Un pomeriggio piovoso, mentre riordinava vecchie cose nella casa dei genitori, Elisa si imbatté in una conversazione che le avrebbe cambiato la vita. Era seduta nella sua stanza quando la voce della madre, carica di preoccupazione, arrivò dalla cucina:
“Elisa, perché non torni da lui? Hai davvero lasciato tutto e te ne sei andata così?”
“Mamma, ho già detto che è solo temporaneo,” rispose Elisa stanca. “Gli inquilini presto lasceranno l’appartamento del nonno a Firenze, e io mi trasferirò lì. Non voglio essere di peso qui.”
“Ma come puoi pensare di esserlo?” la voce della madre tremava. “Vivevi con Andrea, tutto sembrava andare bene. Non beveva, non la faceva fuori dai cardini. Che cosa ti mancava? Dovete solo adattarvi l’uno all’altra, non è mica il primo anno insieme!”
Elisa sorrise amaramente, guardando dalla finestra la pioggia che cadeva. Sentiva una tempesta crescere dentro di sé. Come spiegare alla madre che il suo matrimonio era stato come vivere sotto l’occhio indiscreto di tutti?
“Mamma, tu non sai come ho vissuto tutti questi anni,” cominciò, con la voce che tradiva l’emozione repressa. “Chiudi le tende la sera? Quando sei in camera con papà, siete voi due o avete una folla di vicini dentro? Se volete qualcosa di intimo, lo sanno tutti in palazzo? No? Ecco, da me era così! Era come vivere in un acquario, dove ogni mio passo, ogni respiro era sotto gli occhi di tutti. Scommetto che tutto il quartiere sapeva persino il colore della mia biancheria o…” esitò, “…cosa facevamo di notte io e Andrea. E tu pensi che sia normale?”
La madre tacque, sconvolta. Elisa continuò, incapace di fermarsi:
“E sai chi raccontava tutto al quartiere? Mio marito! Quello da cui sono scappata e a cui non tornerò mai. Non sa tenere la bocca chiusa! Gli dicevo: ‘Andrea, questo resta tra noi’, e un’ora dopo già tutti lo sapevano. Lui socchiudeva gli occhi e diceva: ‘Ma l’ho detto in confidenza, che male c’è?’” Elisa serrò i pugni. “L’ultima volta è andato in escandescenze, urlando che era abituato così, che sua madre non lo faceva per cattiveria, ma perché si preoccupava. Ma dimmi, perché sua madre doveva sapere in quale giorno cercavamo un figlio?”
La madre si coprì la bocca con una mano.
“Sì, mamma, è successo davvero!” Elisa quasi urlò. “Mi chiama sua madre e mi chiede com’è andata, si preoccupa per i nipoti. È persino andata da qualche fattucchiera, mi ha fatto prendere erbe attraverso Andrea, da mettere nel tè! È stato l’ultimo colpo. Non posso vivere così! Cammino per strada e la gente mi sorride come se sapesse cosa abbiamo fatto ieri sera. Ormai ho la paranoia! Sua madre chiama e mi chiede gentilmente se mi metto a testa in giù dopo… insomma, hai capito. Ne ho abbastanza!”
Elisa tacque, ansimando. La madre la fissava inorridita, senza parole.
“E le sorprese?” riprese Elisa più piano. “Fare una sorpresa era impossibile. Lui spifferava tutto! Mi regalava qualcosa, e io già lo sapevo da un mese grazie alla vicina. Bravo sì, non beve, non fuma, lavoratore. Ma quella sua lingua… Non ce la faccio, mamma.”
Il padre, solitamente silenzioso, intervenne all’improvviso:
“Basta, mamma, smettila di tormentare la ragazza!” la sua voce era ferma. “Se dice che non può, allora non può. Chi la sosterrà se non noi? Vivi qui, figlia mia, finché vuoi.”
