Dormivano abbracciati nel suo piccolo lettino. Nessuno cacciava più via quel grande cane nero. Il cane dormiva sul bordo del letto, lasciando tutto lo spazio al Bambino per distendersi e addormentarsi.
Un terribile male aveva privato il Bambino dei movimenti e della parola. Giaceva immobile nel lettino, e solo le lacrime salate scorrevano sul suo viso triste. Tutti cercavano di divertirlo come potevano. La mamma e il papà non si allontanavano mai da lui. Si rammaricavano, vedendo il loro amato e meraviglioso Bambino così impotente e infelice.
In una delle gelide sere invernali, tornando a casa, il papà notò un cane nero sdraiato sulla neve accanto al portone.
— Va a casa cane. Ti prenderai un raffreddore.
— Non ho una casa. Il mio padrone è morto e mi hanno cacciato dall’appartamento.
— Cosa posso fare per te, poveretto. A casa abbiamo un bambino piccolo malato e temo che tutti saranno contrari alla tua presenza.
— Ma prova comunque.
— Beh, tentiamo…
Il papà era un uomo buono e non riuscì a lasciare il cane a congelare fuori nella notte.
Così Luna andò a vivere a casa del Bambino. Era educata e molto saggia. Sapeva come comportarsi e con chi. Il cane sorrideva affettuosamente alla mamma e si mostrava pronto a correre con il papà in qualsiasi momento. Ma al bambino non aveva ancora accesso.
Come ben sapete, la pazienza è la virtù dei forti e Luna, guadagnando pian piano l’affetto della famiglia, iniziò a conquistare un posto accanto al lettino del Bambino. Passava delle ore lì, con la testa sulle zampe, persa nei suoi pensieri.
Un giorno il bambino sembrava provare dolore e piangeva piano, come un cucciolo indifeso. Luna si alzò, mise la testa sul lettino e iniziò a leccare la mano del piccolo. Il bambino si calmò. Luna accarezzava con il muso ogni ditino del piccolo e con tenerezza sfiorava la sua manina. Quando la mamma entrò, rimase sbalordita. Il Bambino sorrideva. Da allora fu permesso a Luna di mettere la sua testa sul lettino e di accarezzare la mano del Bambino. E ogni volta il Bambino iniziava a sorridere ai gesti affettuosi del cane. Nessuno sa perché, ma le manine del bambino iniziarono lentamente a muoversi e riuscì a accarezzare il pelo del cane. I genitori erano estremamente sorpresi. I medici avevano detto che il bambino non si sarebbe mai mosso. Gente, non dite mai “mai”. Dite: tutto è possibile. Luna continuava il suo massaggio. E poiché nessuno la disturbava più, iniziò ad accarezzare anche il viso del bambino. Sembrava che il bambino provasse il solletico e emetteva dei suoni simili a una risata. Era un miracolo.
Il Bambino aspettava il ritorno di Luna dalla passeggiata. E anche il cane si affrettava a tornare a casa, come se avesse paura che il bambino sparisse senza di lei. Passavano le settimane, i mesi. E finalmente Luna si sdraiava sul letto accanto al bambino. I genitori erano preoccupati per il loro figlio. E se il cane per sbaglio avesse fatto del male al bambino? Ma non accadde nulla di simile. Luna sapeva sdraiarsi accanto al bambino senza dargli fastidio. Ora il Bambino toccava con sicurezza il pelo del cane e, quando veniva girato su un fianco, riusciva ad abbracciarla. La felicità del cane era senza limiti. Sorrideva felice. Gli occhi degli amici brillavano di gioia.
Il Bambino inventò un gioco. Lanciava fuori dal letto il suo giocattolo. E Luna lo raccoglieva delicatamente e lo metteva sul petto del Bambino. Lui rideva. E di nuovo lo lasciava cadere sul pavimento. Avrebbero potuto continuare così per delle ore. Poi, stanchi, si addormentavano abbracciati. I loro sorrisi dicevano che sognavano bei sogni.
Dopo un po’ di tempo, si cominciò a sedere il bambino su dei cuscini. Luna si appoggiava accanto a lui e gli spingeva il naso sotto la mano. Il Bambino le dava delle focaccine e accarezzava il suo grande muso nero.
I medici venivano a visitare il Bambino e criticavano i genitori per la mancanza di igiene. Come potevano permettere al cane di giacere nello stesso letto del loro figlio malato? Ma i genitori vedevano la felicità del bambino e non potevano separarlo dal cane.
E la malattia del bambino iniziò a ritirarsi. Cominciò a parlare, a muoversi e poi a camminare. E per tutto questo tempo il suo amico nero era con lui.
E così io rifletto: i cani sono forse angeli mandati a noi sulla Terra. Come spiegare altrimenti questa guarigione miracolosa?! E come comprendere che un cane semplice possa avere un cuore così grande, gentile e saggio?
Si addormentarono abbracciati nel suo piccolo letto. E nessuno scacciò più quel grande cane nero.
