Sposato per Caso

**5 Maggio**

Oggi è stato uno di quei giorni in cui il mondo sembrava cospirare contro di me.

Martina correva nel centro commerciale con una marea di buste, scartava gente sulle scale mobili, maledicendo tra sé quel ragazzo svampito di Luca, che non aveva nemmeno la macchina per venirla a prendere e risparmiarle questa farsa. Alla fine ha dovuto chiamare un taxi con l’app, e naturalmente è arrivato subito. Così, sui tacchi alti, ha dovuto trascinarsi come una pazza fino al parcheggio.

“Che giornata di merda,” borbottava, mentre le scarpette di pelle le facevano a pezzi i piedi.

“Signorina, attenzione!” l’ha sgridata una signora sullo scalone, colpita da una busta mentre Martina scendeva di fretta.
“Guardi davanti invece di contare i passeri!” ha ringhiato lei senza voltarsi.
“Maleducata!” ha sbottato la donna, ma a Martina non importava un fico secco.

Arrivata al parcheggio, ha controllato il numero della macchina, ma il conducente aveva già cancellato la corsa. E il prezzo era raddoppiato. Ha annullato la prenotazione con un gesto secco, infilando il telefono in tasca. Trovata una panchina libera, ci ha scaricato tutti i sacchetti e si è lasciata cadere accanto, togliendosi una scarpa con un sospiro di sollievo.

“Dio, oggi tutto mi va storto!” Ha sbuffato, spingendo via una borsa con troppa forza. Il sacchetto è caduto sulla panchina, perdendo lo scontrino.

Ha chiuso gli occhi. Ultimamente, le sembrava che la vita avesse deciso di prenderla di mira…

***

Martina era sempre stata quella che mirava in alto, senza accontentarsi di poco. Se un telefono, doveva essere l’ultimo modello. Se una manicure, solo dal miglior salone. Se delle scarpe, dovevano essere di qualità. Lo stesso criterio lo applicava agli uomini: voleva uno ricco, intelligente e bello. Peccato che la fortuna non fosse dalla sua. Invece di bei partiti, le capitavano solo quelli “falliti”. Vecchi, grassi, pelati, stupidi, poveri, pigri. Ne aveva scartati a decine, ma nessuno era all’altezza.

“Se continui così, finirai sola,” le diceva sua madre. “Un uomo si valuta dalle azioni, non dal portafoglio.”
“E io dovrei ammirarlo di notte per le sue buone azioni? Per quelle servono i soldi, sai?” ribatteva Martina, venticinquenne e piena di risposte pronte.

La madre non replicava. Martina era troppo veloce di lingua. Si sarebbe detto una laureata in dialettica, ma in realtà lavorava come hostess in un ristorante. Era lì, tre anni prima, che tutto era cominciato. A forza di vedere signore in pelliccia accompagnate da uomini facoltosi, aveva pensato: “E io perché no?”

Ma la vita aveva altri piani per lei. I ricconi non la notavano mai. Qualcosa in lei, forse l’aria da ragazza di periferia con la terza media, li teneva lontani. Eppure lei sognava un fidanzato autorevole, con una bella macchina e abiti firmati.

Il tempo passava, gli uomini cambiavano, ma il principe azzurro non arrivava. Alla fine si era rassegnata con Luca, un impiegato di banca con uno stipendio decente. Niente di che: capelli castani, occhi grigi, metro e settantacinque, né magro né grasso. Però aveva un bilocale in mutuo. La macchina? Inutile, diceva lui. Con i mezzi pubblici, a Milano, era solo un costo in più.

Era buono, ma insistente. Le portava fiori al lavoro, la portava a cena. Dopo tre mesi, spinta dalla madre, Martina aveva ceduto.

“E un bravo ragazzo, ti tratta come una regina. Cosa vuoi di più? Meglio un uovo oggi che una gallina domani.”

A malincuore, Martina aveva accettato. In fondo, con Luca non stava male. Lui la coccolava, la portava in vacanza (in economy, però), le preparava la cena, la lasciava andare a fare shopping con le amiche. E voleva sposarla.

Passò quasi un anno. Martina si abituò, ma non smise di sognare. E alle amiche non si tratteneva dal lamentarsi. “Luca non è all’altezza,” diceva. Eppure… forse non doveva lamentarsi…

***

“Perché tutto contro di te? Io non ho nulla in contrario,” si sentì dire all’orecchio.

Martina sobbalzò. Dietro di lei c’era Andrea, un ragazzo che al liceo l’aveva corteggiata e che lei aveva umiliato davanti a tutti.

Non lo riconobbe subito. Al posto del ragazzino mingherlino e brufoloso, ora c’era un uomo attraente, capelli scuri, barba curata, giacca di pelle.

“Ciao, accidenti… quanto tempo,” sorrise Martina. “Sei… diverso.”
“Già,” annuì lui. “Ma ti ho riconosciuta subito. Che succede? Sei qui sola, senza scarpe e con la faccia da funerale.”

Martina gli raccontò tutto, omettendo Luca.

“SentAndrea, dopo averla ascoltata, le offrì un passaggio con la sua macchina nuova di zecca, e mentre lei ammirava il suo sorriso perfetto e l’aria da uomo di successo, non poteva sapere che quella sera stessa avrebbe sbattuto contro la dura realtà: il principe azzurro era solo un illusionista.

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