Suocera distrugge il nostro matrimonio: la drammatica storia di una donna

Questa guerra dura ormai da sei anni, da quando si sono sposati. Olga e Artem hanno un figlio, il piccolo Leonardo di quattro anni, ma nemmeno lui viene riconosciuto dai suoceri. Non lo prendono in braccio, non chiamano per sapere come sta il nipote. Olga non capisce cosa abbia fatto per meritarsi un trattamento del genere. Non ha mai dato motivo di lamentarsi: non è stata mai sgarbata, non ha mai alzato la voce, ha sempre cercato di essere educata. Ma il motivo era più profondo: Artem aveva sposato lei, non quella ragazza che la suocera sognava di vedere come nuora.

Quella ragazza si chiamava Beatrice. Eugenia Rossi non smetteva mai di ripetere che era intelligente, bellissima, figlia di una famiglia benestante. «Ecco chi sarebbe stata la moglie perfetta per mio figlio!» diceva, senza preoccuparsi della presenza di Olga. I parenti di lui facevano eco: «Tu, Elisa, non sei neanche lontanamente paragonabile a Beatrice». Olga, cresciuta in una famiglia umile in un paesino vicino a Bari, si sentiva umiliata. Le sue origini modeste erano diventate per la suocera un motivo per prenderla in giro senza sosta.

Artem sembrava non accorgersi di questo trattamento. «Non farci caso», diceva, «sono solo pignoli». Ma per Olga le sue parole suonavano come un tradimento. Come poteva non vedere quando sua moglie veniva insultata apertamente? Ultimamente lui andava sempre più spesso dai genitori da solo, tornando a casa a notte fonda. «Questioni di famiglia», borbottava, evitando il suo sguardo. Olga sentiva che tra loro si alzava un muro, e il suo cuore si spezzava giorno dopo giorno.

I parenti di Artem non venivano mai a trovarli, nonostante Olga avesse cercato più volte di instaurare un rapporto con loro. Non la chiamavano per il compleanno, nemmeno un messaggio. Per le feste invitavano solo Artem, precisando: «Questa è una cosa privata». Olga, che non era mai stata accettata dalla famiglia, si sentiva un’estranea. Le si stringeva il cuore quando Leonardo le chiedeva: «Perché la nonna non vuole giocare con me?» Non sapeva cosa rispondere, solo lo abbracciava forte, nascondendo le lacrime.

La situazione stava diventando insopportabile. Olga pensava sempre più spesso al divorzio. Artem non la difendeva, non aveva mai messo in riga i suoi genitori. Ubbidiva alla madre come se le sue parole fossero una legge. Olga si sentiva sola nel suo stesso matrimonio, e quel dolore la consumava dentro. «Se non sarà dalla mia parte, non posso continuare così», pensava guardando Leonardo che dormiva.

Capodanno è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Aveva deciso: se Artem fosse di nuovo andato dai genitori, lasciandola sola con il bambino, avrebbe fatto le valigie e se ne sarebbe andata per sempre. «Non permetterò più a nessuno di calpestare la mia dignità», si ripeteva, ma nel profondo sperava ancora che suo marito avrebbe scelto lei e Leonardo.

La vigilia, Artem era evasivo come sempre. «Non ho ancora deciso cosa fare», borbottò, senza guardarla. Olga non disse nulla, ma la sua determinazione cresceva. Immaginava già di mettere le cose in valigia, di partire con Leonardo per andare dalla sorella a Firenze, dove sarebbe stata accolta con affetto. Lì nessuno la guardava dall’alto in basso, nessuno la trattava come un’estranea.

Quella sera, il giorno prima di Capodanno, Artem tornò tardi. «Mamma non sta bene, domani vado da loro», disse, senza guardare la moglie. Olga sentì tutto svanire dentro di lei. «E noi?» chiese piano. «Io e Leonardo non contiamo niente?» Artem non rispose, e quel silenzio fu per lei una condanna.

Di notte, mentre lui dormiva, Olga rimase in cucina a guardare le luci natalizie fuori dalla finestra. I suoi pensieri erano confusi, ma una cosa era chiara: non poteva più vivere in quell’inferno. La mattina, mentre Artem si preparava a uscire, lei iniziò a fare le valigie senza dire una parola. «Dove vai?» chiese lui, sorpreso, vedendo la borsa. «Me ne vado», rispose Olga, guardandolo negli occhi. «Sono stanca di essere un’estranea nella tua famiglia. Se non sai proteggere me e Leonardo, lo farò io».

Artem impallidì. «Elisa, aspetta, parliamone», iniziò a dire, ma lei aveva già preso il bambino per mano e si stava dirigendo verso la porta. «Hai già fatto la tua scelta», gli disse prima di uscire. La porta si chiuse, lasciando dietro di sé solo silenzio.

Olga e Leonardo andarono dalla sorella. I primi giorni furono duri: il dolore per il tradimento del marito e l’indifferenza della sua famiglia non passava. Ma la sorella e la sua famiglia li riempirono di affetto, e piano piano Olga ricominciò a respirare. Trovò un nuovo lavoro, affittò un appartamento e iscrisse Leonardo all’asilo. La vita, lentamente, ricominciava.

Dopo sei mesi, Artem andò da lei. «Ho sbagliato», disse, abbassando gli occhi. «Mamma mi ha condizionato, e non ho avuto il coraggio di oppormi. Voglio che torniamo insieme». Olga lo guardò, ma nel suo cuore non c’era più traccia del calore di un tempo. «Ci hai traditi», rispose piano. «Non posso più fidarmi di te». Artem se ne andò, e lei, abbracciando Leonardo, capì di aver fatto la scelta giusta. La sua nuova vita era difficile, ma non c’era più posto per le umiliazioni. Per la prima volta dopo anni, si sentiva libera.

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