Mi chiamo Bianca, ho trentasei anni, sono sposata con Luca e stiamo insieme da quasi dieci anni. Abbiamo una figlia, Sofia, che presto compirà sei anni. Entrambi lavoriamo e cerchiamo di costruirci una vita senza pesare su nessuno. Ma temo che la mia pazienza stia per esaurirsi.
Fin dall’inizio del nostro matrimonio, non abbiamo avuto alcun sostegno. Nessuno ci ha dato neanche un euro per iniziare. All’inizio, io e Luca vivevamo in un piccolo appartamento affittato, pagavamo il mutuo e lavoravamo quasi senza pause. L’unico obiettivo era risparmiare per l’anticipo di un mutuo e avere finalmente una casa nostra. Vacanze? Ma quando mai. Non ci permettevamo neanche un maglione nuovo. Tutto era calcolato, tutto seguiva una lista precisa.
Dopo tre anni di sacrifici, finalmente abbiamo comprato un bilocale nel centro di Milano. Sì, era un mutuo. Sì, la rata era pesante. Ma era la NOSTRA casa. Eravamo orgogliosi di noi stessi. Mancavano ancora anni di pagamenti, ma potevamo tirare il fiato. Eravamo felici perché vivevamo per conto nostro. Nessuno ci diceva quando pulire il pavimento, cosa dare da mangiare a Sofia o dove mettere le calze. La nostra casa era il nostro regno.
Poi arrivò la sera che cambiò tutto. Tornai dal lavoro stanca ma serena, perché mi aspettavano Luca e Sofia. Ma in cucina c’era anche sua madre, mia suocera, Adriana Rossi. Sembrava entusiasta, come se avesse buone notizie. Mi sbagliavo.
“Bianca, ho preso una decisione,” annunciò con tono serio. “Ho intenzione di venire a vivere con voi. E il mio appartamento lo darò a Gioia.”
Il mondo mi girò davanti agli occhi.
Gioia è la sorella minore di Luca. Due figli, nessun matrimonio ufficiale, debiti ovunque e problemi senza fine. Adriana l’ha sempre coccolata, tutto per lei, sempre al primo posto. Luca è sempre stato un’ombra. E ora, a quanto pare, anche la nostra vita doveva sacrificarsi per Gioia.
Cercai di mantenere la calma.
“Scusi, Adriana, ma il nostro è un bilocale. A malapena ci stiamo noi tre. Dove vorrebbe stare lei?”
“Ma perché ti preoccupi, tesoro!” rispose allegra. “Verrei solo la sera, per mangiare e dormire. Di giorno sono fuori. Aiuterò con Sofia, sistemerò un po’ la casa, sarà più facile per te. Non posso mica lasciare mia figlia per strada con i bambini, lei non ha niente!”
E noi, invece, abbiamo tutto? Abbiamo lavorato dieci anni per questo “tutto”, passando notti insonni perché nostra figlia avesse tranquillità e calore, perché potessimo riposare nel nostro angolo. Non sono una che molla facilmente, così dissi chiaramente:
“Mi dispiace, ma sono contraria. Non voglio intrusioni in casa mia. Io sono la padrona qui. Ci siamo creati questo spazio con le nostre forze.”
La suocera cambiò tono. Sparirono i “tesoro” e gli “aiuti”. Arrivarono le accuse: egoista, pensi solo a te stessa, io sono una donna anziana che non può abbandonare sua figlia, e tu invece pensi solo al tuo comodo.
Luca… stava zitto. Zitto! Come se non fosse sua madre a voler turbare la nostra pace, ma una vicina venuta a chiedere dello zucchero. Lo guardai e non lo riconobbi. Era bloccato tra due donne che amava. Una era sua moglie, con la quale stava costruendo una vita. L’altra era sua madre, per la quale sarebbe sempre rimasto il bambino con lo zaino.
Provai a parlargli più tardi, quando rimanemmo soli. Ma abbassò lo sguardo e disse: “Non so cosa fare. Non voglio litigare né con te né con mia madre.” E a me invece è facile? Cosa dovrei fare io, quando mi dicono chiaramente che sono un’opzione di riserva?
Ma credo che la scelta sia inevitabile. Prima o poi, Luca dovrà dire da che parte sta. Sono stanca di vivere come se la mia opinione non contasse. Ho diritto a una casa dove regna la tranquillità. Dove non devo preoccuparmi del giudizio di mia suocera. Dove mia figlia non sentirà sua nonna decidere chi conta di più in questa famiglia.
Non so come andrà a finire. Ma so una cosa: non lascerò che portino via la mia casa. Non permetterò che distruggano tutto ciò che io e Luca abbiamo costruito in anni di sacrifici. Anche se dovessi combattere contro sua madre.
La vita ci mette spesso di fronte a scelte difficili, ma è proprio in quei momenti che capiamo cosa siamo disposti a difendere. Perché la vera casa non è fatta solo di mattoni, ma di rispetto e amore condiviso.