Senza ritorno: errore irreparabile

Costantino era affacciato alla finestra del suo nuovo appartamento nella periferia di Milano, e l’aria gli sembrava improvvisamente più pesante, quasi lo soffocasse. Tutto ciò che un tempo era solido e sicuro ora gli crollava addosso. Guardava il cielo grigio e, per la prima volta dopo tanto tempo, capiva: non c’era più ritorno.

Una volta aveva una famiglia. Beatrice, la moglie con cui aveva condiviso quindici anni. Una donna fedele, tranquilla, una perfetta padrona di casa. Due figlie, un’atmosfera calda, una villetta in campagna, un’attività di famiglia. Tutto era perfetto, stabile… e straziantemente prevedibile. Ogni mattina lo stesso rituale. Conversazioni sulla routine, preoccupazioni per il mutuo e le scuole. Costantino si sentiva intrappolato nella sua stessa casa, come in una gabbia, dorata ma pur sempre una prigione.

Poi un giorno, nello studio di architettura era arrivata una nuova impiegata: Chiara. Giovane, audace, piena di vita. Rideva alle sue battute, lo guardava con ammirazione, gli sfiorava la spalla con naturalezza. Dentro di lui si risvegliava qualcosa di dimenticato: l’emozione, l’interesse, la sensazione di essere di nuovo vivo. Cominciò a tornare a casa sempre più tardi, a perdersi in ufficio. Beatrice non faceva domande, e lui ne era quasi grato: meno parole, meno recriminazioni.

Ma nulla era casuale. Chiara sapeva cosa voleva. E voleva lui. Cominciarono a restare soli più spesso, a incontrarsi fuori dall’ufficio, a condividere pranzi, chiacchiere, poi il letto. Non si accorse di quanto velocemente quella passione diventasse realtà. E un giorno, schiacciato dal peso della doppia vita, prese le sue cose e se ne andò.

Beatrice lo accolse con un silenzio gelido. Nessuno scandalo, nessuna scena. Lo fissò negli occhi e disse solo:
“Ricordati questo giorno, Costantino. L’hai scelto tu.”

All’inizio la vita con Chiara sembrava un sogno. Era affettuosa, sorridente, appassionata. Si sentiva desiderato, interessante, vivo. Ma presto la favola svanì. Chiara divenne esigente, irritabile, lo rimproverava per la mancanza di attenzioni, per lo stipendio troppo basso, per le serate passate al computer. Fu allora che, per la prima volta, desiderò tornare indietro… da dove era fuggito.

L’occasione arrivò da sola: Beatrice lo chiamò chiedendogli di portare le figlie alla casa in campagna per qualche giorno. Accettò, sperando di sfuggire al nuovo appartamento che cominciava a soffocarlo. Passò tre giorni con le bambine. Ridevano, cucinavano dolci, andavano in bicicletta. Si stupì di quanto fosse semplice e spontanea quella felicità. E nel petto sentì un dolore improvviso: la nostalgia di ciò che aveva perduto con tanta leggerezza.

Chiamò Beatrice. Voleva parlare, spiegarsi, tornare. Lei lo ascoltò. Poi rispose:
“Le condizioni sono semplici. Finisci tutto con Chiara. Te ne vai. Ricominci da zero. Ma sappi che non ci sarà più fiducia. Sarà una vita nuova, non quella di prima.”

Esitò. Tutto gli sembrava troppo drastico, troppo definitivo. Poi Chiara gli annunciò di aspettare un bambino. Rimase in silenzio, poi mormorò: “Sarò padre…”

La gioia si mescolava al panico. Non era sicuro di amarla. Non sapeva se quel figlio fosse la salvezza o la condanna. Sentiva che tutto ciò che si fonda sul tradimento non può durare. Era straziato tra due mondi: le figlie e il futuro figlio, Beatrice e Chiara, il passato che aveva tradito e un presente che lo terrorizzava.

Si incontrarono con Beatrice al parco. Le raccontò tutto, senza nascondere nulla. Chiese perdono. Lei tacque a lungo, poi disse:
“Costantino, ora è tutto chiaro. Sai una cosa? Mi sento sollevata. Tu avrai un figlio. Io una vita nuova. Non c’è ritorno. Non perché ti odio. Ma perché ora amo me stessa.”

Lui si alzò, la guardò. Forte, calma, adulta. Diversa. E in quel momento capì: aveva perso tutto. Da solo. Per sua scelta. E ora non aveva più un posto dove tornare. Solo la strada che aveva scelto, anche se lo conduceva nel vuoto.

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