli non erano più semplici discorsi sgradevoli, ma una tortura. Dal momento in cui aveva sposato Marcello, la madre non faceva che ripeterle le stesse cose: che aveva sbagliato uomo, che Marcello non aveva una casa, né soldi, niente di niente. E da tre anni le chiedeva quando avrebbero comprato un appartamento, perché continuassero a vivere in affitto, se non si vergognassero.

Lirritazione le ribolliva sotto le costole, pronta a esplodere.

Stiamo cercando loccasione giusta, mamma disse infine Selvaggia, mantenendo la voce più calma possibile. Nella zona giusta, al prezzo giusto, con i lavori già fatti. Ci serve un bilocale ristrutturato, perché non abbiamo soldi per rifarlo. Capisci?

Concetta sbuffò e alzò gli occhi al cielo con tale espressione che Selvaggia serrò i pugni senza volerlo.

Certo rispose la madre con sarcasmo. Se avessi trovato un uomo vero, ora sguazzeresti nelloro invece di cercare un appartamento a buon mercato. Potresti guardare nelle nuove costruzioni. Invece? Ti accontenti delle briciole.

Selvaggia si alzò di scatto, trattenendo a stento limpulso di urlare.

Devo uscire, mamma disse secca, dirigendosi verso la porta.

Concerta continuò a parlare, ma Selvaggia non lascoltò più. Laccompagnò fuori, chiuse la porta e vi si appoggiò con la schiena. Respirò. Solo allora si rese conto di quanto fosse tesa: le spalle le facevano male, le mascelle le dolevano per quanto aveva serrato i denti. Ultimamente, parlare con la madre le dava solo mal di testa. Ogni volta che Concetta veniva a trovarla, era come prepararsi a una battaglia. Difendersi, giustificarsi, litigare. Tutto inutile.

Andò in cucina, si versò un bicchiere dacqua dal brocca. Si sedette al tavolo, bevve qualche sorso cercando di calmarsi. E allora il telefono squillò.

Selva! la voce di Marcello era elettrizzata. Lho trovato! Lappartamento perfetto! Devi venire subito allindirizzo che ti dico. Dobbiamo prenderlo, capisci? Subito! È la nostra occasione!

Il cuore di Selvaggia iniziò a battere più forte. Afferrò una penna, scrisse lindirizzo su un foglietto, si preparò in fretta. Indossò la giacca, uscì in strada e prese un taxi. Per tutto il viaggio si agitò sul sedile, guardando fuori dal finestrino, incitando mentalmente lautista ad andare più veloce.

Marcello laspettava già davanti al palazzo. Il suo viso brillava, gli occhi le brillavano.

Vieni, vedrai le prese la mano e la guidò dentro.

Lappartamento era al terzo piano. Un bilocale. Piccolo, ma accogliente. Ristrutturato di recente, luminoso. Carta da paroi color sabbia, parquet chiaro, finestre nuove. I mobili erano inclusi: divano, armadi, cucina componibile. Tutto pulito, curato.

Guarda Marcello la portò in giro per le stanze, mostrandole ogni angolo. Qui la camera da letto, qui il soggiorno. La cucina è luminosa. E soprattutto: negozi, fermate, una scuola vicina. Tutti i servizi. Il prezzo è onesto. I proprietari vendono in fretta, si trasferiscono in unaltra città. Siamo fortunati.

Selvaggia esaminò lappartamento in silenzio. Passò da una stanza allaltra, toccò le pareti, guardò dentro gli armadi. Dentro di lei si diffuse un calore che le scaldò il petto. Era davvero il loro appartamento. Già immaginava come vi si sarebbero sistemati, dove avrebbero messo le loro cose, come avrebbero bevuto il caffè la mattina in cucina.

Lo prendiamo? chiese piano Marcello, guardandola con speranza.
Lo prendiamo Selvaggia sorrise, e lui la strinse tra le braccia.

Conclusero laccordo sul posto. Discussero i dettagli, fissarono la data per firmare i documenti. Poi, felici e emozionati, tornarono a casa. Marcello non smise un attimo di parlare durante il tragitto, raccontando come si sarebbero sistemati, cosa avrebbero comprato, cosa cambiato. Selvaggia taceva, ma sorrideva. Dentro di lei ribolliva una gioia così forte che le veniva voglia di gridare, saltare, ballare.

Le settimane seguenti volarono in un caos di scartoffie, corse agli uffici, imballaggi, traslochi. Selvaggia stentava a tenere il passo. La vita sembrava averli risucchiati in un turbine di eventi, e loro correvano avanti senza fermarsi. Marcello si occupava di quasi tutto, e lei gliene era grata. Finalmente arrivò il giorno del trasloco. Portarono tutte le scatole, spostarono i mobili, sistemarono le cose. E finalmente, la prima sera nella loro nuova casa.

Selvaggia si fermò in mezzo al soggiorno e si guardò intorno. Marcello le si avvicinò da dietro, le mise le braccia sulle spalle.

Il nostro appartamento le sussurrò allorecchio.
La nostra casa disse Selvaggia, e le lacrime le rigarono il viso.

Ma la gioia durò poco. Il giorno dopo, qualcuno suonò alla porta. Selvaggia aprì: era sua madre. Il viso di Concetta era una maschera di disapprovazione.

Ciao borbottò, entrando senza aspettare linvito.

La madre si guardò intorno lentamente. Controllò ogni angolo. Le sopracciglia aggrottate, le labbra serrate. Alla fine si fermò in mezzo alla stanza e chiese con disprezzo:

E questo sarebbe tutto?

Selvaggia rimase interdetta.

Cosa vuoi dire?

Concetta arricciò il naso, come se si trovasse in una discarica anziché in un appartamento. Passò lo sguardo sulle pareti, sul soffitto, sulle finestre.

È piccolo e misero dichiarò con fermezza. Pensavo che avreste preso almeno un trilocale. E invece? Una scatola di fiammiferi! Manco un monolocale decente. È questa la casa per una famiglia?

Il volto di Selvaggia si infiammò. Dentro di lei, tutto si strinse per la rabbia.
Marcello apparve nella stanza. Aveva sentito tutto. Cercò di calmare le acque.

Signora Concetta, è la nostra prima casa disse conciliante. Metteremo da parte i soldi e forse un giorno cambieremo. Per ora, ci basta. Siamo contenti.

Concetta sbuffò, prese la borsa e si avviò verso luscita. Sulla soglia si voltò e lanciò a Selvaggia:

Questo appartamento è limmagine di tuo marito. Inutile, grigio e miserabile. Come lui.

La porta si chiuse. Selvaggia rimase immobile. Le parole della madre le rimbombavano nella testa, graffiandola dallinterno. Sperò che Marcello non le avesse sentite. Si voltò: lui la guardava con un sor

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