Le sue parole arrivarono come un pugno. “Sì, ma a che servono quelle opportunità se continuo a farla a pezzi?” fece una pausa, poi chiese a bassa voce: “Di cosa hai davvero bisogno?” esitai. Non avevo nemmeno pensato a tradurlo in parole. “Non lo so… un po’ di soldi per pagare le rate della carta di credito, l’affitto, forse le bollette dell’auto. Giusto il necessario per respirare.” Il suo sospiro fu lungo e stanco. “Devo essere sincera con te. Ti voglio bene più di ogni cosa, ma non credo che darti dei soldi risolva tutto. Devi capire come sei arrivato fin qui.”
Il colpo fu immediato. “Quindi è colpa mia?” “No,” rispose dolcemente, “è una tua responsabilità.” Stringetti il telefono, l’aria nella stanza divenne opprimente. “Non sei più un ragazzino,” continuò. “Hai un lavoro stabile, vero?” “Sì, ma a malapena copre le spese.” “E il bilancio? Hai guardato dove vanno i tuoi soldi?” Silenzio. La verità? Non l’avevo fatto. Sapevo di spendere troppo, ma evitavo lo specchio, temendo ciò che avrei visto. Il mio “piano” era semplicemente strisciare la carta e sperare in un miracolo.
“Non ti ho cresciuto per essere impotente,” disse la mamma, Cinzia Bianchi. “Se hai bisogno di aiuto – non di un semplice salvataggio – sono qui. Ma a modo mio, perché devi imparare a gestire le tue finanze, a fare i conti e a prendere le redini della tua vita.”
Alla fine, ho capito che nessun euro regalato può sostituire la capacità di organizzarsi; solo affrontando le proprie responsabilità si può davvero respirare con serenità.