‘SOMIGLIA A TUA MADRE SCOMPARSA’ – DISSE LA FIDANZATA DEL MILIONARIO: E LUI RIMASE IMPIETRITO

“MI SEMBRA TUA MADRE SCOMPARSA” DISSE LA FIDANZATA DEL MILIONARIO: E LUI RIMASE PARALIZZATO

Lorenzo, quella donna è identica a tua madre scomparsa. Isabella gridò indicando una senzatetto. Il milionario rimase pietrificato. Quello che scoprirono dopo cambiò per sempre le loro vite. Il tempo si fermò quando Lorenzo De Santis sentì quelle parole uscire dalla bocca di Isabella. Per 35 anni aveva vissuto con il vuoto più profondo che un uomo possa provare: lassenza inspiegabile di sua madre. Anna De Santis era scomparsa una mattina daprile quando lui aveva solo 8 anni, lasciando solo domande senza risposta e il cuore spezzato di un bambino che non si era mai completamente rimesso.

“Cosa hai detto?” mormorò Lorenzo, la voce appena udibile, mentre i suoi occhi si posavano lentamente sulla donna indicata da Isabella. Lì, seduta sul marciapiede davanti al duomo, cera una donna di circa 60 anni. I suoi vestiti erano consumati ma puliti, i capelli grigi raccolti in una treccia semplice che le cadeva sulla spalla destra. Ma ciò che fece arrestare il cuore di Lorenzo non era il suo aspetto generale, bensì i suoi lineamenti. Gli stessi occhi verdi che aveva ereditato da sua madre, la stessa linea delicata della mascella, perfino il modo in cui le sue mani riposavano in grembo.

“Lorenzo,” sussurrò Isabella afferrandogli il braccio. “Stai vedendo quello che vedo io?” Limprenditore più ricco della città si era trasformato in un bambino smarrito in pochi secondi. Le gambe gli tremavano e dovette appoggiarsi al muro delledificio più vicino per non cadere. Ventisette anni di ricerche infruttuose, investigatori privati assoldati, piste false che lo avevano portato a vicoli ciechi e ora, era possibile che la risposta fosse sempre stata così vicina?

“Non può essere,” mormorò scuotendo la testa. “È impossibile. Mia madre non avrebbe mai” Ma anche mentre lo diceva, qualcosa nel profondo gli urlava che era possibile, che dopo anni di ricerche nei posti sbagliati, la vita aveva deciso di mettergliela davanti nel momento meno atteso. La donna alzò lo sguardo in quel momento, come se avesse sentito il peso del suo sguardo. I loro occhi verdi si incontrarono e fu come se un fulmine attraversasse lo spazio tra loro.

Per un attimo che sembrò eterno, madre e figlio si guardarono senza riconoscersi, ma con una connessione inspiegabile che rese laria elettrica. “Mio Dio,” sussurrò la donna portando una mano tremante al cuore. “Quegli occhi” Lorenzo fece un passo avanti, poi un altro, come un sonnambulo che segue un sogno. Isabella camminò al suo fianco, il respiro affannoso per la tensione del momento. Quando furono abbastanza vicini, Lorenzo poté vedere ogni dettaglio del volto della donna, ogni ruga che il tempo aveva disegnato sulla sua pelle.

“Scusi,” riuscì a dire finalmente, la voce che gli si spezzava sulla prima parola. “Come si chiama?” La donna lo studiò intensamente, come se stesse cercando di risolvere un puzzle impossibile. I suoi occhi passarono dal suo volto alle sue mani, poi tornarono ai suoi occhi, e Lorenzo vide qualcosa cambiare nella sua espressione: un riconoscimento che sembrava venire dal profondo della sua anima.

“Grazia,” rispose piano. “Mi chiamo Grazia.”

Il nome colpì Lorenzo come un pugno. Sua madre si chiamava Anna, non Grazia, ma la somiglianza fisica era così sconvolgente da non poter essere una coincidenza. Aveva cambiato nome? Perché qualcuno avrebbe fatto una cosa del genere?

