Mi alzai in punta di piedi e, mentre attraversavo il corridoio, vidi mio marito Enzo infilare di nascosto una banconota nella tasca del cappotto di sua madre. Intorno al tavolo della cucina, la suocera chiacchierava allegramente con gli ospiti, ignara di tutto. Quell’immagine mi lasciò senza fiato, paralizzata da un vortice di domande. Perché Enzo lo faceva di nascosto? E perché sentivo come un tradimento, proprio nella mia casa?
Enzo ed io siamo sposati da cinque anni. Il nostro matrimonio non è perfetto, ma ci vogliamo bene e cerchiamo di costruire una vita insieme. Lavoro come contabile in una piccola azienda, lui è autista per una ditta di logistica. Con i nostri stipendi, viviamo senza lussi: paghiamo l’affitto, mettiamo da parte qualcosa per la macchina, ogni tanto ci concediamo una vacanza modestissima. Mia suocera, signora Rosalia, abita nel quartiere vicino. Viene spesso a trovarci, porta torte fatte in casa, racconta pettegolezzi. Sono sempre stata gentile con lei, anche se a volte i suoi commenti sul mio modo di cucinare o tenere la casa mi davano fastidio.
Quella sera era come tante altre. Avevamo invitato degli amici a cena, e anche la signora Rosalia era venuta. Io ero in cucina a preparare antipasti e primi piatti, Enzo apparecchiava. Come al solito, mia suocera era il centro dell’attenzione: scherzava, parlava dei suoi tempi, offriva a tutti la sua marmellata speciale. Gli ospiti ridevano, l’atmosfera era serena. Ma dovetti uscire un attimo per prendere un piatto dalla credenza in corridoio. Fu allora che lo vidi: Enzo, dopo aver guardato furtivo attorno, infilò veloce dei soldi nella tasca del cappotto di sua madre.
Mi bloccai. Il cuore batteva all’impazzata, la mente affollata di domande: perché lo faceva? E perché di nascosto? Non ci siamo mai nascosti quando aiutavamo i nostri genitori. Io stessa do qualche soldo a mia madre, e Enzo lo sa. Ma lui non mi aveva mai detto nulla dell’aiuto alla signora Rosalia, e soprattutto, lo faceva alle mie spalle. Tornai in cucina, fingendo che tutto fosse normale, ma dentro ribollivo. Mia suocera continuava a sorridere, raccontando un’altra storiella, e io la osservavo chiedendomi: sapeva che suo figlio le aveva messo quei soldi in tasca?
Dopo cena, quando gli ospiti se ne furono andati e la signora Rosalia tornò a casa, non resistetti più. “Enzo, ho visto che hai messo dei soldi nel cappotto di tua madre. Perché non me l’hai detto?” Lui dapprima esitò, poi si irrigidì: “Laura, che interrogatorio è? Le ho dato qualcosa per le medicine, mi aveva chiesto un aiuto.” Mi stupii: “Medicine? Potevi dirmelo, ne avremmo parlato insieme.” Lui scosse la mano: “Non volevo importi altro. Sono i miei soldi, decido io come usarli.”
Le sue parole mi ferirono. I suoi soldi? Ma il nostro budget non era comune? Sempre abbiamo discusso delle spese importanti, fatto progetti insieme. Invece adesso scoprivo che aiutava sua madre alle mie spalle, come se io fossi contro. Mi ricordai che la signora Rosalia aveva appena comprato una borsa nuova e, qualche mese prima, era andata in vacanza da un’amica in un’altra città. Davvero Enzo le dava soldi solo per le medicine? E perché lei accettava senza dir nulla, pur sedendo alla nostra tavola, mangiando il nostro cibo?
Decisi di riparlarne quando si fosse calmato. Il giorno dopo, a cena, aprii il discorso con cautela: “Enzo, non mi dispiace che aiuti tua madre. Ma parliamone, no? I soldi sono nostri, voglio sapere dove vanno.” Lui sospirò: “Laura, mamma si vergogna a chiedere. Con la pensione campa male, e non voglio che si senta a disagio.” Annui, ma aggiunsi: “Però perché nasconderti? Non sono tua nemica.” Rimase in silenzio, poi confessò che temeva le mie reazioni. “A volte brontoli se spendo per cose inutili,” disse.
Riflettei. Forse aveva ragione? È vero, mi lamento quando compra l’ennesima canna da pesca pur avendone a casa, ma aiutare sua madre è diverso. Avrei capito, se solo me ne avesse parlato. Questo segreto, però, mi aveva fatta sentire esclusa. E non riuscivo a togliermi dalla testa che la signora Rosalia sapesse e sorridesse, ignara del mio sgomento.
Parlai con mia suocera. La invitai per un caffè e, quando arrivò, mi feci coraggio: “Signora Rosalia, so che Enzo le dà dei soldi. Non è questo il problema, ma mi duole che accada alle mie spalle.” Si meravigliò, ma replicò subito: “Laura, tesoro, non li ho chiesti io. Lui insiste, mica è colpa mia.” Il tono era così candido che dubitai: forse stavo esagerando?
Eppure questa storia non mi dà pace. Amo Enzo, rispetto sua madre, ma voglio trasparenza. Abbiamo promesso di discutere le spese, anche quelle per i genitori. Lui sarà più aperto, io meno brontolona. Ma dentro resto turbata. Quando la signora Rosalia viene a trovarmi, mi domando: è sincera? E potrò fidarmi di Enzo come prima?
Questa storia mi ha insegnato che anche nell’amore ci sono zone d’ombra. Voglio una casa dove tutto sia chiaro. Forse col tempo troveremo un equilibrio, smetterò di sospettare, lui di temere le mie reazioni. Ma ora imparo a esprimermi, sperando che quei soldi nel cappotto non diventino un muro fra noi.