Sono solo una madre. Nessun diritto, nessun tempo per l’amore.

Sono solo una madre. Dell’amore non ho diritto, né tempo.

A mia figlia Bianca sono appena compiuti sedici anni. Il piccolo, Matteo, ne ha dodici. Ormai sono quasi adolescenti. E io? Io sono ancora solo una madre. Non una donna, non una persona con sogni e diritto a una vita privata, ma semplicemente una mamma. Di mattina, scuola e colazioni. Di giorno, lavoro. La sera, attività extrascolastiche, compiti, cucina fino a tardi. Di notte, stanchezza e lacrime nel cuscino. In silenzio, perché nessuno le possa sentire.

Con il loro padre, Marco, ci siamo lasciati cinque anni fa. Senza scandali, senza tribunali. Un giorno mi disse semplicemente che mi ero dissolta nella maternità, che tra noi non c’era più passione. Ma la verità era un’altra: già allora chattava con un’altra donna, che, a quanto pare, conosceva da tempo.

Non ne feci una tragedia con i bambini. Gli dissi che sarebbe stato meglio così: ora avevano due case. Soffrirono, ovvio. Bianca non mangiava, Matteo la sera taceva. Ma poi passò. Si abituarono. Io c’ero sempre. Il papà? Ogni tanto, per una passeggiata, al bar, al cinema. Aveva affittato un appartamento a Verona, viveva con quella donna. I figli non li portava mai lì — non era ancora pronto a presentarli, diceva. Io non protestai. Dovevano vedersi, non perdere quel legame. Dentro di me, però, tutto si spezzava.

Ma alla fine lo scoprirono. Del matrimonio. Della nuova compagna. Bianca quella notte pianse senza sosta, e al mattino mi guardò con dolore e disprezzo — come se fossi stata io a tradirli. Con Matteo fu ancora peggio: si chiuse in se stesso, smise di raccontarmi persino le piccole cose. Non li incolpai. Soffrivano. Ma soffrivo anch’io.

Poi arrivò Capodanno. Io e le colleghe — del lavoro — andammo alla cena aziendale. Il ristorante era affollato, musica, luci. Ridevamo. Per la prima volta dopo anni, mi permisi di essere semplicemente me stessa.

E fu lì che lo incontrai. Lorenzo. Non bello come un modello, ma nei suoi occhi c’era qualcosa di caldo, vivo, autentico. Era più grande, viveva da solo, suo figlio ormai adulto non abitava più con lui da tempo. Parlammo, gli diedi il numero. E cominciò tutto.

Mi regalava fiori. Mi diceva che ero bella. Senza motivo, così. Mi chiedeva com’era andata la mia giornata. Non pretendeva, non giudicava. E io nascondevo quei mazzi come una ragazzina. Nascondevo i regali nella dispensa. Cancellavo il profumo prima di rientrare a casa. Mi sembrava di ingannare tutti — soprattutto i bambini. Avevo promesso a me stessa che finché non fossero cresciuti, niente felicità personale.

Mia madre lo sapeva. Solo lei. Lei badava ai bambini quando io scappavo di nascosto per un appuntamento. Ma un giorno… una parola di troppo. In una chiacchierata con Bianca, le sfuggì che io uscivo con un uomo. Bianca esplose.

«Sei come lui!» urlò. «Ci hai mentito! Sei una falsa!»

Io rimasi lì, senza parole. E lei, la mia bambina, la mia orgoglio, mi scagliava parole come coltelli. Ogni una mi trafiggeva. E Matteo? Se ne andò in camera senza dire nulla. Da allora, quasi non mi parla più.

Ho provato a spiegare. Che non ho smesso di essere la loro mamma. Che sono anch’io un essere umano che ha bisogno di affetto. Che Lorenzo è buono, gentile, non vuole prendere il posto di nessuno, solo essermi vicino. Ma Bianca non ascolta. Per lei, sono una traditrice.

Lorenzo mi chiede di andare a vivere insieme. Di sposarci. Vuole costruire un futuro con me. Ma io… sono in un vicolo cieco. Perché mia figlia mi ha posto un ultimatum: o lui, o noi. E io mi spezzo.

Il cuore sussurra: ti meriti l’amore. La maternità urla: i bambini vengono prima di tutto. Ma sono anch’io una persona, no? O essere una buona madre significa dimenticare per sempre di essere una donna?

Ho paura. Paura di perdere l’ultima occasione per essere felice. Paura di tradire i miei figli. Paura di rimanere sola. E il tempo scorre…

Cosa devo fare? Come far capire ai miei bambini che si può essere madre e donna innamorata? Come non perdere me stessa per coloro per cui ho vissuto, respirato, lottato per anni?

Ragazze, chi è passata per questo… rispondetemi. Forse conoscete la strada. Perché io… sono stanca di essere un’ombra.

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