Signora Anna, questa ragazza deve continuare a studiare. Menti così brillanti sono rare. Ha un talento speciale per le lingue e la letteratura. Avreste dovuto vedere i suoi scritti!

Il vento di marzo sibilava tra i rami degli ulivi quando Carla Rossini si chinò per raccogliere legna sotto il vecchio ponte di pietra. Il fango le arrivava alle caviglie, ma quel pianto flebile, quasi un sussurro, la fece fermare.

“Chi c’è?” chiese, il cuore in gola.

Sotto larcata, avvolta in uno straccio blu, una bambina tremava. Gli occhi grandi e spaventati la fissarono, le labbra viola per il freddo.

“Madonna Santa,” mormorò Carla, sollevando quel fagottino leggero come una piuma. “Chi ti ha abbandonata qui?”

La portò nella sua casetta ai margini del paese, tra gli sguardi curiosi delle vicine.

“Ma Carla, sei pazza?” sbottò la comare Lucia, incrociando le braccia sul grembiule. “Con la miseria che cè, ti prendi unaltra bocca da sfamare?”

“La terrò con me,” rispose lei, asciugando le lacrime sporche sul viso della piccola. “E basta.”

La chiamò Sofia, come sua nonna. Le cucì vestiti con ritagli di stoffa, la nutrì con minestre di fagioli e pane raffermo. Di notte, quando i crampi della fame la svegliavano, Carla la stringeva al petto, canticchiando vecchie ninnenanne.

“Perché piangi, mamma?” chiese Sofia una volta, toccandole il volto rugoso.

“Per niente, tesoro. Sono lacrime di felicità.”

Gli anni passarono. Sofia cresceva intelligente, curiosa, con una passione per i libri che la maestra Ghilardi ammirava.

“Signora Rossini, questa bambina è speciale,” le disse un pomeriggio, mostrandole un tema scritto con inchiostro blu. “Ha il dono delle parole. Deve studiare.”

Ma i soldi mancavano. Carla vendette la capra Margherita, la sua compagna di tanti inverni.

“Non preoccuparti per me,” mentì, asciugandosi le mani sul grembiule mentre Sofia saliva sul treno per Firenze. “Scriverai ogni settimana, vero?”

Le lettere arrivavano puntuali, profumate di lavanda. Raccontavano le lezioni alluniversità, lamore per un giovane professore di storia, la gioia quando nacque la piccola Carlotta.

Ora, seduta sulla sua sedia di vimini, Carla sfiora la fotografia sulla credenza: Sofia in abito bianco, il marito sorridente, la nipotina tra le braccia. Fuori, la pioggia batte sui tetti di cotto del borgo.

Il vecchio ponte non cè più. Ma ogni volta che passa davanti al nuovo, Carla si ferma un attimo. Ricorda quel pianto nel fango, quel minuscolo pugno che si aggrappò al suo collo come a una ancora.

“Dicono che il destino ci metta alla prova con la solitudine,” sussurra alla fotografia. “Ma forse ci prepara solo ad amare chi ha più bisogno di noi.”

Sul tavolo, una lettera aperta annuncia larrivo di un bisnipote. Si chiamerà Stefano.

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Signora Anna, questa ragazza deve continuare a studiare. Menti così brillanti sono rare. Ha un talento speciale per le lingue e la letteratura. Avreste dovuto vedere i suoi scritti!