Sposarsi con un disabile: Racconto di una donna, delle sue insicurezze e dell’incontro con il vero amore in corsia, tra difficili decisioni, speranza e la rinascita di una famiglia italiana

Diario di Lucia

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Stasera mia figlia è tornata tardi dal policlinico dove lavora come infermiera in ortopedia. È rimasta a lungo sotto la doccia; poi in vestaglia è venuta in cucina.

Su, Lucia, ci sono delle polpette e della pasta nel tegame, vuoi mangiare qualcosa? ho chiesto cercando di capire dal suo sguardo se fosse stanca o preoccupata. Sei esausta? Che succede, cara?

Non ho fame. Tanto sono già abbastanza brutta, se continuo così finirò per non piacere più a nessuno, ha risposto lei con voce cupa, versandosi una tazza di tè.

Ma cosa dici! mi sono preoccupata, Hai il viso bello, occhi intelligenti, naso e labbra normali, non dire certe cose di te stessa, Lucia!

Dico solo la verità. Tutte le mie amiche sono sposate da un pezzo e io no! Piaccio solo a ragazzi insignificanti. Quelli che mi interessano nemmeno si degnano di guardarmi. Che cè che non va in me, mamma? mi ha fissato, piena di aspettativa e amarezza.

Tesoro, semplicemente non hai ancora incontrato la persona giusta, arriverà il momento giusto, ho provato a rassicurarla, ma Lucia si è agitata ancora di più.

Sì, certo, i miei occhi intelligenti perché sono piccoli, le labbra sono sottili, il naso guarda che disastro! Se avessimo soldi mi rifarei tutto, ma siamo poveri! Così ho deciso: sposerò uno dei ragazzi che ho visto in clinica, quelli che dopo un incidente sono stati abbandonati dalla loro ragazza. Non mi resta altro, ho trentatré anni, non posso più aspettare!

Ma dai, Lucia, non dire così anche tuo padre ha problemi alle gambe. Speravo che almeno il genero ci avrebbe aiutato nellorto, sarebbe stato prezioso, e invece come si fa? mi è scappato detto, poi mi sono affrettata a correggermi.

Non prenderla male, Lucia, non tutti possono essere ricchi. Perché proprio uno con una disabilità? Guarda Alessandro, il figlio del nostro vicino: è un bravo ragazzo, ti guarda sempre con ammirazione. È robusto, avrete figli sani e poi

Mamma, ti prego smettila: Alessandro non resta in nessun lavoro, ama bere e poi di cosa dovrei parlare con lui? Lucia era proprio contrariata.

Non cè bisogno di parlare tanto con lui, io gli dirò di vangare lorto col motocoltivatore e poi viene a cena. O lo mando a fare la spesa è uno buono, laborioso, magari tra voi funziona ho proposto, sperando. Ma Lucia ha spostato il tè senza finirlo, si è alzata in piedi.

Vado a dormire, mamma, davvero stavolta mi hai delusa. Pensavo almeno tu mi volessi bene così come sono Invece anche tu pensi che io sia uningrata.

Lucia, ma come puoi pensarlo? mi sono precipitata verso di lei, ma lei con un cenno mi ha fermata: Basta, mamma!

E si è chiusa la porta della sua stanza alle spalle.

Per tanto tempo, quella notte, è rimasta sveglia a pensare. Ripensava a quel ragazzo arrivato da poco, a cui avevano dovuto amputare la gamba fino alla caviglia.

Era entrato in un vecchio edificio da demolire e un blocco gli aveva schiacciato la gamba. L’hanno trovato tardi, non sono riusciti a salvarla.

Non aveva nessuno che gli facesse visita. Era giovane, nemmeno trentanni.

Allinizio lui guardava Lucia con occhi dolci, la prendeva per mano, la guardava con speranza subito dopo l’operazione.

Poi, ripresosi, aveva realizzato la situazione e fissava il soffitto senza parlare. Lucia provava una compassione speciale per lui, forse proprio perché nessuno veniva a trovarlo.

Secondo te riuscirò a camminare? le ha chiesto giorni fa senza guardarla. Lucia gli ha risposto sicura:

Certo che ci riuscirai. Guarirai bene, sei giovane!

Lo dite tutti vorrei vedervi senza gamba, che vita sarebbe? si è innervosito, dandole la colpa quasi.

