**Diario Personale**
Alessio era seduto nella stanza buia, in ascolto dei rumori della notte. Davanti alla finestra si fermò un’auto, la portiera sbatte delicatamente, il ticchettio dei tacchi si spense dietro la porta del palazzo. Finalmente, la chiave girò lenta e cauta nella serratura…
Cercava di non respirare, per cogliere ogni minima sfumatura di suono. Sentì il fruscio dei vestiti, passi furtivi appena percepibili. “Ha paura di svegliarmi, non ha messo le pantofole”, pensò con un’amara risata interiore.
La porta si aprì piano. Marina entrò in punta di piedi in camera. Dalla strada entrava luce a sufficienza per vedere che il letto era intatto, nessuno vi era sdraiato. Lei si bloccò un attimo, avvertendo il suo sguardo teso, poi si voltò.
“Mi hai spaventata. Perché non dormi?” chiese con un tono secco.
“Ti aspettavo.” Alessio si alzò, raggiunse l’interruttore e accese la luce.
Marina socchiuse gli occhi per il bagliore improvviso.
“Dove sei stata?” Alessio osservò il viso pallido della moglie, il trucco ormai svanito.
“Scusami, ho dimenticato di avvisarti…” Marina fissava il pavimento.
“Non dirmi che eri da un’amica. Dimmi la verità, sarà più facile per entrambi. Mi tradisci da tempo?”
Ella sobbalzò, come se volesse scappare. Poi scosse appena la testa.
“Da due mesi,” sussurrò, alzando gli occhi su di lui per un istante. “Volevo dirtelo, ma… Scusami. Me ne vado ora.” Uscì velocemente dalla stanza.
Alessio udì il rumore di qualcosa spostato nell’ingresso.
Tornò con una valigia, la posò sul letto, aprì l’armadio e iniziò a svuotarlo. Le grucce tintinnavano, cadendo con vestiti e maglie accanto alla valigia.
“Magari potresti farlo domani, quando non sarò qui?” Alessio prese un cuscino e uscì dalla camera.
Si coricò sul divano vestito, coperto da una coperta. Non voleva dormire. Voleva distruggere tutto, colpirla, cancellare il trucco e i baci di un altro. Respirò profondamente, cercando di calmarsi.
***
Con gli amici avevano deciso di festeggiare la fine della sessione in spiaggia. Si svestirono e corsero in acqua. Poi Riccardo e Paolo andarono a prendere birra, mentre Alessio rimase a guardare le cose.
Era seduto sui suoi jeans e osservava i bambini che sguazzavano vicino alla riva. Una ragazza uscì dall’acqua e si avvicinò a lui. Prese un asciugamano da un telo vicino e si asciugò i capelli bagnati. Alessio non riusciva a distogliere lo sguardo dalla pelle abbronzata su cui brillavano gocce d’acqua. Il corpo snello era così vicino. Gli venne voglia di toccare quella pelle fresca e umida.
Lei sentì il suo sguardo e si voltò di scatto. Alessio non fece in tempo a distogliere gli occhi. Forse sembrava un bambino colto in fallo, perché lei sorrise. Quando Riccardo e Paolo tornarono, già chiacchieravano allegramente.
Vedendo i ragazzi, Marina si preparò a tornare a casa. Indossò il vestito a tracolla. Per un attimo la sua testa scomparve sotto la stoffa. Riccardo incrociò lo sguardo di Alessio e sorrise complice, mentre Paolo alzò un pollice.
Il vestito scivolò giù, Marina lo sistemò, raccolse le sue cose, sorrise ai ragazzi e se ne andò.
“Dài, riprenditi,” disse Riccardo, dandogli una pacca sulla schiena.
“Marina, aspetta!” Alessio si svegliò dal torpore e infilò i jeans.
Senza salutare gli amici, corse a raggiungerla.
Tornò a casa tardi.
“Dove sei stato? Perché non rispondevi? Io e tuo padre siamo quasi impazziti…” lo aggredì la madre.
“Scusate, ho dimenticato di accendere il telefono dopo l’esame. Mi sposo,” sbottò Alessio.
“Cosa?” chiese la madre.
“Si sposa. È il momento giusto. Terzo anno, vent’anni. Alla laurea ci regalerà un nipote,” disse tranquillo il padre.
“No, non è così. Volevo dire che ho incontrato la donna dei miei sogni e la sposerò,” si corresse in fretta.
“Quindi l’hai appena conosciuta?” sbottò la madre. “Santo, hai sentito?” Guardava il figlio e il marito, sconcertata.
“Lucia, calmati. Si è solo innamorato. Gli innamorati sognano tanto. È vivo, sano e felice. Basta, dormiamo, ne parleremo domani,” il padre la trascinò a letto.
“Grazie,” gridò Alessio alle loro spalle.
Due settimane dopo, portò Marina a casa. La madre scoprì che viveva in un dormitorio e decretò che voleva solo un appartamento e la residenza a Roma, che non c’era amore. Lo disse quando Alessio tornò, dopo aver accompagnato Marina.
“Non ti piace?” si rattristò.
“L’importante è che piaccia a te,” lo sostenne di nuovo il padre.
Si sposarono dopo Capodanno. Il padre regalò loro le chiavi di un appartamento.
“Grazie. Non me l’aspettavo,” si commosse. “Da dove?”
“È il mio. Lo affittavamo. Ho già iniziato i lavori, il resto lo fai tu.” Lo abbracciò.
***
Si addormentò all’alba e al risveglio vide Marina con la valigia.
“Scusa, ti ho svegliato,” disse, dirigendosi verso l’ingresso.
I fatti della notte gli caddero addosso come una valanga. Voleva fermarla… Sussultò quando la porta sbatté. Pensò che sarebbe tornata dopo un giorno o due. Ma Marina non tornò, non chiamò. Le sue chiavi giacevano sole sul mobiletto.
Ogni giorno la nostalgia cresceva, era pronto a perdonarla pur di riaverla. Chiamava, ma non rispondeva. Una volta la vide uscire dall’università abbracciata a un ragazzo. Alessio si nascose dietro un albero.
Non voleva tornare nell’appartamento vuoto. Andò dai genitori.
“Non mi è mai piaciuta. Avrà trovato uno più ricco,” disse la madre.
“Lucia, basta. Soffre già. Saranno loro a decidere,” disse il padre, e Alessio lo ringraziò con lo sguardo.
Un mese dopo, divorziarono. Il mondo crollò. Comprò una bottiglia di vino, deciso a ubriacarsi.
Il padre arrivò inaspettato. Bevvero e parlarono tutta la notte. Gli raccontò della sua prima moglie morta, investita da un ubriaco. Anche lui non voleva più vivere, poi incontrò Lucia e Alessio.
Alessio smise di bere.
Sei mesi dopo, la madre annunciò l’arrivo della nipote di un’amica da Firenze.
“Starebbe qui finché non trova lavoro e casa. Tu le mostrerai Roma.”
“Vuoi combinarmi un matrimonio?” si indignò.
Ma la ragazza era carina e minuta, con un taglio corto da adolescente. “E questa vuole conquistare Roma,” scosse la testa. Le mostrò la città, le insegnò a cercare lavoro, la aiutò a trovare casa.
“Assaggia i panzerotti. Li ha fatti Sandra. Devi provare la sua ribollita. Casalinga, intelligAlessio sorrise al telefono ascoltando la risata di Sandra, e mentre guidava verso casa, sentì che finalmente il suo destino era nelle mani giuste, con la donna che lo amava davvero e il bambino che avrebbero cresciuto insieme con tutto l’amore che non aveva avuto.