Sogni Infranti e il Miracolo di Capodanno

Sogni infranti e un miracolo di Capodanno

Giovanna frequentava Luca da più di un anno. I loro appuntamenti erano così rari che potevi segnarli sul calendario con un pennarello rosso, come fossero festività. Lui viveva a Milano, mentre nel piccolo paese vicino a Bologna veniva solo per lavoro, per conto della sua azienda. Facevano grandi progetti per il futuro, quell’anno avrebbero deciso chi si sarebbe trasferito. Ma all’improvviso squillò il telefono. Giovanna trasalì per la sorpresa: era Luca!

“Ciao, amore,” disse cercando di sembrare dolce, nonostante la giornata caotica.

Ma dall’altro lato rispose una voce femminile, aspra:

“Ehilà, ruba-mariti!”

Giovanna si bloccò, senza riuscire a dire una parola.

Quel giorno pre-Capodanno sembrava andare tutto storto. Al mattino l’avevano chiamata dall’ufficio, chiedendole di presentarsi subito per firmare un contratto con partner stranieri. A nessuno importava che Giovanna avesse appuntamento dal parrucchiere. Il direttore generale si godeva il mare, mentre lei, sgranando gli occhi, borbottò qualche imprecazione, chiamò un taxi e corse in ufficio.

Uscendo dal centro commerciale, si ricordò che doveva ritirare il vestito dalla sua amica Sofia, che faceva la sarta come secondo lavoro. Il vestito, comprato per la notte di San Silvestro, improvvisamente le stava largo. Giovanna preferiva pensare di essere dimagrita, piuttosto che ammettere che il tessuto fosse economico. Chiamò l’amica:

“Sofi, scusa, mi sono completamente dimenticata del vestito!”

“Gio, dove sei stata? Ho provato a chiamarti per un’ora!” strillò Sofia, con il rumore della stazione di fondo.

“Colpa del mio capo,” sospirò Giovanna. “Allora, com’è il vestito? Posso passare?”

“Mi dispiace,” la voce di Sofia tremò. “Siamo già in stazione, il treno parte tra mezz’ora.”

Giovanna abbassò il telefono, sentendo le speranze frantumarsi. “Va bene,” pensò, “niente vestito, niente piega, ma è pur sempre Capodanno! Presto arriverà Luca, e passeremo la notte insieme. Non è poi così male.”

Nonostante i suoi ventisei anni, Giovanna era ancora una romantica, che credeva nei miracoli. Anche dopo una giornata tremenda, sperava che la notte di Capodanno le avrebbe regalato un po’ di magia.

Quando il telefono squillò di nuovo, trasalì. Vide il nome di Luca e respirò profondamente per sembrare allegra.

“Ciao, amore,” iniziò.

“Ehilà, ruba-mariti!” la interruppe la stessa voce femminile. “Pensavi davvero che avrebbe lasciato la famiglia per te? Cancella il suo numero, o te ne pentirai!”

La chiamata si interruppe, e nella testa di Giovanna tutto si mise a girare. Gli incontri rari, il silenzio nei weekend, le strane scuse di Luca: tutto prese un senso terribile. Camminò lentamente verso la fermata, appoggiandosi a un lampione e fissando il vuoto. “Ruba-mariti” risuonava come un martello. Il suo mondo era crollato in un istante. L’anno vecchio se ne andava, portandosi via tutto ciò in cui aveva creduto.

“Signorina, tutto bene?” Una voce forte la strappò dallo stordimento. Davanti a lei c’era un uomo con una folta barba, indossava un cappotto rosso con il collo di pelliccia bianca.

“No,” sussurrò Giovanna, trattenendo a malapena le lacrime. “E lei chi è?”

“Babbo Natale, no?” rise lui. “Andiamo, sali in macchina, con questo freddo ti congeli!”

La prese sottobraccio e la guidò verso l’auto. Giovanna, sbalordita, non fece in tempo a opporsi. La macchina partì, ma lei, riprendendosi, gridò:

“Fermi! Dove mi state portando? Fatemi scendere!”

L’autista si spostò sulla corsia di emergenza e si rivolse a lei:

“Volevo solo aiutarti. Stavo andando in un bar per offrirti un tè caldo. Eri lì al freddo, sembravi persa. Ormai è quasi Capodanno, e io… insomma, faccio Babbo Natale.”

L’ultima frase suonò goffa, ma, senza volerlo, Giovanna rise. Il riso sgorgò spontaneo, lavando via il dolore della giornata: il vestito rovinato, la piega saltata, il tradimento di Luca e questo strano “Babbo Natale.”

“Mi scusi,” disse tra le lacrime del riso.

“Tranquilla,” sorrise lui. “L’anno vecchio se ne va via, portandosi tutto il male. Le cose si sistemeranno. Guarda, oggi il mio migliore amico ha rifiutato di festeggiare insieme. Quindici anni di tradizione, buttati! Tutto per colpa della sua nuova moglie.”

Giovanna improvvisamente si sentì più leggera. Forse per l’ipotermia, o forse per quell’incontro, ma il peso sul cuore si sciolse.

“Dovranno aspettarla, immagino,” disse l’uomo, riavviando la macchina. “Dove la porto?”

“Non ho un posto dove andare,” rispose con un sorriso amaro. “A casa non c’è nessuno, non ho preso il vestito, non ho fatto la piega. Libera come l’aria. Non so nemmeno cosa fare.”

“Allora festeggiamo il Capodanno insieme? Conosco un bar accogliente, promettono una serata magica.”

“Non mi dispiace, però passo prima a cambiarmi,” rispose Giovanna. Non voleva restare sola quella notte.

A casa si cambiò in fretta i vestiti umidi, tornò alla macchina sorridendo, con un pizzico di aspettativa. Nel bar, decorato con luci tremolanti, finalmente osservò meglio il suo compagno.

“Perché è vestito da Babbo Natale?” chiese, ridacchiando.

“Oh, è una storia lunga e divertente,” rise lui, togliendosi il cappotto e la barba finta. “A proposito, mi chiamo Marco.”

“Giovanna,” tese la mano. “Racconta, Marco. Oggi non ho avuto storie divertenti.”

Marco ordinò del tè e cominciò a parlare. La conversazione fluì facilmente, e le tristezze si sciolsero come neve al sole. Fuori cadevano fiocchi leggeri, e il nuovo anno bussava alla porta.

Così finiva l’anno vecchio, portando via il dolore e le delusioni. E il nuovo anno regalò a Giovanna e Marco l’inizio di qualcosa di luminoso e vero: una storia d’amore, nata sotto le luci di Capodanno. Giovanna lo sapeva: il miracolo, alla fine, era arrivato.

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