Da anni ormai, la suocera mi tormenta con paragoni assurdi tra me e sua figlia, e ora ha osato toccare anche i nipoti!
Io, Veronica, sono sposata con Antonio da otto anni, e tutte queste lunghe estati sono trascorse in una guerra silenziosa con mia suocera, signora Clara. Qualunque cosa faccia, non va mai bene, mentre sua figlia, Lucia, è perfetta in tutto. All’inizio sopportavo, ma ora ha oltrepassato ogni limite: ha cominciato a mettere a confronto i nostri figli. La mia pazienza si è esaurita, e non resterò in silenzio quando si tratta di mio figlio!
Antonio ed io ci siamo sposati subito dopo l’università. Vivevamo in un paesino vicino a Parma, i soldi scarseggiavano, ma non volevo assolutamente andare a vivere con la suocera. La signora Clara non mi ha mai sopportata, fin dal primo giorno. Antonio cercava di tranquillizzarmi: “Mamma è così con tutte le ragazze che ho portato a casa, pensa che nessuna sia degna di me.” Non era certo un conforto. Stavamo stretti in un dormitorio universitario, poi abbiamo preso in affitto un piccolo appartamento, risparmiando ogni centesimo. Quando la suocera scoprì che pagavamo un affitto, gridò allo scandalo: “Perché buttare via i soldi? Avreste potuto vivere con me e mettere da parte per una casa vostra!” Per quattro anni ci ha rinfacciato quella scelta, come se avessimo commesso un crimine.
Intanto, anche Lucia, la sorella di Antonio, si sposò. Lei, però, non aveva alcuna intenzione di vivere con la suocera, e, miracolo! La signora Clara diede loro la sua benedizione per andarsene: “Bravi, giovani devono vivere per conto loro,” disse. Antonio rimase scioccato. “Mamma, perché noi siamo sbagliati se andiamo via di casa, e Lucia e suo marito invece hanno fatto bene?” chiese. La risposta della suocera mi ferì profondamente: “Loro hanno una suocera terribile, li opprimerebbe.” A stento trattenni le parole: “E tu credi di rendermi la vita facile?” Fu una pugnalata al cuore. Capii che, per lei, sarei sempre stata inferiore a sua figlia.
Lucia, peraltro, mi piaceva, andavamo d’accordo. Ma aveva ereditato il carattere di sua madre: amava criticare e non era mai contenta di niente. Io evitavo gli scontri con la signora Clara, ma lei sembrava cercarli apposta. Aveva bisogno di sfogare la sua insoddisfazione, altrimenti non dormiva. Quando rimasi incinta, quasi nello stesso periodo di Lucia, la suocera diede il peggio di sé. “Lucia è una brava ragazza, fa figli giovani, tu invece fai lavorare mio figlio come un mulo,” ripeteva. Ero già stanca per la gravidanza, e le sue parole mi colpivano come frustate. A cena, metteva sempre i bocconi migliori nel piatto di Lucia, dicendo: “Mangia, devi farti forza.” A me invece toccavano i rimproveri: “Sei ingrassata troppo, chissà cosa diranno i medici.” Ma i dottori mi rassicuravano che il mio peso era perfetto. Resistevo, stringendo i denti, finché un giorno decisi di non andare più da lei, usando la scusa di non stare bene.
Lucia ed io partorimmo a una settimana di distanza—entrambe avemmo figli maschi. La suocera annunciò subito che il bambino di Lucia era identico ad Antonio, mentre nel mio Gianni non vedeva alcuna somiglianza. Questo non mi toccò: ero immersa nella maternità. Ma quando la signora Clara iniziò a confrontare i nipoti, il mio sangue ribollì. Non era più una questione che riguardava solo me—toccheva mio figlio. Non volevo che Gianni crescesse sentendosi di seconda categoria. Antonio pensava che esagerassi, ma io vedevo come la suocera adorasse il nipotino di Lucia e ignorasse il nostro.
Quando Gianni compì quattro anni, la situazione peggiorò. La suocera non smetteva: “Il figlio di Lucia già legge, tu invece non ti occupi di tuo figlio!” Quando lo iscrissi all’asilo, mi chiamò “madre snaturata”: “Lo butti via, tanto per liberartene! Lucia invece sta a casa e lo cresce bene.” Quelle parole mi bruciavano come ferri roventi. Persino Antonio cominciò a notare l’ingiustizia. Io tacevo, ma non per molto. Se lui non avesse parlato con sua madre, l’avrei fatto io, e senza mezzi termini.
Sono disposta a sopportare che la signora Clara mi paragoni a Lucia. Ma quando colpisce mio figlio, è troppo. Gianni è suo nipote, ma per lei sarà sempre inferiore. I miei tentativi di mantenere la pace si stanno sgretolando, e non voglio più essere la persona comprensiva. La suocera ci avvelena l’esistenza con i suoi confronti, e non permetterò che umili mio figlio. Se necessario, sarò pronta a uno scontro, anche se ciò dovesse distruggere la famiglia. Il mio cuore si spezza per il dolore, ma per Gianni andrò fino in fondo. Merita amore, non il disprezzo di una nonna che vede solo sua figlia e il suo bambino.