Si stancò di aspettare e prese in mano la situazione.
Quando Claudia incontrò per la prima volta Marcello, le parve di aver finalmente trovato l’uomo con cui costruire un futuro solido e duraturo. Non era solo bello, intelligente e premuroso, ma fin dal principio lasciò chiaro che cercava una relazione seria. Si avvicinarono in fretta, e dopo qualche mese iniziarono a vivere insieme. Prima in un appartamento in affitto, con l’idea di “vedere come andava”. Ma tutto sembrava scorrere facilmente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La routine quotidiana non logorò i loro sentimenti. Erano bravi a comunicare, a scendere a compromessi, a prendersi cura l’uno dell’altra. Cucinavano insieme, guardavano vecchi film, facevano passeggiate serali per le strade di Firenze, sognando weekend, estati e una vita intera. Gli amici li chiamavano già marito e moglie. Tutti aspettavano che facessero quel passo in più, ma il passo non arrivava mai.
Il primo anno, Claudia non insistette. Era certa che Marcello l’avrebbe chiesta in sposa quando fosse stato il momento. Ma quando trascorse il secondo, poi il terzo, e nulla cambiò, cominciò a preoccuparsi. Fu particolarmente doloroso quando, una dopo l’altra, le amiche si sposarono, postando foto davanti al municipio con didascalie come “Finalmente una famiglia”. Eppure, Claudia non aveva nemmeno un anello. Nessun accenno, neppure una conversazione.
Poi accadde una disgrazia: la madre di Marcello si ammalò gravemente. Tutte le energie della famiglia andarono nelle visite, nelle medicine, nei viaggi da un ospedale all’altro. I discorsi sul matrimonio svanirono, e Claudia lo capì. Stette al suo fianco in silenzio, senza insistere. Quando sua suocera migliorò, tirò un sospiro di sollievo: finalmente potevano pensare di nuovo al futuro. Ma Marcello sembrava ancora bloccato in quel limbo, come se il tema del matrimonio fosse ormai vietato.
Claudia continuò ad aspettare. Poi, un giorno, decise: basta. Non voleva essere solo la compagna comoda. Voleva essere una moglie, avere una famiglia, dei figli, una casa. E soprattutto, la sicurezza di un domani. Perché anche solo pensare a un mutuo era spaventoso senza certezza. E così, si fece coraggio.
Comprò lei l’anello. Prenotò un tavolo nel loro ristorante preferito a Milano. Scelse una data: non a caso, ma l’anniversario del primo “ti amo”. Quando Marcello la vide con quella scatolina, si confuse, iniziò a balbettare scuse: “Stavo per farlo io, ma non ho mai avuto tempo”. Alla fine, però, disse “sì”. Senza entusiasmo, senza scintille negli occhi, ma lo disse.
Le amiche di Claudia andarono in tilt. Alcune ammirarono il suo coraggio, altre alzarono gli occhi al cielo, dicendo che si era messa in una posizione ridicola. Lei, però, respirò a fondo. Perché dentro si sentiva più leggera. Perché ora, finalmente, tutto era chiaro.
Claudia smise di aspettare che qualcun altro decidesse per lei. Si rimboccò le maniche. Presentò i documenti per il matrimonio, scelse il vestito, prenotò il ristorante, contattò il fotografo. Marcello partecipò ai preparativi—senza troppa voglia, ma lo fece: assaggiò i vini, noleggiò l’auto, scelse gli anelli. Le cose andavano avanti.
A volte Claudia notava gli sguardi delle amiche. Quelle già sposate la fissavano con pena, come a dire: “Speriamo che non te ne pentirai”. Quelle ancora nubili, invece, con invidia: “Almeno lei ha avuto il coraggio”. Ma lei andava avanti, perché era stanca di vivere nell’incertezza. Perché meritava la felicità. Perché amava—e credeva che ne sarebbe valsa la pena.
Forse non aveva agito secondo le regole. Magari qualcuno avrebbe detto: “Una donna non deve fare il primo passo”. Ma se più donne smettessero di aspettare che il destino bussi alla loro porta, forse ci sarebbero più famiglie felici.
Aveva fatto bene? Probabilmente sì. Era sembrato ridicolo? No. Era sembrato il gesto di una donna adulta, abbastanza coraggiosa da prendere in mano la propria vita.