Stai derubando mio figlio, non può nemmeno comprarsi una lampadina: La domenica in cui la mia famiglia ha preteso soldi per un regalo costosissimo, e ho capito che è meglio lasciare che mio marito spenda tutto in videogiochi piuttosto che far arricchire i suoi parenti approfittatori!

Stai derubando mio figlio, non riesce nemmeno a comprarsi una lampadina.

La domenica mattina ero avvolta in una coperta sul divano, languidamente sospesa tra il sonno e il risveglio come si fluttua in una stanza piena di nebbia azzurra. Mio marito era andato da sua madre, ufficialmente per cambiare una lampadina, ma sapevo che il vero motivo era tuttaltro:
Figlio, non ti sei dimenticato che oggi è il compleanno di Federico?

Il mio uomo, Sandro, è un vero sperperone: il suo stipendio evapora in pochi giorni, come spruzzi di pioggia sulle pietre di Piazza Navona. Per fortuna mi lascia i soldi per le bollette e la spesa: il resto lo brucia per videgiochi e piccoli accessori elettronici che compra con lentusiasmo di un ragazzino. Non mi disturba questa sua passione meglio giochi che notti nei bar o in discoteca. Daltronde ho letto in un vecchio libro che i primi quarantanni dellinfanzia sono i più difficili per chiunque.

Non racconto tutto ciò per invocare compassione: semplicemente spiego perché mio marito ha sempre il portafoglio vuoto come una scatola di biscotti dopo una visita dei nipotini. Io invece riesco a mettere da parte qualche euro e a volte gli presto anche dei soldi, ma sono inflessibile: li nego ogni volta che servono per le esigenze materne o dei parenti di lui.

Ovviamente mi ricordai che era il compleanno di Federico e una settimana fa gli avevo già comprato un regalo. Prima che Sandro partisse, consegnai il pacchetto e mi piazzai davanti alla TV, pregustandomi un film. Non sono andata con lui: tra me e i suoi parenti cè solo una storica freddezza screziata di antiche ripicche.

Loro mi giudicano insensibile: credono che non ami davvero Sandro perché non lascio che spenda su di loro, oppure perché nego la mia presenza come baby-sitter dei suoi nipotini. Una volta, per pura debolezza, accettai di badare ai figli di sua sorella unoretta. Ma li vennero a riprendere dopo mezza giornata e così arrivai tardi al lavoro. Usai persino il coraggio di mostrare il mio fastidio. Per questo, sua madre e sua sorella mi definirono sfacciata e villana. Da quel giorno, ogni loro richiesta di assistenza infantile trovò da me un rifiuto glaciale anche se, in cuor mio, non mi dispiaceva che Sandro ogni tanto si divertisse coi nipoti.

Non appena Sandro uscì di casa, ecco che come in una pioggia di marionette sopraggiunse in processione tutta la famiglia: madre, sorella, e i nipotini strillanti. Sua madre attraversò la casa come fosse il suo castello, il cappotto ancora addosso, e dichiarò senza pudore:

Abbiamo deciso che, dato che è il compleanno di Federico, riceverà il tablet che ha scelto: costa duemila euro. Devi darmi mille euro per il tuo contributo. Dai, dammeli.

Forse avrei anche voluto regalare a Federico un tablet, ma mai uno così costoso.

Così ovviamente non diedi nemmeno un centesimo. Perfino Sandro iniziò a rimproverarmi, accusandomi di avarizia come in un vecchio film di Totò. Allora, spalancando il portatile in mezzo a quella baraonda, chiamai Federico. In cinque minuti trovammo insieme uno di quei gingilli elettronici che tanto desiderava, e lo acquistai di persona.

Il bambino corse dalla madre, tutta felice, mentre la zia la sorella di Sandro, dalle mani sempre bramose sembrava pronta a impossessarsi di qualsiasi cosa le cadesse sotto tiro. Ma il gesto non fu degno di nota; anzi, causò unimmediata protesta:

Nessuno te lo ha chiesto! Dovevi darmi i soldi! Tu stai con mio figlio, e lui sembra sempre un miserabile non riesce nemmeno a comprarsi una lampadina! Dammi subito mille euro, che sono i SUOI soldi, lo sai bene!

A quel punto mise le mani nella mia borsa, poggiata vicino al comodino, e io lanciai unocchiata a Sandro sibilando:
Hai tre minuti per cacciarli fuori di qui!

Sandro, improvvisamente energico come non mai, prese sua madre sotto braccio e, guidandola come in un valzer in discesa, la accompagnò fuori. Tre minuti: il tempo giusto per risvegliarsi da un incubo.

Così oggi, seduta sul mio divano tra il reale e il surreale, penso che tutto sommato preferisco che Sandro spenda lo stipendio in giochi e passatempi: almeno non finisce tutto nelle tasche della mamma. È meglio vederlo felice e un po bambino che vederlo spogliato dai suoi parenti come un ulivo dautunno.

Forse, se potessi rigiocare il sogno, sceglierei di sposare un orfano.

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Stai derubando mio figlio, non può nemmeno comprarsi una lampadina: La domenica in cui la mia famiglia ha preteso soldi per un regalo costosissimo, e ho capito che è meglio lasciare che mio marito spenda tutto in videogiochi piuttosto che far arricchire i suoi parenti approfittatori!