Sono ancora sconvolta: mia suocera vuole trasferirsi da noi e dare il suo appartamento a sua figlia.
Mi chiamo Chiara, ho trentasei anni, sono sposata con Matteo, e stiamo insieme da quasi dieci anni. Abbiamo una figlia, Beatrice, che tra poco compirà sei anni. Entrambi lavoriamo, facciamo del nostro meglio per costruirci una vita senza pesare su nessuno. Ma sembra che la mia pazienza stia per esaurirsi.
Fin dall’inizio, il nostro matrimonio non è stato accompagnato da alcun sostegno. Nessuno ci ha dato nemmeno un centesimo per iniziare. All’inizio, io e Matteo vivevamo in un piccolo appartamento in affitto, pagavamo il mutuo e lavoravamo quasi senza giorni liberi. L’obiettivo era uno solo: risparmiare per l’anticipo di un mutuo e finalmente avere una casa nostra. Vacanze? Ma quale vacanza. Non ci compravamo neanche un maglione nuovo. Tutto quello che facevamo era essenziale, tutto calcolato al centesimo.
Dopo tre anni di sacrifici, finalmente abbiamo comprato un bilocale in centro. Sì, con un mutuo. Sì, un peso enorme. Ma era NOSTRO. Eravamo fieri di noi stessi. Mancavano ancora alcuni anni di pagamenti, ma respiravamo già più liberamente. Eravamo felici semplicemente perché vivevamo per conto nostro. Nessuno ci diceva quando lavare il pavimento, cosa dare da mangiare a Beatrice o dove mettere i calzini. Il nostro mondo era solo nostro.
Poi arrivò quella sera che cambiò tutto. Tornai a casa dal lavoro—stanca, ma contenta, perché ad aspettarmi c’erano Matteo e Beatrice. Insieme a loro, però, in cucina sedeva sua madre, mia suocera, Elena Maria. Sembrava particolarmente animata, come se avesse buone notizie. Mi sbagliavo.
“Chiara, ho preso una decisione,” annunciò con tono serio. “Ho intenzione di trasferirmi da voi. E il mio appartamento lo darò a Silvia.”
Il mondo mi sembrò svanire davanti agli occhi.
Silvia è la sorella minore di Matteo. Due figli, nessun matrimonio, debiti costanti e problemi senza fine. Sua madre l’ha sempre coccolata come una principessa. Tutto per Silvia, tutto per lei. Matteo è sempre stato in secondo piano. E ora, a quanto pare, anche la nostra vita doveva essere sacrificata per lei.
Cercai di mantenere la calma.
“Scusi, Elena Maria, ma abbiamo solo un bilocale. Noi tre già stentiamo a starci. Dove pensa di sistemarsi qui?”
“Ma che ti preoccupi, tesoro!” rispose con tono allegro. “Verrei solo la sera, mangerei e dormirei. Passerei la giornata fuori. Potrei aiutare con la nipotina, dare una mano in casa, sarebbe più facile per te. Non posso mica mandare via mia figlia con i bambini per strada—lei non ha nulla!”
E noi, invece, abbiamo tutto? Abbiamo costruito questo “tutto” goccia a goccia, lavorando giorno e notte per garantire a nostra figlia un luogo tranquillo e accogliente, per avere il nostro angolo di pace. Non sono il tipo che si arrende facilmente, così dissi chiaramente:
“Mi dispiace, ma sono contraria. Non voglio che qualcuno si imponga nella nostra casa. Qui comando io. Abbiamo creato questo comfort con le nostre forze.”
La suocera cambiò tono. Sparirono i “tesoro” e gli “aiuti”, e iniziarono le accuse: ero egoista, pensavo solo a me stessa. Lei, una povera anziana, non poteva abbandonare sua figlia nei guai, mentre io, a quanto parevo, mi preoccupavo solo del mio comodo.
Matteo… Lui stava in silenzio. In silenzio! Come se non fosse sua madre a minacciare la nostra pace, ma una vicina venuta a chiedere in prestito dello zucchero. Lo guardai e non lo riconoscevo più. Era bloccato tra due donne che amava. Solo che una era sua moglie, con cui stava costruendo una vita, e l’altra era sua madre, per la quale sarebbe sempre rimasto il ragazzino con lo zaino.
Provai a parlargli più tardi, quando rimanemmo soli. Ma abbassò gli occhi e disse: “Non so cosa fare. Non voglio litigare né con te né con mia madre.” E a me, invece, è facile? Cosa devo fare quando mi dicono apertamente che sono un’opzione di riserva?
Eppure, credo che una scelta sia inevitabile. Prima o poi, Matteo dovrà dire da che parte sta. Sono stanca di vivere come se la mia opinione non contasse. Ho diritto a una casa dove regna la tranquillità. Dove non devo preoccuparmi del giudizio di mia suocera. Dove mia figlia non sentirà la nonna decidere, alle sue spalle, chi è più importante in questa famiglia.
Non so come finirà questa situazione, ma una cosa la so per certo: non rinuncerò alla mia casa. Non permetterò che venga distrutto ciò che io e Matteo abbiamo costruito negli anni. Anche se per farlo dovrò affrontare sua madre.
La vita ci insegna che, a volte, bisogna difendere ciò che è nostro, anche quando significa prendere posizione contro chi amiamo. Perché il rispetto per se stessi è il primo passo per essere felici.