«Siamo qui per te»: una storia su come i colleghi mi hanno salvato dal baratro

Lucia dormiva ancora quando, nel silenzio di un sabato mattina, un insistente suono del campanello la svegliò di soprassalto. Si alzò di scatto, confusa. Chi poteva mai bussare a quell’ora? Non aspettava nessuno.

Aprì la porta e rimase senza parole: lì, sulla soglia, c’erano le sue colleghe — Giulia, Francesca e Elena. Giulia teneva in mano una thermos, mentre Francesca stringeva una scatola con una torta.

«Ma voi… che ci fate qui?!» esclamò Lucia, sbalordita. «Oggi è sabato!»

«Proprio per questo siamo qui,» rispose Giulia, entrando in casa come se fosse la sua. «Dov’è tua figlia?»

«Martina sta dormendo… Ma cosa succede?»

«Nulla di male,» disse Francesca con un sorriso. «Preparati e prepara anche lei. Venite con noi al rifugio in montagna. Non accettiamo rifiuti.»

Lucia era esterrefatta. Non capiva. Andare in gita? Ora? All’improvviso?

«Ma vi avevo detto in ufficio che non potevo…»

«Sappiamo perché,» la interruppe Elena dolcemente. «E ci vergogniamo di non esserci accorte prima.»

Lucia impallidì.

«Di cosa state parlando?»

«Sappiamo tutto, Lucia. Che dopo il divorzio ti sei ritrovata sola con tua figlia, che tuo ex non paga gli alimenti, che stai facendo di tutto per preparare Martina alla prima elementare, che mangi a malapena e non dici niente a nessuno.»

Lucia tacque. Aveva un nodo alla gola.

«Non… non volevo lamentarmi. Pensavo… che ce l’avrei fatta da sola…»

«E infatti ce la stai facendo,» intervenne Elena. «Ma non vuol dire che devi sopravvivere. Siamo amiche, Lucia. E le amiche non lasciano che un’amica affoghi.»

«Abbiamo pensato a tutto,» continuò Giulia. «Il soggiorno al rifugio è pagato da noi. Ci occupiamo noi del cibo, del viaggio e del relax. Tu devi solo portare te stessa e Martina.»

Lucia abbassò lo sguardo. Si sentiva a disagio. Accettare aiuto era difficile. Ma ancor più difficile era affogare in silenzio.

«Ma… non ho nemmeno le valigie pronte…»

«Vuoi scherzare? Hai noi!» disse Giulia con fermezza. «Francesca ha portato vestiti di sua figlia. Tutto in ottime condizioni, perfetti per Martina per la scuola.»

«E abbiamo fatto una colletta per il materiale scolastico,» aggiunse Luca, entrando nell’ingresso con una busta. «Penne, quaderni, album da disegno. Tutto quello che serve.»

«Non… so cosa dire…»

«Non dire niente,» la strinse Elena in un abbraccio. «Credici solo: meriti di più delle difficoltà. Meriti riposo, cure e una spalla su cui appoggiarti.»

Due ore dopo, un pullman pieno di risate lasciava la città. Martina era seduta in braccio a Lucia, abbracciata al suo nuovo zaino. E Lucia, stringendo tra le mani la thermos con il tè caldo, guardava fuori dal finestrino. Per la prima volta da tanto tempo, sentiva un calore nel petto.

Non era stata fortunata con il marito. Ma, a quanto pare, era stata incredibilmente Fortunata con le persone che aveva accanto.

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