Oggi è un diario pieno di riflessioni.
In un piccolo paesino toscano, circondato da cipressi scuri e campi dorati battuti dal vento, la vita scorreva lenta come l’Arno in estate. Verso la fine della giornata, il telefono di Luca squillò. La suoneria scelta dalla sua ragazza, Viola, ruppe il silenzio. Rispose e sentì la sua voce:
«Luca, sono al centro estetico. Vieni a prendermi, sai dove.»
«Va bene, arrivo presto», rispose lui, breve, e chiuse la chiamata.
Luca sapeva che Viola avrebbe passato almeno due ore dal parrucchiere, così prese tempo. Dopo il lavoro, parcheggiò l’auto vicino al salone ed entrò in un bar per aspettare.
«Chiamerà quando ha finito», pensò, sedendosi al tavolo. Il cameriere arrivò subito per prendere l’ordine.
Mangiò un panino, scorse le notizie sul telefono, guardò qualche video, ma Viola non chiamava. «Chissà quanto spenderà oggi», gli venne da pensare. Non che pagasse lei: era suo padre, un imprenditore di successo, a coprire ogni suo capriccio. Viola non aveva mai conosciuto il valore dei soldi.
Stavano insieme da sette mesi, a volte vivevano nel suo bilocale modesto. Ma quando si stufava della sua «povertà», tornava dai genitori nella loro villa lussuosa in collina. Figlia unica, non le era mai mancato nulla. Viola lo aveva presentato ai suoi, ma sua madre, Beatrice, lo guardava dall’alto in basso. Un semplice programmatore, ventisette anni, cosa poteva offrire? Viola probabilmente l’aveva convinta a non interferire, ma il distacco era palpabile. Luca si sentiva sempre un intruso in quella casa.
Anche lui cominciava a capire che Viola non era quella che sognava. Eppure, l’idea del matrimonio lo tentava, soprattutto dopo le parole di suo padre: «Se rendi felice mia figlia, avrai tutto. Se la deludi, te ne pentirai». Il messaggio era chiaro.
Viola era capricciosa, ma bellissima. Luca non capiva perché perdesse ore al centro estetico: era già perfetta. Intelligente, spiritosa, ma arrogante e viziata dai soldi paterni. La sera prima gli aveva detto:
«Luca, tra dieci giorni partiamo per le Maldive. Papà paga tutto. Sono stanca, voglio rilassarmi.»
«Stanca di cosa? Non lavori», aveva obiettato lui.
«Papà sistemerà il permesso con il tuo ufficio, non preoccuparti.»
Le sue parole lo irritavano. La loro relazione diventava sempre più complicata. Luca sentiva che venivano da mondi diversi, ma si convinceva ancora di sposarla. Mentre sorseggiava un caffè, una voce lo interruppe:
«Luca, sei tu?» L’uomo di fronte a lui sorrideva come a un fratello.
«Marco?» Luca si alzò di colpo, riconoscendo l’amico d’infanzia. «Non ci credo! Quanti anni sono passati, dodici?»
«Ti sei fatto uomo, compare!» Marco gli diede una pacca sulla spalla. «Hai un’aria importante.»
«E tu non sei più il ragazzino di una volta», rise Luca. «Cosa ci fai qui?»
«Aspetto mia sorella, Sofia. Studia al conservatorio, è all’ultimo anno. Stasera ha un concerto, ma io la classica non la reggo, eccomi qui», scherzò Marco.
«Sofia? Come sta?» si animò Luca.
«Un talento puro! Ragazza semplice, nata in un paesino, ed è entrata al conservatorio senza raccomandazioni», disse Marco con orgoglio.
«Devo vederla!» esclamò Luca.
«Tra mezz’ora la chiamo, andiamo a prenderla. Se non sei impegnato, unisciti a noi. Sei qui solo?»
«Aspetto Viola, la mia fidanzata. È al centro estetico, presto arriverà.»
«Perfetto, verremo con Sofia», promise Marco prima di andarsene.
Luca si perse nei ricordi. Le estati dalla nonna in campagna, dove vivevano Marco e Sofia. Il loro cortile con i meli, il lago, il fiume. Pesca, grigliate, canzoni attorno al fuoco. Sofia, una ragazzina magrolina con le trecce scure, era stato il suo primo amore. «Chissà com’è ora», pensò, senza accorgersi del sorriso che gli sfiorava le labbra.
«Ridere da solo è da stupidi», disse la voce di Viola.
«Finalmente», fece Luca, osservandola per capire cosa fosse cambiato in tre ore di trattamenti.
«Allora, come sto?» chiese lei, civetta.
«Bene», rispose lui.
«Bene?!» sbottò lei. «Sai quanto costa questa manicure e la seduta di bellezza? Sono irresistibile, vero?»
«Come sempre», annuì Luca, per evitare discussioni.
«Andiamo a casa mia, ci aspettano degli amici», ordinò lei.
«Non posso, ho un impegno con degli amici d’infanzia. Arrivano tra poco.»
Viola fece il muso, pronta a fare una scenata, ma Marco e Sofia entrarono nel bar. Lei corse da Luca, lo abbracciò forte:
«Luca, quanti anni! Sei diventato un uomo, che bello vederti!»
Luca rimase senza fiato, colpito dalla sua bellezza naturale, gli occhi caldi e luminosi. Non voleva lasciarla andare, ma la voce glaciale di Viola li interruppe:
«Salve.»
«Questa è Viola, la mia fidanzata», si affrettò a dire Luca. «Loro sono Marco e Sofia.»
«Ciao, bella«Piacere di conoscerti», disse Sofia con un sorriso sincero, mentre Viola distolse lo sguardo con disprezzo.