Settantenne Sposa la Vicina Dopo la Morte della Moglie: Ora Ha Tagliato Ogni Legame con Noi

Il nostro nonno, Enrico Rossi, a settant’anni è sempre stato il pilastro della nostra grande famiglia. La sua parola era legge, la sua saggezza una guida. Noi, i suoi figli, nipoti e pronipoti, lo rispettavamo e seguivamo ogni suo consiglio. È stato così fino a poco tempo fa. Enrico e la nostra cara nonna Lucia, ormai scomparsa, vivevano in perfetta armonia da oltre quarant’anni. Insieme avevano cresciuto due figli – i nostri genitori – tre nipoti e tre pronipoti. La nostra era una famiglia unita, legata da gioie e dolori condivisi, dalle feste e dalle difficoltà.

Nonno e nonna erano il nostro sostegno. La loro casa spaziosa, in un tranquillo paesino vicino a Bologna, circondata da un giardino curato e da un orto, era per tutti noi una seconda casa. Si dedicavano con gioia ai lavori di campagna, e ci chiedevamo da dove prendessero tutta quell’energia. La nostra famiglia era incredibilmente unita: ci riunivamo per ogni festa, andavamo insieme al Lago di Garda, e organizzavamo per loro viaggi nelle migliori terme della Costa Adriatica.

Condividevamo le spese, facevamo di tutto perché i nostri anziani fossero felici. Loro, dal canto loro, non ci hanno mai lasciati soli nei momenti difficili: ci mandavano conserve fatte in casa, ci aiutavano con i soldi, e una volta hanno persino dato una mano per il mutuo della nostra giovane famiglia. Il loro affetto e le loro cure erano per noi preziosi.

Ma tre anni fa la nonna ci ha lasciato, e tutto è cambiato. Nonno è rimasto solo, e si vedeva quanto fosse dura per lui affrontare il dolore. Si è buttato a capofitto nei lavori di casa, cercando di riempire il vuoto. La casa e il terreno richiedevano forze che lui ormai non aveva più. Lo imploravamo di trasferirsi in città con noi – perché tormentarsi da solo in campagna? Ma nonno era irremovibile.

«Questa è la mia terra», diceva con fermezza. «Qui sono nato, e qui rimango. Me la caverò con i lavori, non preoccupatevi. E poi c’è Grazia che mi aiuta.»

Grazia, la vicina, aveva cominciato a fargli visita sempre più spesso. All’inizio gli portava da mangiare – nonno non era mai stato un gran cuoco. Le eravamo grati per le sue attenzioni, non volevamo che si sentisse solo. Ma poi Grazia si è trasferita da lui definitivamente. All’inizio eravamo contenti: nonno, ancora robusto e pieno di vita, aveva ricominciato a sorridere, e i suoi occhi brillavano di nuovo. Andavamo a trovarlo, cercavamo di mantenere i contatti.

Grazia, però, fin dall’inizio ci metteva a disagio. C’era qualcosa in lei che non ci convinceva, ma cercavamo di ignorarlo – l’importante era che nonno stesse bene. Un anno dopo la morte della nonna, però, hanno annunciato che si sarebbero sposati. È stato uno shock. Non ci aspettavamo che le cose arrivassero a quel punto. Nonno ci ha messi davanti al fatto compiuto, e noi non abbiamo potuto farci nulla.

Non tutti siamo andati al matrimonio. Mio padre, il figlio maggiore, era fuori di sé dalla rabbia. Diceva che nonno aveva dimenticato troppo in fretta la nonna, tradendo la sua memoria. Fu allora che nella nostra famiglia nacque la prima crepa. Ma il vero incubo è iniziato dopo, quando Grazia, divenuta sua moglie, ha mostrato la sua vera natura.

Ha cominciato a imporre le sue regole. Non potevamo più andare a trovare nonno senza avvisare prima – Grazia pretendeva di essere informata. Le feste di famiglia, che celebravamo insieme da sempre, sono state cancellate. Nonno e Grazia ora passavano il tempo con i suoi parenti, mentre noi sembravamo ormai dimenticati. Persino con i nipoti e pronipoti, che prima adorava, nonno ha smesso di parlare.

Peggio ancora, tutti i gioielli di nonna, che avrebbero dovuto restare in famiglia come cimeli, Grazia li ha regalati alle sue figlie. Abbiamo provato a parlare con nonno, ma Grazia era sempre accanto a lui, controllava ogni parola, ci obbligava a mettere il vivavoce durante le telefonate. Nei rari momenti in cui non c’era, nonno ci allontanava lo stesso. Era diventato freddo, distante, come se sotto la sua influenza avesse dimenticato chi eravamo.

Abbiamo cercato di spiegargli che non volevamo la sua casa o l’eredità. Volevamo solo salvare la famiglia, riavere il nonno che era stato tutto per noi. Ma lui rispondeva solo: «State lontani dalla mia nuova famiglia». Quelle parole ci hanno feriti più di tutto. Come poteva un uomo che era stato il centro della nostra vita voltarci le spalle? E come possiamo andare avanti, ora che la nostra famiglia, un tempo così unita, si sgretola sotto i nostri occhi?

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