Si rivolse a Elisa, addolcendo il tono:
“Ho conosciuto gente come il tuo Andrea. In cantiere c’era uno così, lo chiamavano ‘Chiacchierone’. Non si poteva confidargli nulla, lo spifferava. Diceva che era tutta la sua famiglia così, che l’aveva preso dal padre. Forse mentiva, chi lo sa. Ma vivere con uno così è un inferno.”
Elisa annuì riconoscente al padre e tornò in camera. Amava quel piccolo appartamento accogliente, pieno di calore e cura. Ma vivere con Andrea, la cui incapacità di tacere distruggeva ogni riservatezza, era insopportabile.
Bussarono alla porta. La madre entrò, torcendosi il grembiule tra le mani.
“Elisa, davvero chiederai il divorzio?”
“Mamma, lasciami riflettere,” sospirò Elisa. “Ma molto probabilmente sì. Lui non cambierà.”
“E se per caso migliorasse?” chiese la madre con speranza.
“Non lo farà,” tagliò corto Elisa. “Credi che per me sia facile?”
La madre uscì, e Elisa si sdraiò sul letto, lasciando scorrere le lacrime. Non si sarebbe mai aspettata che il suo matrimonio con Andrea, così affascinante, affidabile e gentile all’apparenza, finisse così. Già prima del matrimonio c’erano stati segnali: una volta avevano passato la notte in campagna, e dopo tutte le vicine avevano cominciato a salutarla con sorrisi e paroline dolci. La suocera, poi, aveva detto che le ragazze di oggi erano “poco serie”, mentre lei era “brava e pulita”. Anni dopo, durante un litigio, aveva sbottato che sapeva della sua verginità prima delle nozze.
“L’hai detto a tua madre?!” aveva urlato Elisa allora.
“E allora? Era così felice!” rispose Andrea, senza capire la sua rabbia.
Quello era stato il punto di rottura. Elisa aveva capito che non ce l’avrebbe più fatta.
Passarono tre mesi. Elisa si trasferì in un altro quartiere di Firenze, lontano da casa, per ricominciare. Non si aspettava di incontrare Andrea lì.
“Ciao, Eli,” si trovò davanti al portone, a disagio.
“Ciao,” rispose fredda.
“Possiamo parlare?”
“Hai acceso il registratore?” lo canzonò. “Per poi ripetere tutto parola per parola?”
Andrea arrossì.
“Volevo solo scusarmi. Ho capito, Eli. Finitela. Sto male senza di te. Non sarò più così.”
“Anch’io sto male senza di te,” confessò, ma subito aggiunse: “Ma hai scelto la tua strada. Se non sai tenere la bocca chiusa, allora è finita.”
“Chiederai il divorzio?” chiese piano.
“Sì.”
“Hai qualcun altro?”
“Nessuno,” tagliò corto Elisa. “Ma spero che arrivi. E lui, a differenza tua, terrà per sé le nostre cose. Vattene, Andrea.”
Si voltò e se ne andò, sentendo il cuore stretto dal dolore. Tutta la sera aspettò chiamate dalla suocera, dagli amici, dai vicini, sicura che l’avrebbero rimproverata per aver lasciato un uomo “perfetto” come Andrea. Ma il telefono restò muto. Né il giorno dopo, né quello dopo ancora, nessuno chiamò.
Ma Andrea iniziò a presentarsi ogni giorno. Davanti al portone, al bar vicino.
“Che ci fai qui?” gli chiese una volta.
“Sono in ferie, Eli,” rispose, evitando il suo sguardo.
Le ferie finirono, ma lui continuò a esserci. La suocera chiamava, chiedeva come stava, ma di lui, nessuna parola. Una volta non resistette:
“Elisa, hai visto Andrea? Come sta?”
“Ecco, ci siamo,” pensò Elisa, ma rispose:
“Bene. Lavora. A volte ci vediamo. Non preoccuparti.”
“Oh, bene,” si rass”Finalmente, Elisa capì che il vero cambiamento non era in Andrea, ma nel suo coraggio di scegliere la felicità senza rimpianti.”