La Sorpresa Scaltra: Il Piano Segreto della Suocera
Beatrice dormiva ancora quando un forte bussare alla porta squarciò il silenzio mattutino del loro appartamento nella periferia di Milano.
“Alessandro, apri tu,” borbottò, spingendo il marito con un gomito.
“Sto dormendo,” brontolò lui, tirandosi il copertino sulla testa.
Con un sospiro, Beatrice si liberò delle coperte e, trascinando le pantofole, si avviò verso la porta. Quando aprì, rimase senza fiato: sulla soglia c’era sua suocera.
“Maria Teresa? Cosa ci fate qui?” gli occhi di Beatrice si spalancarono per lo stupore.
La suocera, ignorando la domanda della nuora, entrò in silenzio, lasciandosi dietro una scia del suo profumo troppo intenso.
“Bea, chi era?” Alessandro, strofinandosi gli occhi, apparve nel corridoio.
“Non dici niente? Su, racconta a tua moglie la nostra sorpresa!” Maria Teresa fissò il figlio con un sorriso sarcastico.
“Quale sorpresa?” Beatrice si voltò di scatto verso il marito, sentendo il cuore stringersi per un brutto presentimento. Capì che le stavano nascondendo qualcosa, ma non poteva immaginare quale colpo l’aspettasse.
“Di nuovo?” Beatrice guardò Alessandro con disperazione. “La scorsa settimana siamo già stati da tua madre per aiutarla con le faccende! Sono stanca, Ale, almeno questo weekend passiamolo in pace, solo noi due…”
La sua voce tremava, gli occhi imploravano, ma lui rimase inflessibile.
“Bea, sai che mamma è in difficoltà. Dopo la morte di papà, è sola, non ce la fa. Io sono l’unico figlio, devo aiutarla.”
“E perché è venuta ora?” cercò di controllare la rabbia.
“Ho detto che aveva bisogno della carta da parati, color avorio, e altre piccole cose per la ristrutturazione.”
“Non potevate ordinarle online?” domandò con speranza.
“Lei non sa come fare. Andiamo questo weekend, faremo una passeggiata, ti distrarrai un po’.”
“Distrarmi in un negozio di bricolage? Che divertimento!” sbuffò Beatrice, il rancore ribollendole nel petto.
Ma non voleva rovinarsi il weekend. Prese il telefono, ordinò tutto con consegna a domicilio, scelse i materiali e pagò di tasca sua. A Maria Teresa non restava che aspettare il pacco. Sembrava che ora non avrebbe avuto più scuse per venire a Milano. La consegna era prevista per venerdì sera, e Beatrice tirò un sospiro di sollievo, pensando di averla spuntata.
Fu uno shock quando, sabato mattina, la suocera si presentò con enormi sacchetti pieni di carta da parati e barattoli di vernice.
“Volevate che portassi tutto questa roba da sola?” Maria Teresa la fulminò con uno sguardo gelido. “Alessandro, non le hai detto nulla?”
“Maria Teresa, doveva essere una sorpresa,” balbettò Beatrice, ancora in pigiama, confusa nel corridoio.
“L’ho capita benissimo la sorpresa,” la suocera storse le labbra e fissò il figlio. “Perché taci? Su, dillo a tua moglie!”
“Dillo cosa?” la voce di Beatrice tremò. Sentiva che il suo mondo stava per crollare.
“Mi trasferisco da voi per qualche mese,” annunciò Maria Teresa con un sorriso trionfante, togliendosi il cappotto.
Prima che Beatrice potesse reagire, la suocera lanciò un altro colpo:
“E voi venite in campagna da me.”
Maria Teresa attraversò la cucina come una regina, mentre Beatrice afferrò il braccio del marito, sussurrando furiosa:
“Ma che significa? Non ne abbiamo mai parlato!”
“Scusa, non ho fatto in tempo a dirtelo,” Alessandro si strinse nelle spalle come se fosse una sciocchezza. “Mamma ha proposto così. Tranquilla, non partiamo domani.”
Trattenendo la rabbia, Beatrice si rifugiò in camera. Litigare davanti alla suocera non voleva, ma dentro di sé ribolliva. La sera, Alessandro finalmente spiegò.
“Bea, pensaci, è un’opportunità! Faremo la ristrutturazione in campagna, come vuoi tu. Arricchirai il portfolio, avrai nuovi clienti! Finché lavoriamo, resteremo là. Mamma non può respirare la polvere dei lavori, e qualcuno deve controllare gli operai.”
“E quel qualcuno sarei io?” sbottò Beatrice.
“E che c’è di male? Hai bisogno di lavoro, io e mamma ci stiamo prendendo cura di te!”
“Cura? Sbattermi in mezzo al nulla, lontano da tutto? Non voglio! A me piace il nostro appartamento!”
“Non partiamo subito,” replicò Alessandro. “Hai già ordinato la carta, inizieremo con una stanza per far star meglio mamma.”
“E la polvere?” rise amara.
“Apro la finestra, non se ne accorgerà. Così potrà controllare. E poi, non siamo in condizione di imporle regole. L’appartamento è suo, la casa è mia.”
“L’appartamento è suo solo perché non hai accettato l’eredità!” esplose Beatrice.
“Non intrometterti nelle faccende di famiglia!” tagliò corto lui. “Io e mamma abbiamo deciso. Sono l’unico erede, tanto sarà tutto nostro.”
“Se l’appartamento fosse tuo, tua madre non ci caccerebbe in campagna! Invece, per colpa tua, dobbiamo andarci!”
Maria Teresa, che origliava dietro la porta, non resistette. Spalancò l’uscio.
“Stai zitta!” urlò. “Sei venuta qui senza niente e ora pretendi l’eredità?”
“Senza niente?” Beatrice rimase senza fiato.
“Esatto! Senza mio figlio saresti per strada! E ora fai la prepotente?”
“Penso sia giusto,” replicò Beatrice. “Avete privato Alessandro di tutto! E se vi risposaste?”
“Io? Risposarmi?” Maria Teresa scoppiò a ridere, ammorbidita dal complimento inaspettato. “Va bene, fate la ristrutturazione e intesto l’appartamento a lui. Ma la casa resta mia. ContentBeatrice accettò il compromesso, ma nel profondo sapeva che la battaglia con Maria Teresa era solo all’inizio.