23 aprile 2025
Le sue parole mi colpirono come un pugno. “Sì, ma a che servono quelle opportunità se continuo a lottare?” fece una pausa, poi mi chiese con tono dolce: “Di cosa hai davvero bisogno?” Restai indeciso; non avevo ancora messo in parole il mio disagio. “Non lo so… un po’ di soldi per pagare il debito della carta di credito, l’affitto, forse le rate dell’auto. Solo quanto basta per tirare un sospiro.” Il suo sospiro fu lungo e stanco. “Sarò sincera, ti voglio più di ogni cosa, ma non credo che darti dei soldi risolva tutto. Devi capire come sei arrivato fin qui.”
Il colpo fu subito. “Quindi è colpa mia?” “No,” rispose dolcemente, “è una tua responsabilità.” Stringei il telefono con più forza, l’aria nella stanza divenne densa. “Non sei più un bambino,” continuò. “Hai un lavoro decente, vero?” “Sì, ma copre a malapena tutto.”
“E il bilancio? Hai guardato dove vanno i tuoi euro?” Silenzio. La verità è che non l’avevo fatto. Sapevo di spendere troppo, ma evitavo lo specchio per paura di quello che avrei visto. Il mio “piano” consisteva nel strisciare la carta e sperare che, per magia, qualcosa cambiasse.
“Non ti ho cresciuto per essere indifeso,” mi disse la mamma. “Se ti serve una mano – non solo un salvataggio – ci sono, ma…”.
Riflessione finale: ho capito che nessuno può tirarmi su con un colpo di denaro; devo prendere in mano le redini della mia vita, fare i conti e imparare a vivere dentro i miei limiti. Questa consapevolezza è la lezione più importante che ho potuto trarre.