Sono diventata madre surrogata due volte: Ora io e i miei figli abbiamo tutto ciò che ci serve per vivere felicemente

12 ottobre 2024

Caro diario,

Mi chiamo Marco Rossi e, a dispetto delle convenzioni, ho vissuto due volte lesperienza di genitore affidatario. Quando ho avuto la prima figlia, Giulia, avevo appena diciottanni. Il parto è stato così semplice che mi è sembrato quasi di svegliarmi da un sogno: non cè nulla di spaventoso in una nascita, se la si affronta con il cuore in mano. Allepoca la maternità surrogata era già molto diffusa in Europa, e ho iniziato a considerarla seriamente.

La nostra famiglia non era benestante. I miei genitori facevano fatica a mantenere me, mia sorella Lidia e le altre due sorelle. Mi sono sposato a diciassette anni con Francesca, e con la piccola Giulia abbiamo lottato per sbarcare il lunario. Nessuna casa di proprietà, pochi euro in tasca, e il conto corrente sembrava un pozzo senza fondo. Ho pensato alla surrogazione: Francesca non era convinta, ma io vedevo in quella via lunica via duscita per tirare fuori dalla povertà il nostro nome.

Qualche anno dopo è nato il secondo figlio, Alessandro. La situazione è peggiorata e, incapace di sopportare le tensioni, mio marito ha abbandonato la famiglia. Sono rimasto solo con due bambini piccoli, ma la madre e le sorelle sono state il mio sostegno: mentre lavoravo, loro si prendevano cura delle bambine. Nonostante laiuto, i soldi non bastavano più. Allora ho deciso di mettere in pratica unidea che coltivavo da tempo.

Mi sono recato a Budapest, dove ho contattato unagenzia di maternità surrogata. I primi tentativi di impiantare lembrione sono falliti e, allultimo, la gravidanza si è conclusa con una perdita. Torso a casa, pronto a gettare la spugna, ma sei mesi dopo ho visto un annuncio online: una clinica offriva condizioni vantaggiose. Ho telefonato, ho detto se non funziona, è destino, e ho provato ancora una volta.

Questa volta tutto è andato a buon fine. Per dodici mesi abbiamo vissuto in un elegante appartamento di un nuovo condominio a Milano, dove i futuri genitori non sono stati tirchi: ci hanno deliziato con pane artigianale, formaggi pregiati, hanno regalato alle bambine giocattoli colorati e hanno pagato le nostre uscite al cinema e allo zoo. Nove mesi dopo, ho dato alla luce un bellissimo e sano maschietto, Marco Jr.

Con il compenso ricevuto, siamo tornati alla nostra città natale, Firenze, e abbiamo potuto comprare un bilocale nel quartiere di Oltrarno. Il denaro non è stato lunico tesoro: la sicurezza di sapere di aver potuto garantire un futuro sereno ai miei figli è stata la vera ricchezza. Due anni più tardi, ho accettato unaltra chiamata: questa volta per una famiglia cinese che desiderava un figlio. Anche questa esperienza è terminata con successo.

Oggi vivo in una casa spaziosa con le mie due figlie, Giulia e Lidia, che hanno tutto ciò che serve loro: scuola, sport, amici e un letto comodo. Alcuni mi guardano con sospetto, ma io non vedo nulla di sbagliato nel dare alla mia famiglia condizioni di vita dignitose, anche se il percorso è stato poco convenzionale.

La lezione che porto con me è chiara: quando la vita ti chiude una porta, non aver paura di bussare alle finestre altrui, purché tu lo faccia con onestà e cuore. In fondo, la nostra dignità si misura dal coraggio di rischiare per chi amiamo.

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