Sono arrivati mentre noi dormivamo

**Sono venuti mentre dormivamo**

Maria Grazia si svegliò di soprassalto per un rumore che non riusciva subito a identificare. Un lieve scricchiolio delle assi del corridoio, come se qualcuno si muovesse furtivamente per casa. Si concentrò, il cuore che batteva più forte. Accanto a lei, il marito, Luca, russava placidamente senza scomporsi.

—Luca— sussurrò, dandogli un colpetto sulla spalla. —Luca, hai sentito?

—Mmm? Che c’è?— borbottò lui, senza aprire gli occhi.

—C’è qualcuno in casa.

Luca socchiuse un occhio e guardò i numeri luminosi della sveglia.

—Maria, sono le due e mezza di notte. Ti sei sognata.

—Non mi sono sognata niente! Sento chiaramente dei passi!

Luca sospirò, ma alla fine si mise in ascolto. Effettivamente, da qualche parte nell’appartamento si sentiva un rumore flebile: scricchiolii, fruscii, un lieve ticchettio.

—Sarà il gatto— la tranquillizzò. —Pallino ha ripreso a fare le corse di notte.

—Che gatto, Luca? Pallino è morto tre anni fa, non te lo ricordi?

Luca si svegliò del tutto. I rumori diventavano più distinti. C’era qualcuno in casa, e si muoveva con sicurezza, come se conoscesse alla perfezione ogni mobile.

—Forse è Giulia?— ipotizzò Maria Grazia. —Ha le chiavi.

—A quest’ora? Ma sta dormendo, domani ha lavoro!

La figlia viveva da sola, a due passi da loro, ma ogni tanto passava a trovarli, specie dopo qualche litigio col fidanzato. Però di solito avvisava.

I rumori si avvicinarono alla camera. Maria Grazia strinse la mano di Luca.

—E se fossero… ladri?

—Zitta— lui si alzò piano dal letto, cercando le pantofole. —Vado a controllare.

—Non andare! E se hanno un coltello?

—Maria, ma che ladri? Abbiamo il portiere giorno e notte, citofono, serrature a codice. E poi non c’è niente da rubare qui.

Si avvicinò alla porta e appoggiò l’orecchio al legno. Dall’altra parte si sentiva una voce femminile che canticchiava una melodia. Una melodia familiare.

—Maria— la chiamò a bassa voce. —Vieni qui.

Lei gli si avvicinò a piedi nudi e ascoltò.

—Ma… è la ninna nanna che mi cantava la nonna— sussurrò Maria Grazia, la voce che tremava. —Quella che mi cantava da piccola.

Luca aggrottò le sopracciglia. La suocera era morta dieci anni prima, ma riconosceva bene quella canzoncina senza parole che lei fischiettava sempre mentre faceva le faccende.

—Non è possibile.

—Luca, e se fosse un fantasma?— Maria Grazia gli afferrò la manica del pigiama. —Se fosse la nonna?

—Maria, non dire sciocchezze. I fantasmi non esistono.

Ma anche lui sentì un brivido sulla schiena. La melodia si fece più chiara, e ora si sentiva anche un altro rumore: un lieve tintinnio, come di stoviglie spostate in cucina.

—Proprio come faceva lei— sussurrò la moglie. —Ti ricordi quando non riusciva a dormire e andava in cucina? Accendeva il bollitore, prendeva le tazze…

Luca lo ricordava bene. Nonna Rosa soffriva d’insonnia, specialmente negli ultimi anni. Poteva alzarsi alle tre di notte e mettersi a cucinare o a pulire, canticchiando quella stessa melodia.

—Ho paura— ammise Maria Grazia.

—Dai, su. Andiamo a vedere cos’è.

Girò la maniglia e sbirciò nel corridoio. Silenzio. Solo dalla cucina arrivava una luce tenue, come quella del lumino sopra i fornelli.

I due avanzarono lentamente, mano nella mano. Sulla soglia della cucina, Luca si fermò e guardò dentro.

La cucina era vuota. Sul tavolo c’erano due tazze, accanto cucchiaini e la zuccheriera. Il bollitore fumava piano sui fornelli, il vapore che usciva dal beccuccio.

—Ma io non l’ho acceso stanotte— disse Maria Grazia, confusa. —Ne sono sicura.

—Neanch’io.

Rimasero sulla porta, esitanti. L’acqua bollì e il bollitore si spense da solo. Nel silenzio improvviso, si sentiva solo il loro respiro affannoso.

—Forse siamo diventati sonnambuli?— ipotizzò Luca. —Ci siamo alzati e abbiamo preparato tutto senza rendercene conto?

—In due? Allo stesso momento? Luca, ma che dici.

Maria Grazia entrò in cucina e toccò una delle tazze. Calda. Qualcuno l’aveva presa da poco.

—Guarda— indicò il davanzale. —Il geranio è fiorito.

Sul finestrone c’era un vaso con un geranio rinsecchito che non fioriva da più di un anno. Maria Grazia voleva buttarlo da mesi, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Ora invece spiccavano fiori rosa, freschi e rigogliosi.

—La nonna adorava i gerani— disse piano. —Diceva che portano pace in casa.

—Maria, forse dovremmo andare da un dottore?— suggerì Luca con cautela. —Stiamo dicendo cose senza senso.

—Che senza senso? Vedi anche tu: il bollitore, le tazze, i fiori. Non possono essere apparsi da soli.

Si sedette, fissando pensierosa il tè preparato da chissà chi.

—Sai, la nonna diceva sempre che dopo la morte sarebbe tornata a trovarci. Ti ricordi quando scherzava: «Vi apparirò di notte, per controllare se state bene»?

—Certo. Ma erano solo battute, Maria.

—E se non lo fossero?

Luca si sedette accanto a lei e le prese la mano.

—Anche se fosse, perché aver paura? Era tua madre. Ci voleva bene.

Maria Grazia annuì, rasserenata.

—Sì, ci voleva bene. E si preoccupava sempre che vivessimo bene, che non ci mancasse nulla.

Stettero in silenzio, osservando la tavola apparecchiata. A poco a poco, la paura lasciò il posto a una strana serenità. Come se in casa ci fosse davvero la presenza di qualcuno che li amava.

—Ti ricordi quando si preoccupò perché avevamo litigato per la casa al mare?— disse improvvisamente Maria Grazia. —Come ci supplicò di fare pace?

—Certo che me lo ricordo. Non ci parlò per tre giorni finché non ci abbracciammo davanti a lei.

—E quanto si emozionò quando Giulia annunciò il fidanzamento! Le cucì il vestito da sposa lei stessa, fino all’ultima perlina.

—Era un vestito bellissimo.

Rievocarono la nonna, e i ricordi erano dolci e affettuosi. Nonna Rosa era una donna straordinaria— saggia, gentile, sempre pronta ad aiutare. Dopo la sua morte, in casa era come se si fosse spenta una luce.

—Luca, beviamo questo tè— propose Maria Grazia. —Se qualcuno l’ha preparato per noi…

—Beviamolo.

Versarono l’acqua bollente, aggiunsero zucchero. Il tè profumava di menta, esattamente come lo preparava Nonna Rosa.

—La menta la metteva sempre— notò Maria Grazia. —Diceva che calma i nervi e aiuta a dormire.

—Sì, mi ricordo.

BE poi, mentre il sole illuminava la cucina, Maria Grazia si accorse che sul tavolo, accanto alle tazze, c’era un bigliettino con la calligrafia tremolante di Nonna Rosa: “Vi voglio bene, fatevi coraggio, e ricordatevi di innaffiare il geranio.”.

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