**15 Ottobre 2023**
Non so ancora come abbia potuto permettere che succedesse. Come abbia fatto a non vedere, dietro quell’aria sicura e quei trentotto anni, un semplice mammone. Sembrava un uomo fatto e finito, deciso, persino carismatico. Divorziato, viveva da solo, affittava il suo appartamento. Pensavo fosse maturo. Invece, quella maturità era solo di facciata.
Anch’io avevo avuto un’esperienza fallita: il mio primo matrimonio era naufragato per l’immaturità di mio marito. Passava le giornate al computer senza nemmeno cercare lavoro. Dopo di lui, mi ero detta: solo uomini più grandi. Ma ahimè, l’età non è garanzia di maturità.
Con lui, il mio attuale marito, ci siamo conosciuti tramite… sua madre. Lavoravo come commessa in un negozio, e lei era una cliente fissa: dolce, affabile, sempre sorridente. Diceva: “Mi piacerebbe una nuora come te”. Poi è arrivato lui, con corteggiamenti impeccabili, da manuale. Ci sono cascata: le attenzioni, la stabilità, l’apparente sicurezza. Ci siamo sposati, e ci siamo trasferiti nel suo vecchio appartamento.
Il primo shock è stata la casa. Tutto sembrava uscito dagli anni ’70: tappeti appesi alle pareti, cristalleria nella credenza, mobili antiquati. Tentai timidamente: “Che ne dici di rinnovare? Magari una piccola ristrutturazione?” Lui rispose secco: “Ma no, tutto questo l’ha scelto la mamma. Sarebbe un peccato buttarlo!” Perfino togliere quel tappeto dal muro è stata una battaglia. Si è arrabbiato come se gli avessi strappato il cuore dalla madre.
Poi, peggio. I piatti nell’armadio non si toccano, perché “oggi non ne fanno più di questa qualità”. Le frasi che usa sono identiche a quelle di sua madre. E, naturalmente, lei ha cominciato a venire sempre più spesso. Ovviamente, su suo invito.
Appena entrava, partivano le lezioni: perché non usi la scopa invece dell’aspirapolvere? Perché avete tolto il tappeto? E soprattutto: “In casa dovrebbe essere tutto come da me, così mio figlio sta meglio”. Poi, la cucina. “La pasta al forno la fai sbagliata! Mio figlio la vuole solo così, bella grassa”. Una volta ho perso la pazienza: “E poi sarete voi due a correre dal dottore? Quello non è cibo, è un viaggio diretto per la gastrite!”
Ho provato a cambiare i mobili, e mia suocera ha ribattuto: “Tu qui sei arrivata a mani vuote!” E allora? Dovevo portarmi dietro la credenza dei miei genitori? Io lavoro, anche se per ora come commessa, ma mi impegno e punto a una carriera migliore. E poi ho un marito che guadagna bene. Perché non posso decidere nulla in questa casa?
E lui… Lui assomiglia sempre più a sua madre. L’altro giorno mi ha detto: “Perché non guardi qualche fiction così hai argomenti per chiacchierare con la mamma?” Da internare. Io la TV non la accendo nemmeno, e già passo abbastanza tempo con lei—viene ogni giorno, puntuale come un orologio. Mi spiega come stirare “nel modo giusto”, come lavare i pavimenti, come chiudere gli armetti.
Non posso dire che sia cattiva. Non lo è. È solo… troppo. Troppo invadente, troppo controllante. E la cosa più terribile? Mio marito non ci vede nulla di strano. Per lui è normale. Ma io non voglio vivere così. Non voglio diventare una copia di sua madre. Voglio la mia vita, organizzare la casa a modo mio.
Sì, l’appartamento non è mio. Sì, non ho contribuito economicamente. Ma ci ho messo l’anima. E non ho intenzione di trasformare la mia vita in una succursale di un museo anni ’70, con mia suocera come direttrice.
Voglio un figlio. Ma non voglio che cresca con questo modello. Non voglio che diventi un mammone come suo padre. Lui non è più un ragazzino. È ora che capisca: sposarsi significa staccarsi. Altrimenti, forse, sarà meglio che lo faccia io. Prima che sia troppo tardi.
**Lezione per me stesso:**
L’amore non dovrebbe mai significare rinunciare a chi sei. E nessun uomo, per quanto affascinante, vale la pena se vive ancora nell’ombra di sua madre.