Si è lasciato in vecchiaia per trovare compagnia, ma una risposta inaspettata gli ha cambiato la vita

Divorziare a sessantotto anni non fu un gesto romantico né una crisi di mezz’età. Fu lammissione di una sconfitta. Dopo quarantanni di matrimonio con una donna con cui avevo condiviso non solo le giornate, ma anche i silenzi, gli sguardi vuoti a cena e tutto ciò che non era mai stato detto ad alta voce, capii di non essere stato luomo che avrei dovuto essere. Mi chiamo Giuseppe, sono di Firenze, e la mia storia cominciò nella solitudine per finire con una rivelazione inaspettata.

Con Laura, vissi quasi unintera vita. Ci sposammo a ventanni, negli anni del boom economico. Allora, cera amore. Baci sulle panchine del giardino, chiacchiere fino a tardi, sogni condivisi. Poi, tutto svanì. Prima arrivarono i figli, poi i debiti, il lavoro, la stanchezza, la routine Le conversazioni si trasformarono in biglietti lasciati in cucina: *«Hai pagato la bolletta?»*, *«Dove sono le chiavi?»*, *«Manca il sale.»*

La mattina, la guardavo e non vedevo mia moglie, ma una vicina stanca. E senza dubbio, io ero lo stesso per lei. Non vivevamo insiemeviviamo uno accanto allaltro. Io, uomo orgoglioso e testardo, un giorno mi dissi: *«Meriti di più. Una seconda possibilità. Un soffio daria fresca, almeno.»* E chiesi il divorzio.

Laura non oppose resistenza. Si sedette, fissò la finestra e disse soltanto:
*«Va bene. Fai come vuoi. Non ho più la forza di lottare.»*

Andai via di casa. Allinizio, mi sentii libero, come se mi fossi tolto un peso enorme dalle spalle. Cominciai a dormire dallaltro lato del letto, adottai un gatto, presi labitudine di bere il caffè in terrazza allalba. Ma presto arrivò un altro sentimentoil vuoto. La casa diventò troppo silenziosa. Il cibo, senza sapore. La vita, troppo prevedibile.

Fu allora che mi venne unidea che sembrava geniale: trovare una donna che mi aiutasse. Qualcuna come faceva Lauralavare, cucinare, pulire, chiacchierare. Sì, preferibilmente più giovane, sui cinquantanni, esperta, gentile, semplice. Magari una vedova. Non avevo troppe pretese. Arrivai a pensare: *«In fondo, non sono male come compagniami prendo cura di me stesso, ho una casa, una pensione decente. Perché no?»*

Iniziai a cercare. Parlai con i vicini, lanciai qualche allusione ai conoscenti. Poi decisi di rischiarepubblicai un annuncio sul giornale locale. Breve e diretto: *«Uomo, 68 anni, cerca donna per convivenza e aiuto domestico. Buone condizioni, vitto e alloggio garantiti.»*

Fu quellannuncio a cambiarmi la vita. Perché tre giorni dopo, ricevetti una risposta. Una soltanto. Ma una lettera che mi fece tremare le mani.

*«Caro Giuseppe,

crede davvero che, negli anni Venti del Duemila, una donna esista solo per lavare i calzini e friggere le cotolette? Non viviamo più nellOttocento.

Lei non cerca una compagna, una persona con unanima e dei desideri, ma una domestica gratuita, mascherata da storia damore.

Forse dovrebbe prima imparare a badare a se stesso, a cucinarsi il pranzo e a sistemare la sua casa.

Cordiali saluti,
Una donna che non cerca un signorotto con uno straccio in mano.»*

Lessi la lettera cinque volte. Allinizio, ribollii di rabbia. Come si permetteva? Chi credeva di essere? Io non volevo sfruttare nessuno! Desideravo solo un po di calore, una casa accogliente, il tocco femminile…

Ma poi cominciai a riflettere. Forse aveva ragione? Forse stavo davvero solo cercando la comodità a cui ero abituato. Aspettavo ancora che qualcuno arrivasse a rendermi la vita facile, invece di costruirmela da solo.

Cominciai dalle basi. Imparai a fare la minestra. Poi, a cucinare un brasato. Mi iscrissi a un canale YouTube chiamato *«Cucina come la Nonna»*, cominciai a fare la spesa con la lista e a stirare le mie camicie. Mi sentivo goffo, ridicolo. Ma col tempo, capii che non era più un obbligo. Era la mia vita. La mia scelta.

Arrivai persino a incorniciare la lettera e ad appenderla in cucina. Un promemoria per me stesso: non cercare la salvezza negli altri senza prima uscire dal pozzo da solo.

Sono passati tre mesi. Vivo ancora da solo. Ma ora la mia casa profuma di cena. In terrazza ci sono fiori che ho piantato io. La domenica, preparo la torta allaranciaricetta di Laura. E a volte, mi sorprendo a pensare: *«Forse dovrei portarle una fetta?»* Per la prima volta in quarantanni, ho capito cosa significa stare accanto a qualcuno non solo come marito, ma come persona.

E se qualcuno mi chiedesse se voglio risposarmi, direi di no. Ma se, per caso, una donna si sedesse accanto a me sulla panchina del giardino, non in cerca di un padrone, ma solo per chiacchierare, le direi certamente qualche parola. Solo che orasarò già un altro.

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