Si rifiutò di sposare la fidanzata incinta. La madre lo appoggiò, ma il padre difese il futuro nipote.
Papà, ho una notizia. La vicina, Giulia è incinta. È colpa mia disse Luca, appena entrato in casa.
Marco, il padre, si fermò un attimo, poi rispose con calma:
Allora sposala.
Scherzi? Sono ancora giovane. Non è il momento per una famiglia, e poi non abbiamo nemmeno una relazione seria
Seria? il padre rise ironico. Allora per inseguire la ragazza eri un uomo, ma per assumerti le tue responsabilità, sei un bambino. Bene. E senza aggiungere altro, chiamò la moglie: Maria! Vieni qui!
Maria entrò in cucina, asciugandosi le mani sul grembiule:
Che succede?
Guarda. Nostro figlio ha messo incinta Giulia, la figlia della vicina, e ora non vuole sposarla. E lui se ne lavò le mani.
Maria non si scompose nemmeno. Il viso divenne serio:
Ha ragione. Perché portare in casa la prima che capita? Queste ragazze oggi sono furbe trovano uno con più soldi, rimangono incinte e poi è «sposami». E poi magari si scopre che il bambino non è neanche suo. Che faccia il test del DNA. E comunque, non possiamo costringere Luca, è ancora giovane. È un uomo, resistere non è facile. Ma noi non dobbiamo mantenere i figli degli altri.
Marco sospirò profondamente e parlò a bassa voce:
E se fosse davvero suo figlio?
E se lo fosse? Siamo obbligati a prenderci la responsabilità? Digli di fare il test, poi si vedrà.
Gli voltò le spalle e tornò in cucina, lasciando Marco solo con il figlio.
Sai, anchio sono stato giovane iniziò lui. Mi piaceva una, ho sposato unaltra. Non per amore, ma per responsabilità. Perché essere un uomo non è solo passione, è scelte e conseguenze. Tua madre era incinta. Non sapevo se sarei riuscito a stare con lei, ma sapevo una cosa il bambino non aveva colpa. Il mio sangue, la mia coscienza. E sai, Luca, nonostante tutto, non mi sono mai pentito di essere rimasto.
Passarono tre mesi. Il test del DNA diede una risposta chiara: con il 99,9% di probabilità, Luca era il padre del bambino di Giulia.
E allora? sbuffò Maria quando Marco le mise il foglio sotto il naso. Sì, è suo figlio. Ma questo non significa che Giulia debba venire a vivere in questa casa. Lei non mette piede qui. Ho detto!
Luca rimase seduto, senza guardare il padre. Sul suo volto si leggeva la scelta: era dalla parte della madre. In silenzio, strinse i pugni, ma non disse una parola.
Marco si alzò lentamente dal tavolo:
Visto che avete preso la vostra decisione, ora ascoltate la mia.
Parlò a voce bassa, ma ferma:
Finchè io vivrò, mio nipote non avrà bisogno di nulla. Comprerò un terreno, costruirò una casa, e lui mio nipote avrà tutto quello che ho conquistato. E voi due potete dimenticarvi del mio aiuto. Mi rifiuto di partecipare a questa vergogna. Luca, da oggi, non sei più mio figlio. Tutto quello che è mio sarà del bambino. Non riceverete un centesimo da me.
Maria esplose:
Sei pazzo? Diseredi tuo figlio?!
Marco non rispose. Si girò e uscì, ignorando le urla e le imprecazioni. Luca rimase immobile nel silenzio, senza credere a quello che il padre aveva detto. Ma sapeva una cosa: se Marco laveva detto, lavrebbe fatto.