Ginevra entrò di nuovo nella suite presidenziale con il cuore stretto. Tutto le sembrava familiare, ma anche pericolosamente carico di ricordi. Appena chiuse la porta alle spalle, sentì il respiro farsi affannoso. Tutto ciò che desiderava era fare il suo lavoro in fretta, in silenzio, e andarsene senza attirare l’attenzione.
Ma, anche se si ripeteva che era solo un altro giorno di lavoro, avvertiva una tensione particolare. In ogni angolo della stanza, in ogni oggetto luccicante, rivedeva lo sguardo di Alessandro Monteverdi calmo ma penetrante, come se potesse leggere ogni suo pensiero.
Mentre sistemava i cuscini sul letto, la porta si aprì di nuovo. I passi sicuri delluomo riempirono la stanza. Ginevra si bloccò, le mani tese sulla stoffa di seta.
«Non scappare, stavolta,» disse lui con voce grave ma sorprendentemente dolce.
Lei si voltò lentamente. Alessandro era lì, impeccabile come sempre, ma nel suo sguardo cera qualcosa di nuovo: una curiosità calda, mescolata a una lieve ironia.
«Pensavo di disturbare,» balbettò lei.
«Se mi avessi disturbato, lavresti già saputo. Eppure non ho chiamato né la sicurezza né il direttore dellhotel. Sai perché?»
Ginevra scosse la testa, incerta su cosa rispondere.
«Perché voglio sapere chi sei,» continuò lui. «Una donna che si addormenta nel letto di uno sconosciuto o è incosciente, o ha unanima così pura che la stanchezza è il suo unico peccato. E tu, Ginevra, sembri appartenere alla seconda categoria.»
Il suo nome, pronunciato da lui, le fece accapponare la pelle. Come faceva a saperlo? Si ricordò allimprovviso del badge con il suo nome sulluniforme.
«Io non sono niente di speciale,» sussurrò. «Solo una cameriera.»
Alessandro sorrise per la prima volta. Un sorriso breve, ma sufficiente a turbarla.
«Solo una cameriera? No. Una donna che lavora fino a crollare dalla fatica, ma che, anche addormentata, sembra un dipinto antico dimenticato in un museo segreto. Credi davvero che sia niente?»
Ginevra sentì le guance ardere. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma le parole le si bloccarono in gola. Abbassò lo sguardo, cercando di riprendere il controllo.
«Devo finire di pulire,» riuscì infine a dire.
«Finisci pure,» rispose lui semplicemente, ma rimase lì, osservando ogni suo movimento.
Le ore passarono lente, tese. Lui le faceva domande banali: da dove veniva, perché aveva scelto di lavorare in città, se le piaceva lhotel. Lei rispondeva timidamente, ma ogni parola svelava un pezzetto della sua storia. Veniva da un paesino piccolo, dove i genitori lottavano contro la povertà. Aveva lavorato fin da bambina, e ora mandava gran parte del suo stipendio a casa.
Alessandro lascoltava con unattenzione inaspettata. Per la prima volta, qualcuno lo interessava non come uomo daffari, ma semplicemente come uomo, affascinato dalla sincerità di una donna.
Nei giorni seguenti, i loro incontri si ripeterono. Ogni visita di Ginevra nella suite presidenziale diventava una scena di un romanzo segreto. Lui appariva quasi sempre, come se laspettasse. La aiutava a sistemare un vaso, a raddrizzare un quadro, a volte rimaneva semplicemente a guardarla, lasciando che il silenzio parlasse per lui.
Le colleghe avevano cominciato a spettegolare. «Perché Ginevra va sempre lassù?» chiedevano. Lei però non poteva spiegare la verità. Non sapeva nemmeno se per lui fosse solo un gioco o qualcosa di più.
Una sera di pioggia, mentre la luce dei lampioni si rifletteva sulle grandi finestre della suite, Alessandro la fermò con un gesto inaspettato.
«Ginevra, resta un po. Non come dipendente. Come donna.»
Lei si bloccò, il cuore che batteva allimpazzata.
«Io non non posso. Lei è troppo in alto per me.»
«Alto e basso sono solo illusioni,» disse lui avvicinandosi. «Ciò che conta è quello che proviamo.»
La sua mano le sfiorò il polso. Un gesto semplice, ma che la disarmò completamente. Nei suoi occhi non cera larroganza di un miliardario, ma il desiderio di un uomo qualunque.
«Non voglio spaventarti,» continuò. «Se te ne vai ora, non ti fermerò. Ma se resti, saprai che sei qui perché io ti ho scelto e perché anche tu hai scelto me, senza nemmeno rendertene conto.»
Ginevra sentì che il suo mondo intero crollava e rinasceva nello stesso istante. Una vita intera era trascorsa fuggendo da sogni troppo grandi, temendo di spezzarsi. Eppure, in quel momento, sotto lo sguardo di Alessandro, capì che alcuni sogni vanno vissuti, anche se pericolosi.
Si avvicinò lentamente, senza parole. Lui la strinse con una delicatezza che contrastava con la sua apparente forza. Per la prima volta, Ginevra non si sentì la cameriera stanca, ma la donna desiderata.
Le notti che seguirono furono come un sogno. Alessandro le mostrò un mondo nascosto: ristoranti privati, passeggiate in macchina per strade deserte, lunghe conversazioni in cui si rivelavano paure e speranze. Per lui, Ginevra era diventata un rifugio, una verità che il denaro non poteva comprare.
Ma la realtà li raggiunse presto. La direzione dellhotel aveva scoperto delle sue visite frequenti e dellattenzione che il miliardario le riservava. Le voci erano diventate troppo insistenti. Il manager la chiamò una mattina:
«Ginevra, devi cercare un altro lavoro. Qui non puoi più restare.»
Per lei, quelle parole furono un fulmine a ciel sereno. Se ne andò con una valigia leggera e il cuore pesante, convinta che la loro storia finisse lì.
Ma quella sera, mentre usciva dallhotel, una limousine nera laspettava allingresso. Il finestrino si abbassò e lo sguardo di Alessandro la accolse.
«Credevi di liberarti di me così facilmente?» chiese sorridendo.
«Io non voglio creare problemi,» sussurrò lei.
«Ginevra, tu non sei il problema. Sei la soluzione.»
Aprì lo sportello e le tese la mano. Lei esitò solo un attimo, poi la prese.
E così cominciò la loro vera vita insieme. Non fu priva di ostacoli: le differenze di status, la pressione del pubblico, linvidia degli altri. Ma ogni notte, quando restavano soli, Alessandro la guardava con la stessa intensità del primo giorno.
Per Ginevra, il mondo non era più un hotel freddo in cui lavorava fino allo sfinimento. Il mondo era diventato un posto dove lamore poteva unire due anime provenienti da universi opposti.
E ogni volta che ripensava a quella notte in cui si era addormentata sul letto di uno sconosciuto, sorrideva. Perché sapeva che quellincidente era stato linizio del suo destino.