“Grazia,” ripeté, come se pronunciare quel nome potesse aiutarlo a capire meglio la situazione. “Posso chiederle ha una famiglia?” Gli occhi della donna si riempirono allistante di lacrime, e Lorenzo sentì come se qualcuno gli avesse conficcato un pugnale nel cuore. Era la stessa espressione di dolore che aveva visto nelle poche foto che conservava di sua madre.

“Ho avuto un figlio,” mormorò Grazia, la voce appena udibile. “Molto tempo fa era il mio intero mondo.” Lorenzo sentì le gambe cedere e Isabella lo sostenne per un braccio. Anche i suoi occhi erano pieni di lacrime mentre assisteva a quello che poteva essere il ritrovamento più importante della vita del suo fidanzato.

“Cosa è successo a suo figlio?” chiese Isabella gentilmente, quando Lorenzo non riusciva a trovare le parole. Grazia chiuse gli occhi, come se la domanda le causasse dolore fisico. “Lho perso. Ho perso tutto. La mia famiglia, la mia casa, la mia identità. Tutto è svanito in una sola notte.”

“Come?” riuscì a sussurrare Lorenzo, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta. La donna lo guardò dritto negli occhi, e per un attimo Lorenzo vide oltre il tempo e le circostanze. Vide la madre che aveva amato con tutta lanima da bambino, la donna che gli cantava ninne nanne e gli raccontava storie prima di dormire.

“Mio marito,” iniziò Grazia, la voce tremante. “Mi disse che se avessi mai provato a contattare mio figlio di nuovo, avrebbe fatto in modo che entrambi soffrissimo terribilmente. Disse che era meglio che mio figlio crescesse pensando che fossi morta, piuttosto che sapesse di avere una madre che non poteva proteggerlo.”

Il mondo di Lorenzo crollò completamente in quel momento. Suo padre, luomo che lo aveva cresciuto come vedovo devoto, che aveva pianto la morte di sua moglie per anni, era stato larchitetto della separazione più dolorosa della sua vita.

“Come si chiamava suo figlio?” chiese Isabella, anche se dallespressione sul volto di Lorenzo, entrambe le donne sapevano già la risposta.

“Lorenzo,” mormorò Grazia, e pronunciando quel nome, qualcosa si ruppe dentro di lei. “Si chiamava Lorenzo, e aveva gli occhi più belli del mondo. Occhi esattamente come i tuoi, ragazzo.”

Il silenzio che seguì fu assoluto. I rumori della città sembravano svanire, lasciando solo il suono di tre cuori che battevano allunisono. Lorenzo tese una mano tremante verso Grazia, che la prese istintivamente, e nel momento in cui le loro pelli si toccarono, entrambi seppero con certezza assoluta cosa era successo.

“Mamma,” sussurrò Lorenzo, la parola uscita dalla sua bocca come una preghiera custodita per 27 anni. Grazia si coprì il volto con entrambe le mani, le lacrime che le scorrevano libere sulle guance. “Mio bambino il mio piccolo Lorenzo.”

Isabella osservava la scena con il cuore spezzato, testimone del momento più emozionante che avesse mai visto, ma sapeva anche che questo era solo linizio. Cerano così tante domande a cui rispondere, così tanto dolore da guarire, così tanti anni perduti che in qualche modo dovevano essere recuperati.

“Cosa facciamo adesso?” mormorò, più a se stessa che agli altri due. Lorenzo non staccava gli occhi da sua madre, come se temesse che, se avesse sbattuto le palpebre, lei sarebbe scomparsa di nuovo.

“Andiamo a casa,” disse finalmente, la voce ferma nonostante le lacrime. “Andiamo a casa e mi racconterai tutto. Ogni giorno di questi 27 anni, ogni momento che abbiamo perso.” Grazia annuì, incapace di parlare, mentre Lorenzo la aiutava ad alzarsi. Era più fragile di quanto avesse immaginato, e si rese conto che gli anni erano stati duri con lei, ma era viva, era lì, e in quel momento era lunica cosa che contava.

Mentre camminavano lentamente verso lauto

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