Sono cresciuto grazie a mia nonna: le sarò sempre grato, ma il suo amore non è mai stato davvero disinteressato

Sono cresciuto con mia nonna. Le sono ovviamente grato, ma la sua affezione non è mai stata del tutto disinteressata.

Avevo appena cinque anni quando il mio caro papà decise che non voleva più una famiglia e ci abbandonò per una donna più giovane di mia madre. Allepoca vivevamo ancora nel suo appartamento a Firenze e, subito dopo il divorzio, pretese che io e mia madre lasciassimo la sua casa.

Così mi trasferii da mia nonna materna, la mamma di mia madre. Mio padre, con grande coraggio, trovò mille modi per evitare di pagare gli alimenti. In breve, restammo senza un soldo e trovammo rifugio nell’appartamento piccolo ma accogliente di nonna a Bologna. In quel periodo tutto ci sembrava faticoso: la pensione di nonna era misera, mia madre partiva ogni giorno prestissimo per il lavoro, e io dovevo tornare da scuola e occuparmi di tutte le faccende domestiche.

Più avanti, da ragazzo, qualche volta saltavo la scuola per trovare lavoretti nei cantieri. La scuola non era più nelle mie priorità, soffrivo a vedere mia madre e mia nonna faticare ogni giorno per arrivare a fine mese. Avevo persino deciso che dopo la terza media avrei lasciato gli studi per lavorare a tempo pieno. Poi, però, arrivò la svolta: la sorella di nonna, zia Rosa, si offrì di prendermi con sé a Torino, aiutarmi a studiare e mantenermi. Zia Rosa non aveva figli e desiderava tanto avere qualcuno di famiglia vicino. Mia madre e mia nonna accettarono.

Da allora vissi con zia Rosa. Di tanto in tanto mamma e nonna venivano a trovarci. Con zia Rosa stavo indubbiamente meglio: aveva una pensione dignitosa e io potevo frequentare serenamente la scuola senza preoccuparmi dei soldi. Mi insegnò a cucinare e persino ad attaccare i bottoni. Conclusi le superiori con il massimo dei voti e mi iscrissi alla Statale di Milano a giurisprudenza.

Zia Rosa continuava a ripetermi che, una volta laureato, avrebbe lasciato in eredità il suo appartamento a me. Diceva che mi voleva un bene immenso, che ero diventato come un figlio, e voleva darmi un futuro. Ma le cose presero una piega inaspettata: al terzo anno di università, incontrai Bianca.

Madonna mia, era bellissima e tanto intelligente. Mi innamorai perdutamente e, quando capii che anche lei ricambiava, decisi che volevo sposarla. Quando zia Rosa lo seppe, fece una scenata. Sosteneva che Bianca volesse solo il mio futuro appartamento e non il mio amore.

Mi disse chiaramente che, se non avessi lasciato Bianca, mi avrebbe escluso dal testamento. Raccontai tutto a Bianca. Lei, con grande maturità, mi propose di lasciarci se per me quell’appartamento era così importante, ma nello stesso tempo mi assicurò che mi avrebbe seguito ovunque, anche in una stanza in affitto a Napoli, pur di stare insieme a me. Alla fine, scelsi l’amore e rischiai: seguii Bianca nel cuore e nella vita. Zia Rosa interruppe ogni contatto. Rimasi senza appartamento, ma con la mia amata accanto.

Oggi festeggiamo il nostro decimo anniversario. Abbiamo due figli meravigliosi e il nostro amore è ancora più forte di quanto fosse allinizio. Ogni anno che passa, sono sempre più convinto di aver fatto la scelta migliore. La vera ricchezza non si misura in euro o in appartamenti, ma nei legami sinceri e nella forza di seguire ciò che davvero conta nella vita.

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