Suocera e marito cacciarono Arina di casa, e quando la incontrarono per caso tre anni dopo, non credettero ai loro occhi

Una fredda serata dottobre cambiò per sempre la vita di Ginevra. Era lì, davanti al cancello di quella che un tempo era stata la sua casa, con una borsa stipata in fretta, mentre le risuonavano ancora nelle orecchie le urla della suocera:

“Fuori di casa mia! E non metterci mai più piede!”

Dieci anni di matrimonio finiti in una notte.

Ginevra non poteva credere che Sandrosuo maritoabbassasse lo sguardo e restasse in silenzio mentre sua madre la cacciava via. Era iniziato tutto con lennesima lagna della suoceraquesta volta sul minestrone bruciato:

“Non sai nemmeno cucinare! Che razza di moglie sei? E poi non ci dai neanche un nipotino!”

“Mamma, calmati,” borbottò Sandro, ma lei continuò senza fermarsi:

“No, figlio mio, non starò a guardare mentre questa ragazza inutile ti rovina la vita. Sceglilei o me!”

Ginevra trattenne il fiato, aspettando che suo marito la difendesse. Invece lui si limitò ad allargare le mani, impotente.

“Ginevra, forse è meglio se te ne vai per un povai da qualche amica, rifletti.”

Ora, fuori, con solo cinquecento euro in borsa e un telefono pieno di numeri che non chiamava da anni, sentì il terreno mancarle sotto i piedi. La sua vita era ruotata attorno a quella casa, a suo marito e a sua madre.

Camminò senza meta per la strada, ignara della pioggerellina e del freddo. Le luci dei lampioni tremolavano sullasfalto bagnato, e i pochi passanti si affrettavano verso casa, ma tutto le sembrava lontanoirreale.

**Un Nuovo Inizio**
Le prime settimane si fusero in un unico giorno grigio e interminabile. Marta, unamica di vecchia data, le offrì il suo divano, ma era solo una soluzione temporanea.

“Devi trovarti un lavoro,” insistette Marta. “Qualsiasi cosasolo per rimettersi in piedi.”

Ginevra iniziò a fare la cameriera in un piccolo bar: turni di dodici ore, gambe doloranti, lodore stucchevole del cibo. Ma il lavoro non le lasciava tempo per piangere.

Una sera tranquilla, un uomo sulla quarantina entrò, ordinò solo un caffè e si sedette in fondo. Quando Ginevra glielo portò, le disse dolcemente:

“I tuoi occhi sembrano tristi. Scusami, ma tu non sei fatta per stare qui.”

Lei stava per rispondere malema, con sua stessa sorpresa, si sedette. Fu così che conobbe Matteo.

“Possiedo alcune piccole attività,” spiegò. “Mi serve una brava amministratrice. Potremmo parlarne domani, in un posto più comodo.”

“Perché offri un lavoro a una sconosciuta?” chiese lei.

“Perché vedo intelligenzae coraggionei tuoi occhi,” sorrise. “Solo che ancora non lo sai.”

**Dal Bar allUfficio**
Lofferta era vera. Una settimana dopo, Ginevra imparava a gestire fatture e turni invece di bilanciare vassoi. Allinizio faceva fatica, ma Matteo si rivelò un mentore paziente.

“Sei talentuosasolo schiacciata dai giudizi degli altri. Non pensare Non posso; chiediti Come posso fare meglio?”

Piano piano, cambiò.

“Ora sorridi davvero,” notò Matteo una volta. Aveva ragione.

Un anno dopo, gestiva tre negozi. I profitti salivano, il personale la rispettava. Una sera, durante una cena, Matteo le strinse la mano:

“Ginevra, per me sei più di una collega.”

Lei si tirò indietro dolcemente: “Ti sono grata, ma sto ancora trovando me stessa.”

Lui annuì: “Aspetterò. Non sei più la ragazza spaventata che ho incontrato.”

**Trovare Se Stessa**
Ora indossava tailleur eleganti, guidava la sua auto, parlava con sicurezza con i clienti.

“Sai qual è la cosa più strana?” disse a Matteo. “Non sono più arrabbiata con mio ex o sua madre. Sono come figure di un sogno lontano.”

Le feste si avvicinavano, insieme allapertura di un nuovo negozio. Dopo una riunione mattutina, Marta la chiamò:

“Signora direttrice, quando ci vediamo?”
“Questo weekendal bar dove lavoravo prima.”

Marta la studiò sorseggiando un cappuccino. “Sei cambiata dentro,” disse. “E Matteo?” Ginevra esitòil confine tra lavoro e qualcosa di più era sottile.

“Ho paura,” ammise. “E se perdessi me stessa di nuovo in un uomo?”
“Sciocchezze,” rispose Marta. “Lui apprezza la donna che sei diventata.”

Quella sera, dopo una trattativa andata bene, Ginevra e Matteo rimasero soli al ristorante.

“Sei stata fantastica,” disse lui. “Assumerti è stata la scommessa migliore della mia vita.”

I loro sguardi si incrociarono; il cuore le batteva forte. Forse Marta aveva ragione.

**Successoe una Domanda**
Il nuovo negozio aprì in tempo. Di ritorno in ufficio, qualcuno bussò: Matteo, con un mazzo di peoniei suoi fiori preferiti.

“Al nostro successo,” disse. “Ceniamo insiemesolo Ginevra e Matteo.”

In una trattoria del centro storico, parlò delle sue umili origini, di un matrimonio fallito e di una testardaggine che laveva portato lontano. Lei raccontò della sua infanzia in un paesinoe della paura di perdersi di nuovo.

Prendendole la mano, disse:
“Sono innamorato di te. Non della managerdella donna che sei.”

Il telefono squillò: problemi con una consegna. Matteo le coprì la mano.

“Stasera niente lavoro. La tua assistente può gestire.”

Per la prima volta dopo tanto tempo, si rilassò. Parlarono di libri, viaggi, sogni. Fuori, una lieve nevicata imbiancava la città. Lui le mise la sua giacca sulle spalle.
“Andiamo al maredomani. Facciamo qualcosa di folle.”

**Tempesta in Riva al Mare**
La mattina dopo volarono a sud. La costa li accolse con pioggia e una passeggiata deserta.
“Il mare non è mai lo stessocome la vita,” osservò Matteo.

Passarono due giorni tra passeggiate, vin brulé e confidenze. Capì che lamore vero ti rende più forte, non più debole.

Lultima sera, una tempesta sferzò la spiaggia. Il vento le scompigliava i capelli. Matteo la strinse a sé:
“Sposami.”
Lei si irrigidì.
“È improvvisolo so. Ma non voglio passare un altro giorno senza di te.”

Da quel momento in poi, le loro vite diventarono una sola.

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