Sull’orlo del tempo

*Il Tramonto degli Anni*

«Nonna, domani non riusciamo a venire per il tuo compleanno, perdonaci», telefonò Antonella, la sera prima, il marito della nipote Simona.

«Anto, che è successo?» chiese preoccupata Speranza Ignazio.

«Nonna, ho appena portato Simona all’ospedale. Non ha voluto aspettare il tuo compleanno, ha deciso di farti un regalo in anticipo… anche se ancora non è nato. Ti chiamo dal reparto maternità», disse Antonella con voce tesa ma felice.

«Madonna santa, Anto, che gioia! Io mi sono spaventata, di solito non mi chiami a quest’ora. Va bene, grazie per l’avviso, pregherò perché tutto vada bene con Simona e il mio nipotino. Chiamami quando nasce, anche di notte, tanto non dormirò più.»

«D’accordo, nonna, ti chiamo.»

Due ore dopo, Antonella richiamò, raggiante:

«Nonna, ecco il tuo regalo di compleanno: tuo nipote Giacomino. Simona sta bene. Festeggia pure senza di noi.»

«Grazie, Anto, sia per Giacomino che per gli auguri. Salutami Simona, è stata bravissima.»

Speranza Ignazio compiva sessantacinque anni. Non ci sarebbero stati molti ospiti: solo la seconda figlia con il marito e il figlio, un altro nipotino, e le amiche di sempre, Valeria e Nina, con cui aveva lavorato per anni.

Sette anni prima aveva sepolto il marito, Alessandro. Avevano avuto una vita felice, ma il destino aveva deciso altrimenti. Un infarto, ancora prima della pensione. Avevano cresciuto la figlia Anna, l’avevano fatta studiare, e ora viveva in città con suo marito.

Speranza e Alessandro abitavano in un paesino, dove quasi tutti lavoravano alla fabbrica locale. Si erano conosciuti proprio lì. Lui, un giovane ingegnere venuto da fuori, l’aveva notata in mensa. Una ragazza allegra, bella. Dopo pranzo, l’aveva fermata all’uscita.

«Piaciuto, mi chiamo Alessandro, ma puoi chiamarmi Ale o Sandro. E tu?»

«Speranza», rispose, arrossendo.

«Che bel nome. Posso aspettarti stasera qui, se vuoi?»

«Volentieri.»

Quella sera andarono a passeggiare nel parco. Parlarono a lungo. Lui veniva da un paesino lontano, ma aveva scelto di restare lì. Lei era del posto. Ci tornarono a incontrarsi, si innamorarono. Poi lui andò a conoscere i suoi genitori, presentandosi con fiori per la madre e una bottiglia di vino per il padre.

«Che piacere», disse il padre di lei, stringendogli la mano. «Siediti, accomodati.»

Piacquero subito ai genitori. Parlarono come se si conoscessero da sempre. E quando se ne andò, senza indugiare troppo, Speranza lo accompagnò alla porta.

«Mi sono piaciuti molto», le sussurrò.

«Lo sapevo. Mio padre ti ha già detto di tornare, no?»

Sorrisero. Poco dopo si sposarono, con una bella festa. I parenti di lui arrivarono dalla campagna con cesti pieni di formaggio, salumi, frutta. I genitori di Speranza li ospitarono nella loro grande casa. Vivevano tutti insieme, felici. Poi, uno dopo l’altro, i genitori di lei se ne andarono. E anni dopo, anche Alessandro.

Speranza soffrì molto. Ma il tempo lenì il dolore. E ora, a sessantacinque anni, si era abituata a vivere senza di lui.

Quel giorno, festeggiò con i pochi ospiti. Quando se ne andarono, vide un uomo chinato sul cofano di una vecchia Fiat Panda, con una torcia in mano. La notte stava cadendo.

«Mi scusi, potrebbe tenermi la torcia? Altrimenti non riesco a sistemarla.»

Lei acconsentì. Ma dopo un’ora, l’auto non partì.

«Grazie comunque. Dormirò qui, domani chiamo un amico.»

Speranza tornò in casa. Ma guardando dalla finestra quella macchina solitaria, ebbe pietà. Tornò fuori.

«Non può dormire lì. Vuole venire da me? Ho un divano.»

L’uomo, sorpreso, accettò. Entrando, vide la tavola ancora apparecchiata.

«Oggi era il mio compleanno», spiegò lei.

Lui sbottò: «Un momento!» e corse fuori. Tornò con un barattolo di miele.

«Auguri. Lo portavo a un amico, ma può aspettare.»

Rimasero a chiacchierare fino a tardi. La mattina dopo, l’uomo se n’era andato. Se non fosse stato per quel miele, Speranza avrebbe pensato di averlo sognato.

Ma quel pomeriggio bussò alla porta. Era lui, con fiori, spumante e cioccolatini.

«Non potevo non portarti un vero regalo.»

Speranza sorrise. Le piaceva quell’uomo gentile, con quel sorriso sincero.

Ora sono tre anni che vivono insieme. Lui ha un apiario nel paese vicino, dove abita il suo amico Ettore. Ci vanno spesso, lavorano, ridono.

Speranza non credeva si potesse innamorare ancora, alla sua età. Ma la vita le ha dato una seconda occasione. Ed è di nuovo felice.

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