Oggi mi sento davvero amareggiata. Mia sorella minore, Francesca, è profondamente offesa con me perché mi sono rifiutata di aiutarla con suo figlio. Urla che siamo una famiglia, che non si comporta così, ma dimentica come lei ha voltato le spalle quando avevo bisogno, rifiutandosi di portare mia figlia, Beatrice, al mare. Il suo egoismo mi ha spezzato il cuore e ora non voglio più sacrificarmi per chi non apprezza il mio aiuto. Viviamo in un piccolo paese vicino a Bologna, e questa situazione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Un mese fa, Francesca è entrata in casa mia con gli occhi scintillanti: «Andiamo tutti al mare! Io, mio marito, nostro figlio e mia suocera!» Avevano già prenotato l’alloggio, pianificato tutto, e io ero sinceramente felice per loro. Ma subito mi è venuto un nodo alla gola per Beatrice. Lavoro come freelance e quest’anno, purtroppo, non posso permettermi una vacanza. I progetti sono tanti, il mio stipendio dipende da loro, ma il tempo per mia figlia è sempre meno. Beatrice è la mia luce, eppure non posso regalarle l’estate vivace che sogna. Mia madre e le amiche mi aiutano come possono: la nonna, nonostante il lavoro, la porta a passeggio, le amiche la invitano in cortile. Senza di loro, la mia bambina sarebbe chiusa in casa tutto il giorno.
Sono una madre single. Mio marito ci ha lasciato per rifarsi una vita e ora ha un altro figlio. Di Beatrice non gli importa nulla: non chiama, non aiuta. Tiro avanti da sola, lavorando fino allo stremo per mantenere la nostra piccola famiglia. Quando ho saputo che Francesca andava al mare, mi è sembrata un’occasione perfetta: Beatrice avrebbe potuto unirsi a loro. Viaggiavano in quattro, sarebbe stato semplice tenerla d’occhio. Ero pronta a pagare tutto, pur di far respirare alla mia bambina l’aria del mare e vederla felice.
Ho provato a parlarle. «Per favore, porta anche Beatrice», ho implorato. «Coprirò tutte le spese, non sarà un peso». Ma mia sorella ha tagliato corto: «Due bambini ci complicherebbero la vita. Non vogliamo responsabilità per un bambino che non è nostro». Le sue parole mi hanno colpito come un pugno. Non suo? Beatrice è sua nipote! Ho cercato di spiegarle che Beatrice è tranquilla, che avrei pagato ogni cosa, ma Francesca è rimasta irremovibile: «Con tua figlia non potremmo rilassarci». Il mio cuore si è spezzato. Ho capito: quest’anno, niente mare per Beatrice. Ma dentro di me è rimasta un’ombra di rancore e una decisione ferma: non mi sacrificherò più per lei.
Francesca è abituata a chiedermi favori. Crede che, lavorando da casa, io possa badare a suo figlio, Matteo, senza problemi. Ho accettato per anni, anche se mi rubava tempo ed energie. Lo prendevo quando aveva visite mediche o appuntamenti, perché «siamo famiglia». Ma dopo il suo rifiuto, ho capito: per lei il mio aiuto non è un gesto d’amore, ma un obbligo. Non apprezza né me né mia figlia. Sua suocera vive lontana, e io sono l’unica a cui può chiedere, ma questo non significa che devo fare da babysitter.
Tornata dal viaggio, abbronzata e contenta, Francesca è tornata da me. Avevano un weekend fuori porta, ma senza bambino. Era sicura che, come sempre, avrei accettato. «Puoi stare con Matteo, vero?», ha detto sorridendo. Io ho risposto fredda: «No. Ho molto lavoro e voglio passare il tempo con Beatrice». Lei è rimasta scioccata: «Come? Siamo famiglia! È tuo nipote!» Le ho ricordato il suo rifiuto, quando ha chiamato Beatrice un peso. «Hai detto che era un’estranea. Perché dovrei aiutarti ora?» La sua faccia si è deformata dalla rabbia, ma non ho ceduto.
Francesca ha fatto una scenata, accusandomi di insensibilità. «Per colpa tua non potremo andare! Nemmeno mamma lavora, non può prendersi Matteo!», gridava. Ma sono rimasta ferma. Il mio cuore sanguinava per Beatrice, che per colpa sua ha perso il mare, la gioia. Non voglio più sacrificare mia figlia per chi non rispetta i miei sentimenti. Francesca pensava fossi sempre disponibile, ma c’è un limite. Il mio aiuto era un gesto d’amore, lei lo dava per scontato. Ora trovi un’altra soluzione: io scelgo Beatrice.
Questa lite ha lasciato cicatrici. Credevo fossimo unite, ma il suo egoismo ha dimostrato che per lei la famiglia conta solo se sono i suoi interessi. Beatrice merita di più, e farò di tutto per darle un’infanzia serena, anche lavorando il doppio. Francesca impari a rispettare chi le vuole bene. Se non ha voluto regalare a mia figlia una settimana di felicità, io non devo salvare i suoi piani. Il cuore mi fa male per questa frattura, ma so di aver fatto la cosa giusta. Ho scelto Beatrice.