La Suocera e la Nuora
Tiziana Romana rientrò a casa con la solita calma. Girò la chiave nella serratura e all’improvviso sentì delle voci estranee nell’appartamento. Si tolse le scarpe e, camminando in punta di piedi, raggiunse la cucina.
Quello che vide la lasciò senza fiato.
Tre ragazze ridevano allegramente attorno al tavolo. Al centro, come una regina, sedeva sua nuora — Veronica. Sul fuoco bolliva una pentola, e nell’aria si spandeva il profumo di un minestrone appena cotto. Lo stesso che Tiziana aveva preparato quella mattina per cena.
“Ma che razza di circo è questo?!” sbottò lei, e un silenzio di tomba calò nella stanza.
Veronica alzò lo sguardo con un sorriso finto:
“Mamma, sono solo amiche venute a trovarmi. Le ho offerto qualcosa. Il minestrone è buonissimo, no?”
Tiziana esaminò il tavolo senza parlare. Nei piatti delle ospiti, gli avanzi della sua cena. Dalla credenza, le stoviglie migliori. Dalla fruttiera, la frutta comprata per il weekend.
Veronica era in famiglia ormai da due anni. Suo figlio Andrea se n’era innamorato perdutamente, e si erano sposati in fretta. All’inizio avevano affittato un appartamento, ma quando la proprietaria aveva deciso di venderlo, si erano ritrovati senza un posto dove andare.
“Mamma, per favore, ospitaci solo per un po’,” aveva supplicato Andrea. “Troveremo una sistemazione in fretta.”
Tiziana li aveva accolti. Ma aveva subito stabilito delle regole. E fin dal primo giorno aveva capito: la pace non sarebbe durata. Veronica era sfacciata, irrispettosa, rispondeva con insolenza. Ogni giorno portava una nuova ragione per irritarsi.
Prima erano le briciole lasciate sul tavolo. Poi, i vestiti sparsi ovunque. Infine, le porte sbattute.
“Perché vi hanno cacciati?” chiese Tiziana una sera, senza riuscire a trattenersi.
“Hanno venduto l’appartamento,” rispose secca la nuora.
“Non ci credo. In questi casi danno un mese di tempo, a voi hanno dato due giorni. Forse con i proprietari hai lo stesso tono che usi con me?”
Veronica sorrise sarcastica, si mise le cuffie e le voltò le spalle.
Il giorno dopo, Tiziana raccolse le briciole dal tavolo e le versò deliberatamente sul letto di Veronica. Quella esplose, iniziando a urlare. La lite fu fragorosa.
Quella sera, Andrea tornò dal lavoro. Ascoltò la madre in silenzio e fece una sola domanda:
“Tutto questo per delle briciole?”
“Per il mancato rispetto!” esclamò Tiziana. “O vivete secondo le mie regole, o preparate le valigie.”
Andrea promise di parlare con Veronica. Per un paio di giorni, la nuora si comportò decentemente, poi tutto ricominciò. E poi, un cambiamento improvviso: pulizia, silenzio, perfino la spremuta preparata.
Tiziana si insospettì. E a ragione. Una settimana dopo, il figlio le annunciò:
“Mamma, diventerai nonna.”
Invece della gioia, provò delusione. Un bambino—e senza una casa. E poi quella nuora che non sopportava.
“Ora capisco perché è cambiata! L’hai convinta tu!” gli disse. “Ma questo non cambia nulla. Non vivrete qui. Io non sono in pensione.”
Andrea non rispose. E il giorno dopo, appena Tiziana uscì, Veronica invitò le amiche. Il minestrone che aveva preparato finì nei piatti degli ospiti.
Ma Tiziana tornò prima del previsto. E trovò il “banchetto” in pieno svolgimento.
“Questa è casa mia, non un ristorante. Fuori!” ordinò secca. “E tu, Veronica, fai le valigie.”
Veronica uscì senza dire una parola. Quella sera, arrivò Andrea. Vedendo la valigia della moglie sulla porta, imballò le sue cose in silenzio.
“Se te ne vai, non tornare più,”