E tu perché sei andato lì? si è irritata anche Lucia. È colpa tua!

Mi era sembrato di vedere qualcosa ha borbottato, ora quando lei entra in camera lui si volta verso il muro.

Lucia però lo osservava. Aveva occhi chiari, freddi come ghiaccio. Ma il viso era bello. Peccato davvero quanto gli era successo.

Mi prendi in giro vero? Mi guardi con pena, tanto nessuna si innamora di uno come me, ci si può solo compatire! un giorno lui ha colto il suo sguardo.

Nemmeno una come me la ama nessuno, e io ho tutte e due le gambe e le braccia. Ma sono troppo inutile anche solo per la compassione, magari mi mancassero le gambe almeno avrei una scusa! gli ha ribattuto Lucia, a cui veniva da piangere per quanto si sentisse sola.

Ma allora lui per la prima volta ha sorriso, guardandola negli occhi:

Ma sei matta? Brutta tu? Ma hai visto come sei bella? Io ti guardo e, davvero, invidio chi avrà la fortuna di starti accanto!

Lucia lo fissava come sorpresa. E sentiva che era la verità. Così finalmente ha detto ciò che le girava in testa da giorni:

E se scegliessi te, tu mi sposeresti? Non rispondi… allora significa che non è vero quello che dici!

Si è alzata per uscire, delusa.

Michele però, sostenendosi sulle braccia, si è messo a sedere come se volesse inseguirla. Ma poi si è ricordato di non poterlo fare e le ha gridato:

Sposami, Lucia, ti prometto che presto nessuno si accorgerà più della mia gamba! Tornerò in piedi, non andare via!

Lucia

Sul pianerottolo lei si è fermata, quasi piangendo. Ma per la prima volta aveva la sensazione che fosse quello giusto.

Non importava più il naso, o gli occhi, né la sua gamba: semplicemente si erano trovati.

Era giunto il momento, come diceva la mamma

Michele si è messo in riabilitazione con una forza incredibile. Ora aveva uno scopo: doveva tornare in forma, per Lucia, per il loro futuro.

Voleva che Lucia non pensasse più di essere inutile: per lui era vitale, la voleva al suo fianco, sempre.

Ti sei innamorata, figliola? qualche giorno dopo mi ha chiesto a bruciapelo, Guarda come sei radiosa, e pensavi di essere brutta!

Lucia nemmeno ha provato a mentire. Ormai camminava come sulle nuvole, desiderava solo che Michele tornasse presto a camminare bene, abituandosi alla protesi.

Facevano lunghe passeggiate, dapprima solo nel giardino dellospedale, poi tra le vie di Torino illuminate per Natale, con le decorazioni che luccicavano sulla neve.

Ecco qui, dove cera la casa che mi è crollata addosso, un giorno le ha indicato Michele.

Ma cosa ti era sembrato di vedere lì dentro? Non me lo hai mai raccontato, si è ricordata Lucia.

Non ridere, ma era un cucciolo randagio, magro, tutto nero con le zampe bianche. Ho pensato che sarebbe morto di freddo, volevo portarlo a casa con me, almeno non saremmo stati soli, le ha spiegato lui.

Ma guarda, là cè proprio un cane magro che ci osserva, ma ha paura ad avvicinarsi.

Forse è proprio lui! si è entusiasmato Michele. E il cane ha preso a seguirci, scodinzolando a distanza fino a casa nostra

Hai visto che fortuna? Lucia si è fatta un marito così simpatico, più giovane, con casa tutta sua e senza suocera! scherzavano le amiche al matrimonio.

Io, come mamma, mi sono commossa quando Michele ha iniziato a chiamarmi mamma.

È cresciuto in orfanotrofio, non ha famiglia. Ma è davvero una bella persona e si vogliono tanto bene. Che possano essere felici, è il mio più grande augurio.

E lorto? Pazienza, si può sopravvivere anche senza. Anche se Michele si dà da fare in tutto e gli riesce sempre bene!

Lucia e Michele ora vivono in tre il cane di nome Giacomo è rimasto con loro. Ma tra poco saranno in quattro: Lucia aspetta una bambina che nascerà a giorni

Mai disperare nella vita: si rischia di non vedere e non riconoscere la propria felicità.

La bellezza della vita è proprio nella sua imprevedibilità.

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