Settimana da nonna: dai giochi con il nipotino alle faccende domestiche.

Mia figlia mi ha chiesto di trasferirmi da loro per una settimana per badare a mio nipote, ma si è rivelato che non servivo solo per il bambino, ma anche per pulire tutta la casa.

Viola sedeva nel suo accogliente appartamento a Firenze, fissando la valigia che aveva appena preparato. Sua figlia, Giulia, aveva chiamato il giorno prima con una richiesta a cui non poteva dire di no: «Mamma, vieni da noi per una settimana, stai con Edoardo, io e Marco abbiamo da sistemare delle cose». Viola, che adorava il suo nipotino di cinque anni, aveva accettato subito. Immaginava già di giocare con Edoardo, leggergli favole, portarlo a passeggio. Ma varcata la soglia di casa di sua figlia, capì che non l’aspettava una settimana di gioia col nipote, ma una fatica di cui nessuno l’aveva avvertita. Il cuore di Viola si strinse per la delusione, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.

Giulia e suo marito, Marco, vivevano in un ampio appartamento nel centro di Firenze. Viola aveva sempre ammirato come sua figlia riuscisse a conciliare lavoro, famiglia e una casa ordinata. Ma, entrando, rimase senza fiato: la cucina era sommersa da piatti sporchi, in salotto c’erano giocattoli ovunque e sul pavimento macchie di cui nessuno si era preoccupato. Giulia, abbracciandola, disse in fretta: «Mamma, partiamo domani mattina, Edoardo starà con te, ce la farai, vero? Ah, e se hai tempo, magari dai una sistemata?». Viola annuì, ma dentro di sé sentì un brutto presentimento. Quella “sistemata” si rivelò una parola che aveva sottovalutato.

Il giorno dopo, accompagnata Giulia e Marco, Viola rimase con Edoardo. Era preparata ai suoi capricci, alle infinite domande e persino al fatto che avrebbe rifiutato la pappa. Ma non era pronta al fatto che la casa sarebbe diventata il suo incubo. Edoardo, come ogni bambino di cinque anni, correva per l’appartamento, spargendo giocattoli. Viola gli correva dietro, cercando di mettere ordine, ma era una fatica improba. La sera, trovò un foglio attaccato al frigorifero: «Mamma, per favore, lava i panni, pulisci i pavimenti, sistema l’armadio, vai a fare la spesa». Viola si bloccò, sentendo il sangue salirle alle tempie. Non era una richiesta per badare al nipotino, ma un piano per farla diventare la loro domestica.

Ogni giorno si trasformò in una maratona. Al mattino Viola preparava la colazione a Edoardo, poi lo portava al parco per farlo divertire. Tornati a casa, lo faceva pranzare, lavava i piatti, stendeva il bucato, puliva. L’armadio che Giulia le aveva chiesto di “sistemare” era un caos di vestiti ammucchiati, da ripiegare tutti. La spesa? Viola si trascinava con buste pesanti dal supermercato, mentre Edoardo la tirava per la mano chiedendo il gelato. Alla sera crollava stremata, ma invece di riposarsi doveva leggere le favole al nipotino, perché senza non si addormentava. Viola amava Edoardo, ma ogni giorno le forze le venivano meno e il risentimento cresceva. «Sono venuta per mio nipote, non per fare la loro serva», pensava guardando il suo riflesso nello specchio, ora segnato da nuove rughe.

A metà settimana, Viola non ce la fece più. Chiamò Giulia e, cercando di mantenere la calma, le chiese: «Giulia, mi hai chiesto di aiutare con Edoardo, ma perché devo fare tutto il lavoro di casa?». La figlia parve sorpresa: «Mamma, beh, sei già a casa, ho pensato che non ti pesasse. Io e Marco siamo esausti, non abbiamo tempo». Viola ingoiò un nodo in gola. Avrebbe voluto urlare che non era più giovane, che aveva la schiena a pezzi, che anche lei meritava riposo. Ma invece si limitò a dire: «Sono venuta per Edoardo, non per la tua casa». Giulia borbottò qualcosa tipo «non ci ho pensato» e promise di arrangiarsi, ma Viola non ci credeva più.

Alla fine della settimana, quando Giulia e Marco tornarono, la casa era splendente, Edoardo era felice e Viola si sentiva svuotata come un limone. Giulia la abbracciò dicendo: «Mamma, sei la migliore, senza di te non ce l’avremmo fatta!». Ma in quelle parole Viola non sentì gratitudine, ma la conferma di essere stata usata. Sorrise, baciò Edoardo e ripartì per casa, promettendosi che non avrebbe più accettato simili “favori” senza condizioni chiare. Nel suo cuore lottavano l’amore per la figlia e il nipote contro l’amaro sapore di essere stata sfruttata.

Ora, seduta nel suo appartamento, Viola pensa a come dire la verità a Giulia. Ama Edoardo ed è pronta a stare con lui, ma non a costo della sua salute e dignità. Non vuole più essere l’aiutante invisibile, i cui sforzi vengono dati per scontati. Viola sa che la prossima conversazione con la figlia sarà dura, ma è pronta a far valere i suoi diritti. Per Edoardo, per la loro famiglia, ma soprattutto per se stessa.

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